Attualità
1° maggio – Il punto sul lavoro femminile: il futuro è donna?
Precedentemente alla Prima Guerra mondiale, il ruolo conferito alle donne, era quello di angelo del focolare: dovevano tenere in ordine e pulita la casa, accudire ai bambini e agli anziani. Ma con la Prima Guerra mondiale, tutto cambiò. L’assenza di molti uomini chiamati a combattere contro l’esercito austro-ungarico provocò delle conseguenze molto pesanti a livello economico e sociale.
I posti di molti contadini ed operai furono lasciati vuoti e vennero coperti da chi era restato e non sarebbe mai stato chiamato al fronte: le donne. Si trattò di un momento molto importante per la storia sociale del Paese. Il loro ruolo, per la prima volta, passò da “angelo del focolare domestico” a membro attivo dell’economia e della società collettiva. Già però alcune donne erano abituate a contribuire al lavoro nei campi mentre, a livello industriale, la loro presenza era già stata registrata nel settore tessile. Ma ora il loro numero era aumentato considerevolmente e furono presenti in settori del tutto nuovi, come la metallurgia (riconvertita alle esigenze belliche), la meccanica, i trasporti e mansioni di tipo amministrativo. Per le donne di inizio ‘900 la Prima Guerra mondiale rappresentò una preziosa occasione: quella di sovvertire davvero, per la prima volta, i ruoli di genere. Le attività in cui furono coinvolte le donne furono numerose e di forte rilevanza sociale ed economica. Ma le donne non furono equiparate agli uomini in termini di salario. Ci vorranno invece ancora molti anni e pesanti lotte per ottenere adeguate rivendicazioni. Solamente nel 1963 si assiste, ad esempio, al riconoscimento legislativo per l’accesso delle donne a tutte le cariche pubbliche e ci vogliono ancora dodici anni per la riforma della famiglia, nel 1975, con la quale si equipara la donna all’uomo. La Costituzione italiana nel dopoguerra con l’articolo 37, fissa la parità della retribuzione nel lavoro maschile e femminile. Tuttavia ancora questa equiparazione non ha ancora avuto completa attuazione. Il 27 febbraio 2020, l’Unione Europea, ha lanciato Equal Pay Day, una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla disparità degli stipendi: le donne, pur con la stessa qualifica, guadagnano il 16,2% in meno degli uomini. E non è l’unica ingiustizia che riguarda noi donne, tanto che persino Papa Francesco, si è scagliato contro gli imprenditori che licenziano le future mamme. Secondo l’Istat, oggi solo il 46,6% delle Italiane ha un’occupazione e 1 su 3 lascia l’ufficio dopo il primo figlio. Sono dati allarmanti che vorremmo ed è necessario cambiare. In Europa lavora in media il 68% delle donne. La percentuale italiana è ben al di sotto, anche se la cifra non tiene conto del grande sommerso, ovvero di chi ha un’occupazione in nero. Ma il dato più preoccupante è un altro: il 30% delle mamme lascia la scrivania dopo il primo figlio. Le ragioni? Un mercato scoraggiante, con contratti meno favorevoli dei colleghi maschi, e la mancanza di aiuti per conciliare carriera e famiglia. È dimostrato che se si diffonde l’occupazione femminile, il Pil sale almeno del 10-15%: più donne al lavoro significa aumentare la produttività di alcuni settori e le entrate fiscali dello Stato. E vuol dire anche, creare ulteriori posti di lavoro perché le mamme che hanno un impiego potrebbero assumere tate, badanti e colf. Una vera parità ancora non c’è e anche adesso nel 2020, per aspirare a un ruolo importante, bisogna essere preparatissime: anche se ha un titolo di studio alto ed è qualificata, una donna, deve dimostrare di essere costantemente aggiornata e persino più brava, a differenza degli uomini, a cui in fondo sono richiesti meno requisiti, rimanendo ancora l’organizzazione sociale e lavorativa, permeata da una certa impronta maschilista. Un altro scoglio da superare, se si vuol andare verso una concreta parità di diritti e opportunità.
Attualità
Provincia – Obbligo di catene per neve a bordo o pneumatici invernali sulle strade provinciali e regionali dell’Irpinia
La Provincia di Avellino ha disposto, con ordinanza del dirigente del settore Viabilità, l’obbligo di catene per neve a bordo o pneumatici invernali (da neve) o altri mezzi antisdrucciolevoli omologati ed idonei ad essere prontamente utilizzati, ove necessario, durante il periodo compreso tra la data odierna e il 15 Aprile 2025, per tutti i veicoli a motore, esclusi i ciclomotori a due ruote, i motocicli e i velocipedi, in transito lungo i tratti delle strade provinciali e regionali ricadenti nel territorio della provincia di Avellino.
Attualità
Avanti tutta con il referendum abrogativo
Salvini e Zaia, forse affetti da analfabetismo di ritorno, vogliono portare avanti il loro disegno di spaccare l’Italia, ignorano sia Consulta che ha demolito la legge Calderoli, sia la Cassazione che rende ammissibile il referendum abrogativo, non possono impunemente sbeffeggiare le istituzioni reputando uno scherzo di carnevale le decisioni assunte dalle supreme corti. Qualcuno dovrebbe fermare il duo Salvini-Zaia, è in gioco la credibilità della Meloni e del governo che hanno prestato giuramento sulla Costituzione. La legge Calderoli è un orrore Costituzionale, viola il principio di uguaglianza e di solidarietà, declassa la Questione Meridionale ad affare locale che dovranno risolvere gli amministratori meridionali, ritenuti la causa e l’effetto del problema. I fatti, le relazioni del Parlamento, l’Ufficio dei Conti Pubblici territoriali hanno smentito la narrazione della Lega, infatti l’applicazione del criterio della spesa storica ha consentito al Nord di ottenere un maggior gettito dallo Stato Centrale di oltre 60 miliardi, fatto che ha consentito di finanziare il tempo prolungato nella scuola dell’obbligo, di costruire gli asili nido, di offrire l’alta velocità, diffusa in tutta l’Italia settentrionale, servizi quasi completamente negati ai meridionali. Si celebri il referendum contro la legge Calderoli e, senza perder tempo, si inizi la battaglia per riunificare il paese affinché tutti i cittadini, inclusi i meridionali, si sentano fratelli e non fratellastri d’Italia.
Attualità
Provincia – Nuova tariffa per lo smaltimento dei rifiuti, ai Comuni rimborso per un milione di euro
Il presidente Buonopane: “Risparmi anche per i cittadini”
“Oltre un milione di euro di risparmio per i Comuni sullo smaltimento dei rifiuti, che si traduce in una riduzione della Tari per i cittadini”. Il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, comunica che l’Ato ha validato la nuova tariffa proposta dalla società provinciale IrpiniAmbiente Spa.
La tariffa regolata produce uno sconto di circa il 9% sul precedente importo. Si passa da 220 euro a tonnellata a 200,70 euro per quanto riguarda la frazione indifferenziata trattata allo Stir di Pianodardine, con applicazione retroattiva al primo gennaio 2024, comportando così una ricaduta di risparmio in tariffa Tari per i cittadini irpini.
La somma complessiva che verrà restituita ai Comuni supera il milione di euro. Questo importo sarà distribuito in misura proporzionale con note di credito per le amministrazioni in regola con i pagamenti a IrpiniAmbiente. Per gli enti morosi si adotterà una compensazione debiti-crediti.
“Non si può non evidenziare lo straordinario lavoro che sta portando avanti il management di IrpiniAmbiente, con l’amministratore unico Claudio Crivaro – dichiara il presidente Buonopane -. La nuova tariffa, la cui proposta è stata inviata all’Ato lo scorso ottobre e ora finalmente è stata validata, è frutto di una virtuosa gestione della società. Come si ricorderà, è stato già dimezzato il costo per lo smaltimento della frazione umida (che è sceso da poco più di 200 euro a circa cento euro), mentre per il vetro IrpiniAmbiente ottiene da qualche mese un rimborso. E ciò a differenza di quanto accadeva in passato, quando la società sborsava risorse importanti a favore delle aziende che si occupano del recupero e riciclo. Tutto questo, unito al know how e alla forza lavoro, fa di IrpiniAmbiente un esempio di società pubblica che funziona. Ovviamente, si può sempre migliorare. In tal senso, sono in campo altre azioni promosse dal dottore Crivaro e dal suo staff. A lui e a tutti i lavoratori il nostro ringraziamento”.
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