Ariano Basket
Ariano cade: si decide tutto in gara-3
L’Lpa scivola in dirittura d’arrivo consegnandosi alla fauci di gara-3. Al Pala Cardito non basta la carica dei mille e duecento per chiudere i giochi. Gara-2 rievoca l’ultima giornata di regular season. Anche in tale circostanza Battipaglia si dimostrò più concreta delle arianesi. La formazione di coach Riga ha capitalizzato al massimo la discontinuità delle padrone di casa. Soprattutto quella offensiva dove solo Grasso ha saputo tenere in scacco le dirette avversarie. A corrente alternata Micovic, in ombra Narviciute, impalpabile Dominguez. Non è bastato rimettere la museruola a Treffers sotto le plance: palle perse (20) e difesa molle sulle esterne battipagliesi sono state la chiave del match. Non c’è tempo per rimuginare: martedì si torna sul parquet al Pala Zauli (ore 20).
LA GARA – Battipaglia trova soluzioni discrete contro la zona, ma è una tripla di Maggi a riscaldare il Pala Cardito (13-7 al 5’). Si segna poco, le ospiti faticano. Ariano non ne approfitta, mentre Micovic è in panca per un problema al piede. Tanti gli errori e le palle perse delle lunghe irpine (10-3 il computo nel primo tempo). Le ospiti appaiono più reattive. Ariano è in affanno e, pur avendo buon gioco a rimbalzo, incassa il sorpasso. Sono Riccardi e Granieri a confezionarlo. Le ragazze di Agresti, a corto di ossigeno, subiscono un parziale di 11-0 (24-31 al 20’) con cui Battipaglia ritorna negli spogliatoi con l’inerzia della gara saldamente in pugno. L’intervallo è rigenerante. L’Lpa ritorna in campo trasformata. E’ Nunzia Paparo a dare la scossa. Grasso, mattatrice sotto le plance, la segue a ruota. Ne deriva un parziale di 10-2 (34-33 al 25’). La fuga non riesce. Sono le solite Riccardi e Granieri a riassestare Battipaglia in chiusura di frazione (42-43 al 30’). Le salernitane si dimostrano meno umorali e più concrete. Ariano si spegne lentamente: la caparbietà delle ospiti è tutta nella seconda tripla di Di Battista, da oltre sette metri e a fil di sirena. E’ il canestro che spacca la gara a 3’56” dal termine (47-52 al 36’). La difesa di Battipaglia battezza le esterne di casa che non riescono a creare nessun vantaggio, mentre Micovic e Grasso inevitabilmente si spengono. Le ospiti allungano segnando solo dalla lunetta 48-58 al 38’.
Lpa Ariano Irpino – Minibasket Battipaglia: 53-60
Lpa Ariano Irpino: Paparo 4, Calandrelli 3, Marciano n.e., Aversano n.e., Ferazzoli, Maggi 11, Dominguez 2, Grasso 16, Micovic 12, Narviciute 5. Coach: Agresti.
Minibasket Battipaglia: Di Battista 19, Orazzo 7, Granieri 14, Di Donato n.e., Riccardi 7, De Pasquale n.e., Treffers 9, Paffi n.e., Chiarella n.e. , Ramò 4. Coach: Riga.
Arbitri: Somensini di Manerba del Garda (BS), Poletti di Lambrugo (CO)
Parziali: (15-10); (24-31); (42-43)
Uscite per 5 falli: Paparo
Semifinali play-off (gara-2). Girone A: Delser Udine – Fila San Martino di Lupari: 58-78 (serie 0-2, San Martino di Lupari); Lops Milano – Tec Mar Crema: 69-54 (serie 2-1, Milano in finale). Girone B: Lpa Ariano Irpino – Minibasket Battipaglia: 53-60 (serie 1-1; gara-3 23/4 ore 20); Saces Napoli – Elite La Spezia: 45-49 (serie 0-2, La Spezia in finale).
Ariano Basket
Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”
Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. “Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.
Ariano Basket
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