Ariano Basket
Basket A2F:Ariano sfata il tabù Battipaglia e vola in vetta.
Ariano conquista il secondo derby stagionale, superando Battipaglia al termine di una gara intensa e spigolosa. Le ragazze di coach Agresti si regalano un successo importante che le portano in vetta alla classifica della conference di centro-sud in coabitazione con Brindisi. Le difese hanno fatto la voce grossa. Meno del 30% al tiro per entrambe in una gara dove i contatti non si sono risparmiati grazie anche alla complicità di un arbitraggio troppo permissivo.
Equilibrio per tre quarti di gara rotto nell’ultima frazione dalle lunghe di casa. Su tutte Marija Micovic in grado di realizzare i canestri nei momenti più bui del match, ma nel finale è stato determinante l’apporto di Sarni e la tripla di Chesta, unica su 10 conclusioni tentate da oltre l’arco.
LA GARA – Battipaglia parte subito forte in difesa ma non capitalizza in attacco Treffers e Orazzo sono fredde dalla lunetta, Ferretti e Riccardi da oltre l’arco: dopo sei minuti e mezzo il tabellone segna ancora: 2-2. Agresti rimodula il quintetto affidandosi a Dominguez. L’argentina dà la scossa e l’Lpa chiude in vantaggio il primo quarto (7-3) per poi tentare l’allungo prima con una tripla di Sarni, poi con Micovic (16-9).
Battipaglia morde in difesa: ne fa le spese Dominguez che è costretta ad uscire dopo un contatto con Treffers. Agresti concede qualche minuto di respiro a Rossi. Le ospiti rientrano con le penetrazioni di una positiva Ferretti. L’unica fiammata della gara di Treffers e Riccardi consente a Battipaglia di riportarsi in testa (18-19 al 17’). La gara non si schioda dai binari dell’equilibrio. I quattro falli di Ferretti creano non pochi grattacapi a coach Riga ma le ospiti non si disuniscono. Orazzo è una spina nel fianco di Ariano che fatica nella costruzione offensiva.
E’ Micovic a tenere a galla le padrone di casa nel momento più difficile. Sebbene sistematicamente raddoppiata, la serba tiene botta e regala il vantaggio all’ultimo mini-intervallo (34-33’). Sarni e Ramò si sfidano al tiro pesante, ma è il quinto fallo di Ferretti a creare scompiglio. Le ufitane azzannano il match: i canestri decisivi sono di Sarni e Chesta. L’argentina si sblocca dalla lunga distanza solo al decimo tentativo (46-39 al 38’).
Le ragazze di coach Riga però hanno sette polmoni e riaprono uno spiraglio con Orazzo ed un gioco da tre punti di Minali, ma il fallo di Ramò manda Micovic in lunetta a chiudere i giochi.
COACH AGRESTI – Raggiante a fine gara il coach arianese. Si parte da una curiosità: E’ la prima volta riesce a portare a casa il risultato in una gara diretta dall’arbitro Biagio Napolitano. ”E’ stata una gara dominata dalle difese anche se loro hanno mazzolato di più. Da parte nostra c’è stata troppa confusione in attacco. Me ne assumo la responsabilità. Abbiamo troppe cose in testa. Siamo come quello studente che ha imparato troppi capitoli in fretta. Loro hanno dimostrato di essere tatticamente più avanti di noi in alcune situazioni difensive, nei cambi sistematici ad esempio. Credo che se avessimo giocato così contro Salerno forse avremmo perso. A Salerno abbiamo sofferto qualche calo di concentrazione che stasera non c’è stato sebbene un pizzico di tensione in più era evidente”.
Ariano Basket
Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”
Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. “Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.
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