Ariano Basket
Ariano blinda i play-off: è festa sullo Stretto
A2F: Olympia 68 Reggio Calabria – Gruppo L.P.A. Ariano Irpino 54 – 64
Olympia 68 Reggio Calabria – Gruppo L.P.A. Ariano Irpino 54 – 64 (9-15, 18-32, 31-49)
OLYMPIA 68 REGGIO CALABRIA: Certomà I. 6 , Amodeo F. 2 , Costantino L. , Imeneo V. NE , Antonelli S. 4 , Anechoum M. , Delibasic S. 9 , Melissari G. 17 , Bertan T. 6 , Ballardini G. 10 , All. Del Vecchio Michele
GRUPPO L.P.A. ARIANO IRPINO: Paparo N. 4 , Calandrelli V. 8 , Aversano E. NE , Ferazzoli I. 4 , Maggi V. 14 , Giugliano A. NE , Dominguez C. 2 , Grasso A. 9 , Micovic M. 7 , Narviciute G. 16 , All. Agresti Claudio
ARBITRI:Dario Lombardo, Guido Guida
NOTE: Olympia 68 Reggio Calabria tiri liberi 6/15 (40%), Gruppo L.P.A. Ariano Irpino tiri liberi 9/17 (52,9%),
LA GARA – La gara iniziata con trenta minuti di ritardo per il protrarsi di un match di calcio a cinque ha visto subito le arianesi in fuga grazie ad una Maggi ispirata. Una tripla di Calandrelli consente alle ospiti di doppiare le avversarie (9-18 al 11’). In sette minuti le ufitane mettono le cose in chiaro: decisivo l’ingresso di Grasso e Ferazzoli che spaccano il match. Nel secondo tempo la musica non cambia, anzi trova una interprete di eccezione. Narviciute infila dieci punti sigillando con una tripla il massimo vantaggio dell’incontro (24-45 al 25’). L’unica canestro di Dominguez in avvio di ultima frazione chiude i giochi (31-51 al 31’). L’Olympia si distende e trova una micidiale serie di sei canestri da oltre l’arco dopo lo 0/7 dei primi tre quarti. Poco male perché Ariano non si scompone controllando e pungendo con Maggi, Calandrelli e Narviciute.
COACH AGRESTI – “Abbiamo disputato una buona gara per trenta minuti riuscendo a mettere in difficoltà una formazione che da un po’ non subiva uno scarto simile. Nel finale abbiamo mollato in difesa e loro sono state brave a punirci con una serie di triple che hanno ridotto il divario. Non posso che ringraziare le ragazze. Maggi e Narvicute hanno dato un apporto importante, così come fondamentale è stato il rientro di Ferazzoli e la prestazione di Calandrelli. Valentina ha visto poco il campo nell’ultimo periodo, ma ha dimostrato grande serietà nel superare questo momento e nell’accettare le mie decisioni. Ora ci tocca l’ultimo passo con Viterbo per chiudere i giochi.
L’ULTIMO PASSO – Solo la matematica separa l’Lpa dai play-off. Domenica prossima il match con Viterbo può chiudere definitivamente i giochi. La sconfitta ha condannato Reggio Calabria ai play-out. L’Olympia può solo appaiare in classifica le ufitane con cui è sotto nel doppio confronto. In caso di arrivo a tre a quota 16, le calabresi sarebbero out a causa del quoziente canestri nei confronti diretti. Il nono posto è arianese anche nel caso di tre sconfitte nelle ultime uscite se Viterbo non raggiunge quota 16. Nel caso di arrivo a tre a quota 16, Ariano può permettersi di perdere con le laziali anche di 37 punti.
Ariano Basket
Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”
Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. “Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.
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