Cultura Eventi e Spettacolo
21 Gennaio 1934.Quando Ariano riconquistò il suo Tribunale.
“Cittadini,Ariano solennizza oggi nel più vivo entusiasmo la istituzione del Tribunale concesso a noi dall’Alta benevolenza del DUCE, ambito premio alla nostra fede fascista, largamente affermata in tutti i campi della vita cittadina.Nostri ospiti le Alte Autorità della Provincia, alle quali fascisticamente assicuriamo che Ariano è inquadrata in una ferrea Legione, pronta ai supremi cimenti nel nome del RE e del DUCE. Sono con noi i Dirigenti e Camerati della Circoscrizione e ad Essi porgiamo un saluto franco e cordiale, riaffermando la non mai interrotta armonia di intenti, che sgorga da secolari tradizioni, comunità di razza, di costumi, di finalità Oratore è l’On. Prof. Alfredo De Marsico, maestro del Diritto e della parola, illustre Irpino all’unisono dei nostri palpiti e dei nostri sentimenti.
Insigni Magistrati, che ci è grato considerare “con rispetto” già della nostra famiglia, iniziano ed attenderanno al magistero della Giustizia.
Sono questi i più lieti auspici sotto i quali sorge il nuovo Istituto.
CITTADINI,
LA ISTITUZIONE DEL TRIBUNALE HA POSTO LA NOSTRA CITTA’ IN UNA ATMOSFERA DI MAGGIORE ELEVATEZZA MORALE, CHE IMPONE ANCHE MAGGIOR FERMEZZA DI PROPOSITI PER ASSOLVERE NUOVI COMPITI.
Per il Re ! Per il Duce ! Per l’Italia !A NOI !…
21 Gennaio 1934 – XII
Il commissario
del fascio
Il podestà’
Magg. E. Caccese Ing. G. Forte
Con questo manifesto venne trionfalmente annunciato alla cittadinanza di Ariano la riapertura del Tribunale, che era stato soppresso nel 1923 con il trasferimento degli uffici e del personale tutto presso il Tribunale di Benevento.
Finora la storia si è ripetuta solo per la prima parte (la soppressione), ma la speranza mi dice che essa si ripeterà anche per la seconda parte (la riapertura).
Non meno trionfalistici furono i toni degli articoli apparsi sui giornali fin da quando nel novembre 1932 venne approvato dal Governo il decreto che disponeva la riorganizzazione territoriale dei tribunali con la riapertura di quello di Ariano.
Ecco allora cosa venne pubblicato sul “Corriere dell’Irpinia” del 29 settembre 1933 “Il recente provvedimento approvato da Consiglio dei Ministri col quale si ripristina il Tribunale a S. Angelo dei Lombardi e ad Ariano Irpino, è stato accolto ovunque in Provincia con manifestazioni di schietto entusiasmo, specie nei paesi dei due Circondari che non saranno più d’ora in poi, costretti a sobbarcarsi a lunghi viaggi per il disbrigo di pratiche giudiziarie”.E non è cambiato di molto il problema se si tiene conto del fatto che le nostre zone interne non sempre hanno una viabilità e/o un servizio di automezzi pubblici adatti a raggiungere in breve tempo sia Avellino che Benvenuto. Ma torniamo al citato giornale che riportò “La più riconoscente gratitudine si leva dagli animi Irpini- e noi ce ne rendiamo interpreti- verso il DUCE la cui politica previdente tanto opera e dispone per il bene del popolo”.
Proposte di ampliamento del circondario
Appena giunse ad Ariano la notizia del provvedimento ministeriale le organizzazioni fasciste cittadine si attivarono non solo per esprimere la gratitudine al governo fascista, ma anche per suggerire un nuovo assetto del circondario giudiziario. Le argomentazioni addotte puntavano alla dimostrazione secondo cui per i cittadini di alcuni comuni era più conveniente raggiungere gli uffici ad Ariano piuttosto che ad Avellino data la minore distanza chilometrica. La lettera, datata “Ariano Irpino lì 14 Novembre 1932 XI, fu indirizzata “A Sua Eccellenza Benito Mussolini Capo del Governo e Duce del Fascismo ROMA”. Essa esordiva nel seguente modo “Le Organizzazioni politiche e sindacali di Ariano Irpino, con l’assenso ed autorevole intervento dei Rappresentanti l’Amministrazione Comunale e Fascio di Combattimento, rinnovano al Duce ed al Governo Nazionale da Lui presieduto, i sensi della loro alta riconoscenza per la istituzione del Tribunale che ha in Ariano il suo Capoluogo”. Poi gli scriventi passarono a presentare la proposta di nuovo assetto territoriale del Tribunale, sostenendo che Ariano era “il centro naturale dei Comuni dell’ex Circondario, (ivi inclusi i Comuni del mandamento di Frigento)”. Tale affermazione veniva sostenuta anche dai numerosi comuni interessati attraverso formali deliberazioni, fatte pervenire dopo la soppressione del Tribunale di Ariano per fare voti “per il suo ripristino”.Ecco alcuni dei comuni citati: “Trevico, Castelbaronia, Carife, S.Sossio Baronia, Mirabella Eclano, Grottaminarda, Accadia, Monteleone di Puglia, Anzano degli Irpini, Montaguto, Savignano, Greci, Villanova del Battista, Zungoli, Montecalvo Irpino, Casalbore ecc.”.
Ovviamente non tutti condividevano tali considerazioni ed allora nella nota si controbatteva con le seguenti considerazioni “Se qualcuno differentemente pensa e manifesta dissenso, questi sono i legali di qualche Comune, i quali mentre traevano giovamento dalla lontananza delle popolazioni dai centri di Benevento ed Avellino, tenendole alla loro mercè per tutte le imposizioni possibili, temono l’avvicinamento delle popolazioni stesse alla loro sede naturale di Giustizia, il che ne costituisce anche il loro affrancamento”.
Si insistette sulla centralità topografica di Ariano in riferimento ai numerosi paesi che gravitavano intorno ad essa. Poi furono confrontati i chilometri da percorrere sia per raggiungere Ariano, sia per raggiungere Benevento o Avellino, riportandoli in una tabella. Si dimostrò in tal modo che per i cittadini dei predetti comuni rimaneva di gran lunga più conveniente avere Ariano come sede di Tribunale e non già gli altri due capoluoghi di Provincia. Dopo tali argomentazioni gli scriventi conclusero “I sottoscritti, nel riconfermare i sentimenti della loro illimitata devozione e riconoscenza al DUCE d’Italia per l’ambito premio ottenuto, nutrono fiducia che i loro voti verranno accolti nella loro integrità”. A proposito poi dell’aggregazione anche dei comuni di Frigento, Gesualdo e Sturno, già appartenuti al circondario del Tribunale di S. Angelo dei Lombardi, con un opuscolo del Giugno 1933 vennero esposte due considerazioni. Con la prima si pose in evidenza la “convenienza derivante dalla migliore e più agevole comunicazione dei predetti comuni con Ariano”. Infatti si sostenne che erano collegati con Ariano “per al comodissima strada Nazionale delle Puglie” per una distanza di circa 23 Km. e la possibilità di ridurla “di due chilometri, appena sarà prossimamente costruito il tratto diretto di strada provinciale Tre Torri- Manna per cui già fin dal 1929 furono poi presi accordi definitivi tra l’Ufficio del Genio Civile e l’Amministrazione Provinciale di Avellino”.
Altra considerazione esposta riguardava la consistenza numerica dei mandamenti e dei relativi abitanti appartenuti ai mandamenti dei due Tribunali di Ariano e di S.Angelo dei Normanni per effettuare un loro riequilibrio. Venne scritto “Il soppresso Tribunale di Ariano comprendeva nella sua circoscrizione territoriale sette mandamenti (Ariano, Montecalvo, Grottaminarda, Mirabella, Castelbaronia, Accadia, Orsara) con un totale complessivo di 111.638 abitanti, e quello di S. Angelo si componeva di undici mandamenti (S. Angelo, Andretta, Lacedonia, Calitri, Calabritto, Montella, Paternopoli, Teora, Bagnoli, Frigento, Montemarano) con un totale complessivo di 134.836 abitanti”. La differenza di 23.198 abitanti poteva essere sanata proprio attraverso il passaggio dei predetti tre comuni appartenenti al mandamento di Frigento.
Veniva unita una carta topografica e le sottoscrizioni dei seguenti firmatari: Il Podestà, Ing. Forte Giuseppe; Avv. Errico Francesco, Segretario del Fascio di Combattimento; Sig. Meola Giovanni, Presidente della Sezione Mutilati; Prof. Di Leo Giuseppe, Presidente Sezione Famiglie Caduti; Avv. Ciccone Ettore, Presidente Sezione Combattenti; Cav. Pratola Mario, Segretario tecnico di Zona Agricoltori; Rag. Restagno Lorenzo, Ispettore di Zona dell’Agricoltura; Sig. Fiore Paolo, Fiduciario Federazione Commercianti Fascisti; Sig. Graziano Nicola, Fiduciario dei Sindacati del Commercio; Sig. Catagna Giuseppe, Fiduciario degli Artigiani e come Fiduciario Lavoratori dell’Industria; Sig. De Miranda Marino, Fiduciario dei Trasporti; Sig. Martignago Giuseppe, Fiduciario degli Industriali.
Intanto la civica amministrazione arianese si attivò per mettere a disposizione dei nuovi uffici gli edifici e le strutture più idonee al loro funzionamento. Sul giornale “Corriere dell’Irpinia” del 3 Dicembre 1932 apparve un articolo col seguente titolo “Ariano. Il ripristino del Tribunale” in cui si pose in evidenza l’intervento fattivo delle autorità comunali “perché Funzionari, professionisti e cittadini, che qui dovranno convenire per affari di giustizia abbiano la più affettuosa accoglienza ed assistenza”.
Il giornalista, che si firmava N. L., non mancò di porre in evidenza che si stava pensando a tutto quello che fosse stato necessario per rendere fruibile il servizio da tutti i cittadini nel migliore dei modi e con il minore costo. Ed allora scrisse “si è pensato, infatti già ad alberghi, trattorie, case di abitazione, e più di tutto seriamente si pensa alla istituzione di celeri servizi automobilistici regolari, e raccordi stradali, in modo da accentuare per i paesi della giurisdizione, i vantaggi della maggiore vicinanza”.
A chiusura non mancò di fare gli elogi al governo e così “Certo la nuova Istituzione, la quale non è un ripristino, ma una concessione nuovissima del Governo Fascista in premio della nostra immutata fede, prospererà in ambiente sanissimo e non sarà per nessuno il ritorno a vecchie tramontate egemonie, ma solo una somma maggiore di fascistici doveri dei quali ci sentiamo tanto degni”.
I festeggiamenti per la riapertura
Il 21 gennaio 1934 fu fatta la cerimonia di inaugurazione del nuovo Tribunale, che, secondo quando venne scritto su “Il Giornale d’Italia” del 23 gennaio di quell’anno, venne celebrata nell’ampia sala di udienza, “pavesata di tricolori e gremita di pubblico, con larga partecipazione dell’elemento femminile”. Non mancarono le autorità provinciali, capeggiate dal Prefetto, quelle fasciste e numerosi podestà dei paesi del circondario e tanti magistrati ed avvocati.
Il benvenuto ai convenuti fu dato dal podestà di Ariano l’ing. Giuseppe Forte, il quale ai saluti unì il tributo di gratitudine alle autorità fasciste che avevano provveduto al ripristino degli uffici. Seguirono altri interventi fatti dall’avvocato Tedeschi della Commissione Reale degli avvocati, dal Procuratore del Re Domenico Colozza ed infine il prof. Alfredo De Marsico, che tenne l’orazione ufficiale.
Colozza rievocò le antiche tradizioni giuridiche di Ariano, richiamando alla memoria di tutti le Assise tenute nel 1140 proprio nel territorio di detta città.
De Marsico, rivolgendosi alle autorità cittadine, esordì dicendo “Ho accolto l’invito per il vincolo antico che mi lega alla vostra città. Vi è stata una ragione per pensare a me; perché io, prima di voi, ho sempre creduto che doveva essere ripristinato il Tribunale di Ariano”.
Fu interrotto da applausi scroscianti e prolungati, opportunamente evidenziati dai cronisti dei vari giornali presenti. Poi De Marsico fece una ricostruzione storica della vita del Tribunale arianese e dei suoi migliori giuristi, che avevano dato lustro all’intero istituto giudiziario. Non mancò di tributare un doveroso ricordo a Pasquale Stanislao Mancini, eletto nel collegio arianese, che si prodigò per l’istituzione del tribunale nel lontano 1862.
Infine concluse il suo intervento con queste parole “Io auguro che vengano in quest’Aula i grandi combattenti della parola e del diritto, auguro ciò ad Ariano che non è un paese chiuso nella cerchia delle sue mura, ma lancia al mondo un nome che è orgoglio.
Auguro che i vostri lavori siano fecondi di ogni bene per la prosperità privata e pubblica; vi auguro con cuore fraterno che voi possiate avere ogni fortuna, come l’agricoltore che getta il seme nella zolla che lo nasconde e, sotto il bacio del sole benedicente e la carezza del cielo, ne vede spuntare le messi. Vi auguro di raccogliere un bene pari alla speranza, all’ardore con cui lo avete aspettato. Anche quelli che sono assenti sono presenti nello spirito, esultano e suggellano questa meta di bene comune”. Furono profetiche le sue parole, perché così fu. Ma la gloria di un tempo oggi è stata d’un colpo cancellata per le insensate scelte di una politica poco attenta alle vere esigenze della collettività e molto distante dai veri problemi dei cittadini. La cerimonia si concluse con un ricevimento dato in onore di tutti gli illustri ospiti, “mentre sulla piazza la musica intona gli inni nazionali, tra le ovazioni del pubblico”, come riportarono le cronache dell’epoca.
In ricordo del lieto evento l’avvocato Oreste Franza pubblicò il 16 Gennaio 1934 un opuscolo dal titolo “Il Tribunale di Ariano” per i tipi della tipografia “Littorio” di Ariano. In esso ricostruì la storia degli uffici giudiziari cittadini voluti dal Governo presieduto da Rattazzi, mentre P.S. Mancini era Ministro della Pubblica Istruzione. Fece riferimento anche alla istituzione del Circolo di Assise ad Ariano il primo Settembre 1874, anno in cui fu istituito anche l’Albo degli Avvocati e Procuratori.
Antonio Alterio
(tratto dal Corriere dell’Irpinia del 07/10/2013)
Attualità
Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici
L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo “Educare alla parità di genere – tra pari”.
Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.
Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”.
L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano. Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.
Dopo i saluti di:
Enrico Franza
Sindaco di Ariano Irpino
Laura Cervinaro
Consigliera Provinciale
Augusto Morella
Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali Provincia di Avellino n. A1
Pasqualino Molinario
Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino
Grazia Vallone
Assessore all’Istruzione e alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino
Interverranno:
Rossella Schiavo
Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”
Tiziana Aragiusto
Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”
Massimiliano Bosco
Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”
Giovanni Mingione
Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”
Interventi degli studenti
Attualità
Giornata delle Forze Armate – Il 4 Novembre ad Ariano la cerimonia per il Giorno dell’Unità Nazionale
L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino, in una sobria e solenne cerimonia, vuole commemorare i Caduti di tutte le Guerre, rendere omaggio alle Forze Armate, celebrando la Festa dell’Unità Nazionale, in ricordo della fine della prima Guerra Mondiale.
Appuntamento lunedì 4 novembre 2024 alle ore 10,00 al Piano della Croce presso il Monumento ai Caduti dove, alla presenza delle Autorità Civili, Militari e Religiose, verrà deposta la Corona di alloro, sulle note dell’Inno Nazionale.
Una Corona di Alloro verrà deposta anche davanti al busto di Giulio Lusi in Villa Comunale e nell’atrio di Palazzo di Città.
Il messaggio istituzionale è rivolto alle nostre giovani generazioni, per non dimenticare i nostri Caduti in Guerra, morti per gli ideali risorgimentali di indipendenza, di libertà, di democrazia che hanno determinato l’Unità d’Italia ed esprimere riconoscenza per coloro che ancora oggi rischiano la vita al Servizio della Comunità.
La cittadinanza è invitata a partecipare.
Attualità
Roberto Zaffiro: vi racconto la mia Africa e vi invito a diventare benefattori
Imprenditore nel settore edile (azienda di dieci dipendenti), insieme ad altri due fratelli, sposato e con due figli, Roberto Zaffiro, con il pieno sostegno della famiglia, si dedica anima e corpo alla missione che lo appassiona e gratifica di più: dalla costruzione di pozzi e scuole, ai presidi ospedalieri, in Africa. Il 5 novembre partirà per la Nigeria e in gennaio per il Benin
“Un tempo ero laico, poi a 37 anni, 20 anni fa, c’è stata la mia conversione, a seguito del viaggio a Medugorje, – ci racconta. Il senso di solidarietà l’ho però sempre avuto nel DNA, tanto che ogni volta che ho girato il mondo, ho sempre elargito del denaro, ai bisognosi che mi è capitato di incontrare”.
Quando hai capito che la tua missione era dedicarti in maniera più completa agli altri?
La svolta a seguito del viaggio a Medugorje. Fino ad allora ero stato una sorta di superficiale credente praticante, che girava il mondo, compresa l’Africa, anche in moto, e non dava grande importanza ai sacramenti e alla preghiera. In quel luogo, come se avessi improvvisamente intuito le mie miserie e fragilità, ho pianto molto e ho capito che dovevo cambiare la mia vita e relazionarmi in maniera diversa con Dio. È cominciata così la mia conversione, incrementando anche la frequentazione della Chiesa, finché a Montevergine (AV) non ho incontrato padre Jean Baptist, sacerdote originario del Benin (Diocesi Kandi-Benin), specializzatosi a Roma. Siamo diventati amici e, dopo che mi ha mostrato le carenze d’acqua nel suo villaggio, gli ho donato un pozzo. Quando è tornato in Africa, mi ha fatto promettere che sarei andato a trovarlo. Nel 2012 l’ho raggiunto e ho cominciato a guardare l’Africa con occhi nuovi, mi sono reso conto della vita di sofferenza della popolazione: bambini e adulti che bevevano dalle pozzanghere esponendosi a malattie, quando non la morte, bambini costretti a percorrere chilometri con le taniche in testa per approvvigionarsi dell’acqua. Un pozzo è una fonte di acqua viva utile a diverse comunità, talvolta serve fino a diecimila persone o più (dipende dalla grandezza dei villaggi) e nel tempo, cambia radicalmente la loro vita: cominciano ad allevare animali, a praticare l’agricoltura. L’acqua è di interesse primario: il 60-70 per cento dei nostri fondi li impieghiamo nella costruzione dei pozzi, a cui facciamo seguire attività ambulatoriali, considerando che, per accedere all’assistenza sanitaria, bisognerebbe percorrere centinaia di chilometri e talvolta non c’è il tempo, né la possibilità, di farlo. Molte malattie derivano dalla mancanza di igiene, dal fatto che non ci si può lavare: da una banale diarrea si passa alla febbre, inizia la sofferenza, che diventa acuta, poi grave e infine, può portare alla morte. Un piccolo presidio sanitario, con almeno uno-due infermieri e un medico, serve a trasmettere i fondamenti dell’igiene necessari a prevenire diverse malattie, anche se, per quelle più gravi, bisogna recarsi presso gli ospedali. Agli ambulatori cerchiamo di affiancare la promozione dell’istruzione di base che consenta ai più poveri, che non possono permettersi la scuola, almeno di difendere i diritti propri e della famiglia: l’istruzione emancipa e salva il mondo. Come individuate dove costruire un pozzo?
Primo step individuare il punto, poi una sorta di rabdomante, col talento sensibile nelle mani, scopre dove potrebbe esserci più acqua, quindi arriva la trivella, che in genere scava per 4-5 ore, con tutta la popolazione intorno, che festeggia il grande evento, che cambierà la loro la vita. Il primo getto d’acqua, è un vero spettacolo: vediamo la gioia dei bambini e della gente. Documentiamo tutto in diretta e lo postiamo sui social, poi, a fine missione, montiamo un filmato che mostreremo ad amici, conoscenti e benefattori, nonché a chi volesse diventarlo. Vogliamo dimostrare che facciamo opere concrete e cerchiamo di renderci utili, per alleviare almeno in parte, la sofferenza di quelle popolazioni. Realizzare un pozzo costa circa 7-8 mila euro, ma dipende dal luogo, dalla quantità e dalla profondità del terreno. Un ambulatorio sanitario, così come una scuola, costa intorno ai 20-30 mila euro, a seconda delle dimensioni.
Finora abbiamo realizzato 24 pozzi in Benin, uno in Malawi e 5 in Nigeria, che servono una popolazione complessiva di circa 350 mila abitanti.
La strada la preparano i religiosi, che, oltre alle lingue locali, compresi i vari dialetti, parlano inglese, francese ed italiano. Con le loro diocesi, di dimensioni notevoli, sono radicati sul territorio, interloquiscono coi capi villaggio, i quali, al di là dei diversi credo religiosi, convivono senza combattersi. Ogni iniziativa la condividiamo con i capi delle comunità: acqua, sanità, scuola, sono per tutti, cristiani, musulmani, animalisti. Questo ci consente anche di approcciarci a quei territori senza temere per la nostra incolumità.
Con quali modalità raccogliete le risorse necessarie?
I fondi vengono raccolti sia con la promozione di giornate di beneficenza, sia nelle chiese, attraverso l’associazione Regina della Pace e Carità (con sede in Flumeri, AV), finalizzata a promuovere e gestire interventi di cooperazione allo sviluppo e progresso umano, economico e sociale, attraverso la costruzione di pozzi, scuole, ambulatori, orfanotrofi e chiese, nei Paesi in via di sviluppo. Nata allo specifico scopo della missione in Africa, la onlus è composta da 12 persone, 3 delle quali, sacerdoti africani. I sacerdoti, vivendo in Africa, conoscono il territorio e poiché ogni anno vengono in Italia, fermandosi per circa 40 giorni presso le parrocchie, ci aiutano a progettare le sfide che realizzeremo insieme. Sono loro i veri esecutori delle opere: i pozzi si scavano rapidamente in nostra presenza, ma per le altre opere che invece richiedono mesi, noi ogni anno andiamo a verificare ciò che è stato realizzato e lo inauguriamo insieme. Quest’anno abbiamo realizzato 3 pozzi in Benin e altri 3 ne realizzeremo entro fine anno in Nigeria: partiremo il 5 novembre, per tornare il 19. Per l’inizio del 2025 realizzeremo una chiesa e ancora 4 pozzi in Benin, nonché giornate sanitarie e visite agli orfanotrofi locali. Giacché abbiamo costruito tre ambulatori in Benin, tra cui un ospedale della maternità, promuoveremo la formazione sanitaria, invitando le popolazioni limitrofe, alle quali si insegnerà la prevenzione di base e doneremo dei medicinali, che, su indicazione dei medici locali, acquistiamo direttamente in loco o nelle città più grandi, che distano anche fino a 250 km. Spesso i bambini hanno la pancia gonfia dovuta ai vermi, così acquistiamo il farmaco per la sverminazione, che costa un euro e mezzo e salva loro la vita o la tachipirina, utile in caso di febbre alta. Molti bambini vengono abbandonati nella savana, se la famiglia a causa dell’estrema povertà non può mantenerli, oppure se malati o albini (pensano siano indemoniati), così suore, preti e laici, li raccolgono e li portano negli istituti religiosi dotati di orfanotrofi (30-40 posti), che però soffrono difficoltà economiche e alimentari. Quando li visitiamo, doniamo una metà delle offerte in beni materiali, riso, olio e latte in polvere, e il resto, tra i mille e i tremila euro (a seconda di ciò di ciò che siamo riusciti a mettere da parte), lo diamo alla struttura come sostegno economico. Cerchiamo di metterli in condizioni di andare avanti per qualche mese, di dare ai loro ospiti una speranza per il futuro. Nel 2026 in Malawi vorremmo realizzare un orfanotrofio per bambini abbandonati e disabili e 2-3 pozzi, per cui stiamo raccogliendo fondi e invitiamo chiunque potesse e volesse, a contribuire.
Che altro fare per aiutare concretamente gli Africani?
I governi locali dovrebbero preoccuparsi, per cominciare, di dare l’acqua, consentire l’istruzione e la sanità, che fornirebbe a quelle popolazioni i mezzi per progredire ed essere autonome a casa loro. In tal modo, non avrebbero bisogno di rischiare la vita sui barconi, per illusioni irrealizzabili. Purtroppo i loro governanti sono spesso dittatori che non hanno alcun interesse a metterli in condizioni di autosufficienza, ma preferiscono tenerli nell’ignoranza, per poterli gestire.
Dal canto nostro, immersi nel benessere, noi consumiamo cose inutili, sprechiamo e buttiamo. Vorrei esortare a pensare a chi ora sta soffrendo, destinando ciò che per noi è superfluo a chi invece ha necessità basilari. Per dirla con madre Teresa di Calcutta: la condivisione sconfigge la povertà.
Siete in procinto di partire per la prossima missione…
Il 5 novembre partiremo per la Nigeria per due settimane. Sarò accompagnato da due nuovi benefattori, Giovanni Parrella di Motesarchio (BN), e Angela Ciasullo di Flumeri, che documenterà i lavori anche filmando e, per la missione, è riuscita a superare la sua antica paura per gli aghi, poiché ha dovuto vaccinarsi, e persino quella di volare. Ognuno di noi ha sostenuto autonomamente il costo del biglietto (1.000 €) e dei visti (300 €). Dal 16 gennaio al 5 febbraio tornerò in Benin, ancora con Angela Ciasullo e i parroci: Don Alessandro Pascale, di Prato Principato Ultra, Don Alberico Grella, di Sturno, Don Rino Morra, di Bisaccia e chiunque volesse aggiungersi”.
I prossimi eventi per raccogliere fondi e visionare quanto realizzato in Benin: sabato 30 novembre 2024 alle 20, cena di beneficenza (20 €) presso i Saloni dell’Oratorio ANSPI San Prisco (Via Grotte) a Passo Eclano (AV); domenica 8 dicembre 2024 a Zungoli (AV), ore 13 pranzo di beneficenza (25 €), presso il Convento San Francesco. Ulteriori informazioni (e prenotazioni) su: https://www.reginadellapaceecarita.org
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