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Blessing Okoedion,una storia di libertà e di emancipazione

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La sera di sabato 27 novembre, presso il Museo Civico della ceramica di Ariano, a conclusione del ciclo di incontri organizzato dal Consiglio delle Donne di Ariano Irpino 25 novembre, Giornata mondiale dell’eliminazione della violenza sulla donna, ha catturato la folta platea la testimonianza di Blessing Okoedionsfuggita alla tratta delle nigeriane nel 2013.

Grazia Vallone ha introdotto la vicenda di Blessing e il tema della tratta delle donne.  Ha prima ricostruito il percorso segnato dalle iniziative del Consiglio delle Donne di Ariano, istituito con delibera n.7 del Consiglio Comunale, votato all’unanimità, l’8 marzo scorso. L’istituzione del Consiglio delle donne è una delle iniziative dell’amministrazione di Ariano che già dai primi atti promuove azioni per favorire la parità di genere. Promotrice dell’iniziativa insieme al Consiglio delle donne è la consigliera Valentina Pietrolà.

Ogni evento del fitto calendario costituisce una tappa per la sensibilizzazione e diffusione della consapevolezza del grave ed esteso problema della violenza di genere. La prima giornata svoltasi nella biblioteca comunale ha proposto letture e storie di donne e per bambine e bambini. Il secondo appuntamento è stato dedicato allo sport come momento di socializzazione e di emancipazione della donna; il terzo del 25 nov. è stato la costituzione di un tavolo tecnico – politico per la valutazione dello stato dell’arte nel territorio di Ariano e i 29 comuni dell’Azienda consortile 1 per raccontare i processi e le attività di rete per la tutela delle donne vittime di violenza soprattutto domestica e la rilevazione dei dati del Centro di ascolto Ananke attivo da dieci anni sul territorio. Il 26 nov è stato dedicato all’intervento del Procuratore capo Policastro del Tribunale di Benevento e del Sostituto procuratore Colucci, del capo dei Carabinieri, Annalisa Pomidoro. L’ultimo degli eventi di novembre è dedicato ad una delle atroci declinazioni della violenza di genere: la tratta delle donne per lo sfruttamento della prostituzione. La questione è complessa per i diversi piani su cui si articola: l’organizzazione malavitosa dello sfruttamento della prostituzione alla tratta delle donne africane condotte in Italia attraverso l’inganno, costrette alla prostituzione e private dell’identità attraverso la sottrazione dei documenti e confinate nella clandestinità. Emerge l’esistenza di un sistema che si basa sulla mancanza di controllo della legalità in molte terre “di nessuno” abbandonate alla malavita dove si perpetrano atroci violenze spesso su minorenni affidate alla strada e in totale abbandono. Come ha spiegato la dott.ssa Lucia Gesa, responsabile progetto SAI, dell’Azienda Consortile1, le istituzioni intervengono con una rete di protezione e tutela delle donne oggetto di tratta e il primo avamposto è costituito dall’incontro con specialiste, in genere psicologa o assistente sociale, che avviano la procedura su segnalazione talvolta delle forze dell’ordine. Le vittime presentano di solito una forte reticenza nel raccontare le violenze subite e le costrizioni a cui sono sottoposte per vergogna e per paura dello stigma sociale che in genere impedisce loro di rientrare nella loro comunità di provenienza. Il punto del non ritorno che è costituito dalla caduta nella rete degli sfruttatori che si stringe intorno alla vittima e alla sua famiglia già nel paese di origine.

La storia di Blessing è quella di una ragazza di provincia, cresciuta in una piccola comunità coesa e solidale; la famiglia di origine è guidata dal capofamiglia che inculca nei figli la parità di genere, avvia le figlie all’istruzione che ritiene fondamentale per la loro emancipazione. Dopo la caduta economica del padre, piccolo imprenditore, la famiglia tra tanti sacrifici investe sulla formazione universitaria della primogenita che vive in città e abbandona il sogno della laurea in medicina per laurearsi in informatica. Dopo enormi difficoltà, Blessing affronta il servizio civile e il nuovo ambiente della grande città, costruisce una rete di relazioni che le consentono di mettere in piedi una sua dignitosa attività economica e aiuta i fratelli. Si avvicina alla chiesa evangelista e una conoscente, divenuta amica, sollecita in lei il sogno di andare in Europa per una vita migliore; Blessing, inconsapevolmente fa il primo passo verso la schiavitù. Comincia a profilarsi un percorso difficile per l’ottenimento dei documenti necessari e si palesano i primi segnali del sistema illegale e   corrotto delle istituzioni dei paesi di origine che favorisce l’orditura dell’inganno che attraversa la storia di tutte le giovani donne africane vittime di violenza sessuale e non che inesorabilmente precipitano nel baratro. Blessing è convinta di andare a lavorare nel settore informatico e in Spagna, dove giunge alcuni mesi più tardi, fiduciosa e piena di aspettative. Pochi giorni e si renderà conto di essere entrata in un vortice incontrollabile di sfruttatori e madam che avviano le ragazze alla prostituzione. Tre giorni durerà l’esperienza di Blessing sulle strade odiose di Castel Volturno e della via Domizia. Il tempo di quei tre giorni del 2013 sarà scandito da attimi di inferno, impressi indelebilmente nella mente della giovane, dallo sconcerto, dal disorientamento provocato dallo shock e dalla consapevolezza di essere entrata nell’universo senza possibilità di fuga dalla schiavitù. Il richiamo della libertà che Blessing sente forte dentro di sé e alimentato dalla sua formazione umana ed emotiva, la portano a cercare la salvezza e a chiedere aiuto nonostante non sapesse esattamente dove si trovasse e a chi rivolgersi. Da quel momento inizia il lungo processo di liberazione, la Casa di Rut a Caserta, gli incontri che l’hanno costretta a ritrovare se stessa, la ritrovata energia per progettare la sua vita e i sogni che la alimentano. Blessing ha trovato la forza della denuncia per dare voce alla disperazione delle vittime gettate su molte strade italiane e di tutta Europa, di solito sono strade più degradate e pericolose, poco praticate dai più e frequentate dai clienti del sesso, vero motore di tutto il sistema che si basa sulla perversa logica della richiesta e dell’offerta. Persino in questo mondo parallelo alle strade dabbene che tutti frequentiamo, si palesa il principio della discriminazione raziale: le nigeriane costano molto meno anche solo 10,00 / 15,00 euro.

Blessing ha portato alla ribalta il problema, oggi opera per l’affrancamento delle donne vittima di tratta e ci ricorda che l’arma efficace è quella dell’emancipazione culturale delle vittime e dell’urgenza dei paesi europei di colpire l’esteso sistema di sfruttamento e schiavizzazione delle donne d’Africa.

Blessing, autrice del libro “Il coraggio della libertà” con prefazione di Dacia Maraini, ha raccontato con forza e con lucidità la vicenda di molte donne nigeriane che dopo l’inganno di un lavoro nella parte più felice del mondo, l’Europa, cadono nella rete che le avviluppa senza più possibilità di fuga, dello sfruttamento sessuale.

Blessing nella sua accorata testimonianza ricostruisce il glossario dei termini che esprimono il doloroso percorso che accompagna le donne africane, vittime di tratta: inganno di un lavoro in Europa, sponsor, benefattore che fornisce il supporto economico per affrontare il viaggio, clandestinità in cui vengono gettate le ragazze private dei documenti e quindi dall’identità cancellata, debito che aumenta inesorabilmente dal primo giorno, paura di rappresaglie verso la famiglia d’origine, stigma sociale che perseguita le ragazze anche se riuscissero a tornare in patria, schiavitù, le catene si stringono inesorabilmente intorno alle ragazze che non avendo strumenti culturali, la conoscenza di unalingua straniera e la forza di ribellarsi e chiedere aiuto.

Sono intervenuti il sindaco Enrico Franza, l’assessore alle politiche sociali Pasqualino Molinario, la presidente del Consiglio delle donne di Ariano Irpino Giusy Mirabile.

I prossimi incontri sono quello del 10 dicembre per la premiazione del concorso sulla toponomastica femminile e il 15 dicembre sulla “Manipolazione affettiva”, seminario tenuto dalla dott.ssa Roberta Bruzzone

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Pallavolo Serie D – Esordio fuori casa per il GSA Pallavolo Ariano

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Dopo aver conquistato nella scorsa stagione la promozione in serie D, la Coppa e la SuperCoppa IrpiniaSannio,  il GSA PALLAVOLO ARIANO sabato 2 novembre scende in campo a Cava dei Tirreni per la prima gara del campionato di serie D maschile.

La partita inizierà alle ore 19.30 per dare avvio ad una nuova fase agonistica che il GSA intende giocare  per l’alta classifica.

Confermato lo staff tecnico con Giulio Filomena e Nico Medici a guidare il gruppo nel quale saranno ancora  G. Santosuosso, L. Guardabascio e R. Caso  punti di riferimento per giovani promettenti come M. Molinario, M. Ninfadoro , C. Capozzi e P.Borriello. La qualità non manca nel resto della squadra con  G. Ricciardi, A. La Luna, L. Schiavo, H. Chiaradonna, A. Iandoli, T. Barrasso , M. Toriello  a disposizione dei tecnici per dimostrare di  valere la categoria.

Per questa importante avventura regionale, la società arianese è pronta  anche a lanciare i giovanissimi dell’Under 17 che già hanno messo in mostra il loro positivo spessore con una vittoria per 3-0 nel debutto casalingo con i pari età dell’Academy nel torneo territoriale di categoria.

Per l’esordio fuori casa gli arianesi dovranno aspettarsi una gara difficile e confrontarsi con un avversario molto solido; il fattore campo può aiutare i cavesi, ma il GSA deve subito metabolizzare le difficoltà della serie regionale e scendere sul parquet con la consapevolezza di saper imporre il proprio gioco  per conquistare la vittoria.

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Giornata delle Forze Armate – Il 4 Novembre ad Ariano la cerimonia per il Giorno dell’Unità Nazionale

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino, in una sobria e solenne cerimonia, vuole  commemorare i Caduti di tutte le Guerre, rendere omaggio alle Forze Armate, celebrando la Festa dell’Unità Nazionale, in ricordo della fine della prima Guerra Mondiale.

Appuntamento lunedì 4 novembre 2024 alle ore 10,00 al Piano della Croce presso il Monumento ai Caduti dove, alla presenza delle Autorità Civili, Militari e  Religiose, verrà   deposta la   Corona di alloro, sulle note dell’Inno Nazionale.

Una  Corona di Alloro verrà deposta anche davanti al busto di Giulio Lusi in Villa Comunale e nell’atrio di Palazzo di Città.

Il messaggio istituzionale  è rivolto alle nostre giovani generazioni, per non dimenticare  i nostri Caduti in Guerra, morti per gli ideali risorgimentali di indipendenza, di libertà, di democrazia che hanno determinato l’Unità d’Italia ed esprimere riconoscenza per coloro che ancora oggi rischiano la vita al Servizio della Comunità.

La cittadinanza  è invitata a partecipare.

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Roberto Zaffiro: vi racconto la mia Africa e vi invito a diventare benefattori

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Imprenditore nel settore edile (azienda di dieci dipendenti), insieme ad altri due fratelli, sposato e con due figli, Roberto Zaffiro, con il pieno sostegno della famiglia, si dedica anima e corpo alla missione che lo appassiona e gratifica di più: dalla costruzione di pozzi e scuole, ai presidi ospedalieri, in Africa. Il 5 novembre partirà per la Nigeria e in gennaio per il Benin

“Un tempo ero laico, poi a 37 anni, 20 anni fa, c’è stata la mia conversione, a seguito del viaggio a Medugorje, – ci racconta. Il senso di solidarietà l’ho però sempre avuto nel DNA, tanto che ogni volta che ho girato il mondo, ho sempre elargito del denaro, ai bisognosi che mi è capitato di incontrare”.  

                                                                                                                                            

Quando hai capito che la tua missione era dedicarti in maniera più completa agli altri?                                                                              

 La svolta a seguito del viaggio a Medugorje. Fino ad allora ero stato una sorta di superficiale credente praticante, che girava il mondo, compresa l’Africa, anche in moto, e non dava grande importanza ai sacramenti e alla preghiera. In quel luogo, come se avessi improvvisamente intuito le mie miserie e fragilità, ho pianto molto e ho capito che dovevo cambiare la mia vita e relazionarmi in maniera diversa con Dio. È cominciata così la mia conversione, incrementando anche la frequentazione della Chiesa, finché a Montevergine (AV) non ho incontrato padre Jean Baptist, sacerdote originario del Benin (Diocesi Kandi-Benin), specializzatosi a Roma. Siamo diventati amici e, dopo che mi ha mostrato le carenze d’acqua nel suo villaggio, gli ho donato un pozzo. Quando è tornato in Africa, mi ha fatto promettere che sarei andato a trovarlo. Nel 2012 l’ho raggiunto e ho cominciato a guardare l’Africa con occhi nuovi, mi sono reso conto della vita di sofferenza della popolazione: bambini e adulti che bevevano dalle pozzanghere esponendosi a malattie, quando non la morte, bambini costretti a percorrere chilometri con le taniche in testa per approvvigionarsi dell’acqua. Un pozzo è una fonte di acqua viva utile a diverse comunità, talvolta serve fino a diecimila persone o più (dipende dalla grandezza dei villaggi) e nel tempo, cambia radicalmente la loro vita: cominciano ad allevare animali, a praticare l’agricoltura. L’acqua è di interesse primario: il 60-70 per cento dei nostri fondi li impieghiamo nella costruzione dei pozzi, a cui facciamo seguire attività ambulatoriali, considerando che, per accedere all’assistenza sanitaria, bisognerebbe percorrere centinaia di chilometri e talvolta non c’è il tempo, né la possibilità, di farlo. Molte malattie derivano dalla mancanza di igiene, dal fatto che non ci si può lavare: da una banale diarrea si passa alla febbre, inizia la sofferenza, che diventa acuta, poi grave e infine, può portare alla morte. Un piccolo presidio sanitario, con almeno uno-due infermieri e un medico, serve a trasmettere i fondamenti dell’igiene necessari a prevenire diverse malattie, anche se, per quelle più gravi, bisogna recarsi presso gli ospedali. Agli ambulatori cerchiamo di affiancare la promozione dell’istruzione di base che consenta ai più poveri, che non possono permettersi la scuola, almeno di difendere i diritti propri e della famiglia: l’istruzione emancipa e salva il mondo.                                                                                                                                                                             Come individuate dove costruire un pozzo?    

                                                                                                                                                   

Primo step individuare il punto, poi una sorta di rabdomante, col talento sensibile nelle mani, scopre dove potrebbe esserci più acqua, quindi arriva la trivella, che in genere scava per 4-5 ore, con tutta la popolazione intorno, che festeggia il grande evento, che cambierà la loro la vita. Il primo getto d’acqua, è un vero spettacolo: vediamo la gioia dei bambini e della gente. Documentiamo tutto in diretta e lo postiamo sui social, poi, a fine missione, montiamo un filmato che mostreremo ad amici, conoscenti e benefattori, nonché a chi volesse diventarlo. Vogliamo dimostrare che facciamo opere concrete e cerchiamo di renderci utili, per alleviare almeno in parte, la sofferenza di quelle popolazioni. Realizzare un pozzo costa circa 7-8 mila euro, ma dipende dal luogo, dalla quantità e dalla profondità del terreno. Un ambulatorio sanitario, così come una scuola, costa intorno ai 20-30 mila euro, a seconda delle dimensioni.                                                                                             

Finora abbiamo realizzato 24 pozzi in Benin, uno in Malawi e 5 in Nigeria, che servono una popolazione complessiva di circa 350 mila abitanti.  

                                                                                                                                                                

La strada la preparano i religiosi, che, oltre alle lingue locali, compresi i vari dialetti, parlano inglese, francese ed italiano. Con le loro diocesi, di dimensioni notevoli, sono radicati sul territorio, interloquiscono coi capi villaggio, i quali, al di là dei diversi credo religiosi, convivono senza combattersi. Ogni iniziativa la condividiamo con i capi delle comunità: acqua, sanità, scuola, sono per tutti, cristiani, musulmani, animalisti. Questo ci consente anche di approcciarci a quei territori senza temere per la nostra incolumità.

                                                                                                                                                                                                                                                                      

Con quali modalità raccogliete le risorse necessarie?     

                                                                                                                                       

  I fondi vengono raccolti sia con la promozione di giornate di beneficenza, sia nelle chiese, attraverso l’associazione Regina della Pace e Carità (con sede in Flumeri, AV), finalizzata a promuovere e gestire interventi di cooperazione allo sviluppo e progresso umano, economico e sociale, attraverso la costruzione di pozzi, scuole, ambulatori, orfanotrofi e chiese, nei Paesi in via di sviluppo. Nata allo specifico scopo della missione in Africa, la onlus è composta da 12 persone, 3 delle quali, sacerdoti africani. I sacerdoti, vivendo in Africa, conoscono il territorio e poiché ogni anno vengono in Italia, fermandosi per circa 40 giorni presso le parrocchie, ci aiutano a progettare le sfide che realizzeremo insieme. Sono loro i veri esecutori delle opere: i pozzi si scavano rapidamente in nostra presenza, ma per le altre opere che invece richiedono mesi, noi ogni anno andiamo a verificare ciò che è stato realizzato e lo inauguriamo insieme. Quest’anno abbiamo realizzato 3 pozzi in Benin e altri 3 ne realizzeremo entro fine anno in Nigeria: partiremo il 5 novembre, per tornare il 19. Per l’inizio del 2025 realizzeremo una chiesa e ancora 4 pozzi in Benin, nonché giornate sanitarie e visite agli orfanotrofi locali. Giacché abbiamo costruito tre ambulatori in Benin, tra cui un ospedale della maternità, promuoveremo la formazione sanitaria, invitando le popolazioni limitrofe, alle quali si insegnerà la prevenzione di base e doneremo dei medicinali, che, su indicazione dei medici locali, acquistiamo direttamente in loco o nelle città più grandi, che distano anche fino a 250 km. Spesso i bambini hanno la pancia gonfia dovuta ai vermi, così acquistiamo il farmaco per la sverminazione, che costa un euro e mezzo e salva loro la vita o la tachipirina, utile in caso di febbre alta. Molti bambini vengono abbandonati nella savana, se la famiglia a causa dell’estrema povertà non può mantenerli, oppure se malati o albini (pensano siano indemoniati), così suore, preti e laici, li raccolgono e li portano negli istituti religiosi dotati di orfanotrofi (30-40 posti), che però soffrono difficoltà economiche e alimentari. Quando li visitiamo, doniamo una metà delle offerte in beni materiali, riso, olio e latte in polvere, e il resto, tra i mille e i tremila euro (a seconda di ciò di ciò che siamo riusciti a mettere da parte), lo diamo alla struttura come sostegno economico. Cerchiamo di metterli in condizioni di andare avanti per qualche mese, di dare ai loro ospiti una speranza per il futuro. Nel 2026 in Malawi vorremmo realizzare un orfanotrofio per bambini abbandonati e disabili e 2-3 pozzi, per cui stiamo raccogliendo fondi e invitiamo chiunque potesse e volesse, a contribuire.                                                                                                                                                              

 Che altro fare per aiutare concretamente gli Africani?                            

                                                                                                        

  I governi locali dovrebbero preoccuparsi, per cominciare, di dare l’acqua, consentire l’istruzione e la sanità, che fornirebbe a quelle popolazioni i mezzi per progredire ed essere autonome a casa loro. In tal modo, non avrebbero bisogno di rischiare la vita sui barconi, per illusioni irrealizzabili. Purtroppo i loro governanti sono spesso dittatori che non hanno alcun interesse a metterli in condizioni di autosufficienza, ma preferiscono tenerli nell’ignoranza, per poterli gestire.                                                                                                                  

Dal canto nostro, immersi nel benessere, noi consumiamo cose inutili, sprechiamo e buttiamo. Vorrei esortare a pensare a chi ora sta soffrendo, destinando ciò che per noi è superfluo a chi invece ha necessità basilari. Per dirla con madre Teresa di Calcutta: la condivisione sconfigge la povertà.                                                      

 Siete in procinto di partire per la prossima missione…

                                                                                                                              

 Il 5 novembre partiremo per la Nigeria per due settimane. Sarò accompagnato da due nuovi benefattori, Giovanni Parrella di Motesarchio (BN), e Angela Ciasullo di Flumeri, che documenterà i lavori anche filmando e, per la missione, è riuscita a superare la sua antica paura per gli aghi, poiché ha dovuto vaccinarsi, e persino quella di volare. Ognuno di noi ha sostenuto autonomamente il costo del biglietto (1.000 €) e dei visti (300 €).                                                                                                                                                                              Dal 16 gennaio al 5 febbraio tornerò in Benin, ancora con Angela Ciasullo e i parroci: Don Alessandro Pascale, di Prato Principato Ultra, Don Alberico Grella, di Sturno, Don Rino Morra, di Bisaccia e chiunque volesse aggiungersi”. 

                                                                                                                                                                                                                                  

I prossimi eventi per raccogliere fondi e visionare quanto realizzato in Benin: sabato 30 novembre 2024 alle 20, cena di beneficenza (20 €) presso i Saloni dell’Oratorio ANSPI San Prisco (Via Grotte) a Passo Eclano (AV); domenica 8 dicembre 2024 a Zungoli (AV), ore 13 pranzo di beneficenza (25 €), presso il Convento San Francesco. Ulteriori informazioni (e prenotazioni) su: https://www.reginadellapaceecarita.org

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