Ariano Basket
Basket A2F – Ariano ci prova ma Battipaglia non fa sconti.
Battipaglia conferma la sua imbattibilità casalinga contro una Lpa che pur avendo interpretato la gara tatticamente nel modo giusto ha finito per pagare una condizione fisica complessivamente insufficiente. Decisivo come sette giorni fa a Vigarano, il parziale subito nel terzo quarto (17-6) ed i contropiedi delle padrone di casa. Alla fine si conteranno 17 azioni in velocità delle padrone di casa contro le sole quattro di Ariano. La difesa arianese ha provato a limitare Treffers nel pitturato, ma l’olandese ha saputo comunque leggere la gara. Determinante con la sua atipicità, ha aperto il campo alle penetrazioni di Orazzo, Ferretti ed anche di Riccardi, peraltro spuntata dall’arco, in una gara in cui le percentuali nel tiro da tre sono state risibili su entrambi i fronti. Solo sei a referto in casa battipagliese, rotazioni invece spinte per coach Agresti che ha avuto poco da Narviciute, nulla da Chesta, molto da Sarni su entrambi i lati del campo. Volitiva Maggi, concreta Santabarbara, generosa ma non al top Dominguez, fuori per cinque falli al 35’. Rossi è invece uscita alla distanza caricandosi sulle spalle la squadra nell’ultimo quarto. Non è bastato. Mercoledì appuntamento al Pala Cardito (ore 19.30) per provare ad allungare la serie alla “bella”.
PAROLA DI COACH – Coach Agresti è soddisfatto a metà della prestazione delle sue ragazze anche se è conscio del momento non facile che stanno attraversando le leonesse. “Direi che tatticamente non possiamo lamentarci di nulla. Quasi tutte le scelte che abbiamo fatto hanno pagato. Loro hanno dimostrato di avere maggiore condizione nonostante abbiano giocato solo in sei. Abbiamo praticamente giocato sempre a difesa schierata, mentre Battipaglia ha saputo capitalizzare il gioco in contropiede. Non siamo in salute e si vede, ma la nostra è una squadra che sta dando praticamente tutto quello che gli viene richiesto. Riaprire la serie è possibile. Per mercoledì contiamo anche sull’apporto del nostro pubblico e proveremo anche a fare qualcosa di più in attacco. Abbiamo dimostrato di poter vincere e magari potremmo riuscirci evitando qualche soluzione personale di troppo in attacco, poco produttiva proprio alla luce della condizione fisica che non ci assiste”. Infine il plauso per Silvia Sarni autrice di una prova attenta su entrambi i lati del campo: “Ha disputato una buona gara, in difesa ci ha dato molto forse è mancato qualche rimbalzo in più”. Tanti i cambi: “Era inevitabile stante questa forma fisica, ma c’è stato chi è riuscito ad interpretare al meglio la situazione. Santabarbara, ad esempio, che è riuscita in ciò che magari altre sue compagne avevano provato con minor successo”.
PB63 LADY BATTIPAGLIA – LPA ARIANO IRPINO: 55-49
PB63 Lady Battipaglia: Orazzo 10, Russo A. n.e., Ferretti 6, Riccardi 11, De Pasquale n.e., Treffers 12, Russo F. 7, Diouf n.e., Ramò 9, Minali n.e. Coach: Riga
Lpa Ariano Irpino: Santabarbara 9, Aversano n.e., Rossi 10, Albanese n.e., Chesta 2, Maggi 6, Dominguez 4, Mancinelli, Narviciute 5, Sarni 13. Coach: Agresti
Arbitri: Raimondo e Spinelli di Roma
Parziali: (11-12); (23-23); (40-29)
Ariano Basket
Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”
Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. “Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.
Ariano Basket
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Ariano Basket
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