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C’è l’accordo, Telecom diventa spagnola

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L’accordo ora è ufficiale. Gli spagnoli di Telefonica già al termine di un aumento di capitale che verrà sottoscritto oggi conquistano la maggioranza della holding che controlla il 22,4% di Telecom Italia, al 66%. Ma, dal punto di vista della governance, ovvero dei diritti di voto, in un primo momento tutto rimarrà immutato: Madrid, prima di avere pieni poteri, dovrà attendere le autorizzazioni regolamentari e antitrust da Brasile e Argentina. E comunque non prima del 2014. E anche allora, secondo gli accordi, il peso dei soci italiani nel governo di Telecom resterà rilevante, con i diritto di nominare i primi due nomi in lista (presidente e ad) e la metà dei candidati. Ma sempre dal 2014, una volta ottenute le autorizzazioni dagli antitrust brasiliano e argentino, Telefonica potrà acquistare tutto il pacchetto dei soci italiani.

 

Il dado, dunque, è tratto: in mattinata i soci italiani della holding – ossia Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo – hanno emesso un comunicato in cui spiegano l’operazione che avverrà attraverso due aumenti di capitale e un possibile acquisto delle quote degli italiani già nel 2014. «Siamo soddisfatti di aver concluso questo accordo – commenta l’ad delle Generali, Mario Greco – che è in linea con i nostri obiettivi di rafforzamento patrimoniale e che ci permette di guardare con ottimismo alla distribuzione di un dividendo soddisfacente a fine anno».

 

LE TAPPE

Il primo passo è immediato e porterà il gruppo di Madrid fin da oggi al 66% della holding, restando però al 46,2% nei diritti di voto. Generali si diluirà al 19,32%, Intesa Sanpaolo al 7,34% così come Mediobanca. Telefonica sottoscriverà infatti un aumento di capitale da 324 milioni di euro valorizzando la partecipazione in Telecom posseduta da Telco 1,09 euro per azione, contro gli 0,59 euro della chiusura di ieri. Ma le azioni di nuova emissione saranno prive di diritti di voto. Intanto però l’aumento di capitale servirà a ripagare in parte del debito della holding (un miliardo) che per il resto verrà rifinanziato da Mediobanca e Intesa. Non solo: Telefonica acquisirà parte del prestito soci, arrivando a detenere il 70% di tali bond.

 

IL SECONDO AUMENTO

La seconda parte delle manovre scatterà non appena arriveranno le autorizzazioni regolamentari e Antitrust: Telefonica sottoscriverà allora un nuovo aumento di capitale da 117 milioni di euro che porterà il gruppo guidato da Cesar allerta al 70% della holding Telco. Ma anche in questo caso le azioni di nuova emissione non ci saranno mutamenti sostanziali nei processi decisionali.

 

IL POTERE NEL 2014

Per prendere in mano il comando formale, con una schiacciante maggioranza nei diritti di voto Telefonica dovrà attendere le autorizzazioni. Una volta giunte, dal primo gennaio 2014 potrà convertire le azioni prive di diritti di voto in altre che hanno tale diritto. Fino a un massimo di diritti di voto del 64,9%. Restano garanzie per gli italiani nella presentazione della lista per Telecom (potranno indicare i primi due nomi della lista, e la metà dei candidati). Dal 2014 scatterà la facoltà di comprare tutte le quote in mano agli italiani ad almeno 1,1 euro per azione. Gli italiani, comunque, potranno uscire da Telco in due finestre: tra il 15 e il 30 giugno 2014 e tra il 1° e i il 15 febbraio 2015. Ma allora sarà già iniziata la Telecom della nuova era, quella che parla spagnolo.

Il primo passo, pressoché immediato, sarà quello di acquisire quote degli azionisti finanziari di Telco, ossia Generali (che ha il 30,58% della scatola), Mediobanca e Intesa Sanpaolo (entrambe all’11,62%). In tal modo il colosso guidato da Cesar Alierta salirà entro fine mese dall’attuale 46,18% al 60% della scatola. Questo pagando le azioni oltre un euro (mentre Mediobanca ha svalutato a prezzi di mercato, Generali e Intesa l’hanno in carico a 1,2 euro), con un premio dunque di circa il 70% rispetto agli 0,59 euro segnati ieri in Borsa, +3,42%. Una mossa che di fatto sancirà il passaggio del testimone. A tendere gli spagnoli arriveranno a circa il 70%. Poi, chissà. Telco, quindi, non si scioglie. La data del 28 settembre come limite per le disdette di fatto scompare. Ci saranno nuove finestre di uscita per i soci italiani.

 

Anche con la disdetta immediata, il passaggio delle azioni avrebbe comportato un «parcheggio» di altri sei mesi. In questo nuovo schema Telco dovrebbe sopravvivere per un altro anno circa, il tempo di dare a Telefonica la possibilità di completare la prima parte del riassetto, e forse lavorare per vendere Tim Brasil.

La svolta delle trattative ci sarebbe stata settimana scorsa, quando il negoziato è stato condotto direttamente da Alierta, accompagnato dal direttore finanziario Angel Vilà, lo stesso che a fine luglio tatticamente giurava che Telefonica non puntava alla maggioranza di Telco. E invece Vilà ieri è giunto a Milano nel tardo pomeriggio per sovrintendere l’ultima fase delle trattative. Quando i soci di Telco avevano avviato le grandi manovre per preparare tecnicamente l’operazione. In Mediobanca si è riunito il comitato parti correlate, Intesa Sanpaolo ha convocato in via straordinaria il consiglio di gestione. Infine in serata è toccato alle Generali, con un consiglio di amministrazione fuori programma. In mezzo una ridda di riunioni che hanno avuto come epicentro Mediobanca. Dove sono stati visti entrare presidente e vicepresidente di Generali, Gabriele Galateri e Francesco Gaetano Caltagirone, il dg di Intesa Gaetano Miccichè e Marco Fossati, titolare in proprio del 5% di Telecom fuori da Telco e che potrebbe in futuro fare asse con Telefonica in una Telecom dove, tra gli azionisti, ieri si è appalesata con un 2% anche Ubs.

 

Pure la governance di Telco e di Telecom subirà cambiamenti, ma come tutto in questa vicenda, avverrà a tappe. Ma il presidente Franco Bernabè non starà a guardare. Al cda del 3 ottobre, per esempio, potrebbe porre la necessità di un aumento di capitale tra i 3 e i 5 miliardi, magari presentando un possibile socio alternativo agli spagnoli. E ripiomba nell’incertezza lo scorporo della rete fissa. Secondo il viceministro alle Comunicazioni Antonio Catricalà va fatto, ma imporlo «è un percorso estremamente difficile». Quanto all’arrivo di soci esteri, Catricalà ha tagliato corto: «Noi vorremmo che le aziende fossero tutte italiane ma questo non è il mondo dei sogni, il nostro è il mondo della competizione globale».

 

 

Fonte :”La Stampa”

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Attualità

Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge  agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo  “Educare alla parità di genere – tra pari”.

Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.

Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”. 

L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano.  Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.

Dopo i saluti di:

Enrico Franza

Sindaco di Ariano Irpino

Laura Cervinaro

Consigliera Provinciale

Augusto Morella

Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali   Provincia di Avellino n. A1

Pasqualino Molinario

Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino

Grazia Vallone

Assessore all’Istruzione e  alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino

Interverranno:

Rossella Schiavo

Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”

Tiziana Aragiusto

Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”

Massimiliano Bosco

Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”

Giovanni Mingione

Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”

Interventi degli studenti

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Rsu Ispettorato del Lavoro: solidarietà alle colleghe aggredite a Sirignano, necessario  garantire sicurezza dei dipendenti

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La Rappresentanza sindacale unitaria dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Avellino, composta da Mario D’Andrea, Carminantonio Vacchiano e
Maria Luisa Candela, nell’esprimere piena solidarietà alle due colleghe aggredite nei giorni scorsi in un’attività commerciale di Sirignano, mentre svolgevano il proprio lavoro, approfittando della presenza in città di alti dirigenti dell’ente, giunti appositamente presso la sede dell’ufficio per manifestare la vicinanza dell’amministrazione per quanto successo e approfondire la vicenda, ha avuto un confronto con il direttore centrale Vigilanza e Sicurezza del Lavoro dell’Ispettorato nazionale, dott. Aniello Pisanti, con il direttore interregionale Inl, dott. Giuseppe Patania, e con il direttore dell’Ispettorato territoriale di Avellino, dott. Francesco Damiani, che nella mattinata di ieri si sono incontrati, a Palazzo di governo, con il Prefetto, Rossana Riflesso.

L’intento della Rsu è individuare soluzioni idonee a gestire una situazione che ormai sta diventando insostenibile per gli ispettori che quotidianamente, nello svolgere le proprie mansioni, si imbattono in situazioni rischiose, diventando nei fatti lo sfogatoio di tensioni sociali, ma anche i destinatari di atteggiamenti e comportamenti incivili e aggressivi, da parte di alcuni degli utenti sottoposti a controlli.

Per quanto ci riguarda, abbiamo quindi chiesto maggiore attenzione e tutela anche per il personale adibito al front office, che costantemente deve rapportarsi con il malcontento dell’utenza, che non di rado degenera in invettive e minacce all’indirizzo degli addetti.

Da parte dei tre dirigenti abbiamo registrato ampia disponibilità a recepire le nostre osservazioni e ad intrattenere un confronto costante, in un’ottica di collaborazione costruttiva, nell’interesse esclusivo dei dipendenti degli uffici, in modo che possano svolgere le proprie funzioni istituzionali nella massima tranquillità.

Venendo al grave espisodio occorso alle colleghe, l’altro giorno, quando le due ispettrici del lavoro si sono presentate e qualificate all’atto dell’accesso ispettivo, il titolare della ditta ha reagito con violenza contro una di loro, strattonandola con forza mentre stava procedendo all’identificazione di una lavoratrice, impedendole di raccoglierne le dichiarazioni, in modo da agevolarne l’allontanamento, anche su energico invito della madre di quest’ultimo, presente nel negozio. Nonostante le ispettrici abbiano immediatamente chiesto l’intervento dei Carabinieri della stazione di Baiano, tramite il 112, che sono sopraggiunti in loco, il titolare della ditta e i suoi congiunti hanno ripetutamente oltraggiato e aggredito verbalmente le ispettrici del lavoro, rovesciando persino il tavolo sul quale stavano redigendo il verbale, colpendo così ad una mano una delle colleghe, procurandole una frattura ad un dito. Si è pertanto reso necessario l’intervento dei sanitari, anche a causa di un malore accusato dall’ispettrice colpita, a seguito della situazione, e il trasporto presso il Pronto Soccorso dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino, dove i medici hanno riscontrato la frattura alla mano e un innalzamento della pressione arteriosa, con una prognosi di 25 giorni.

A seguito di quanto è successo, ci è stato riferito che sarà convocato, in tempi brevi, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con l’obiettivo di garantire un maggiore supporto all’attività ispettiva, in termini di forze dell’ordine.

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La lega marcia, mentre l’opposizione tace sulla Questione Meridionale e sul referendum

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La Corte Costituzionale ha assestato un duro colpo alla legge 86/2024 targata Calderoli, ha cassato sette commi e indicato cinque prescrizioni a cui attenersi per riscrivere il testo. La casa è abbattuta ma non polverizzata, e Calderoli è ben determinato a modificare la legge in parlamento. I rilievi della Consulta sono chiari: non si possono trasferire intere materie ma solo specifiche funzioni, la richiesta va motivata e sempre che lo Stato Centrale non sia in grado di svolgere questa funzione nel rispetto del principio di sussidiarietà; la delega al governo per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non può essere generica; i LEP non possono essere definiti e rivisti con DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri); deve essere eliminato il criterio della spesa storica e le regioni sono obbligate a  rispettare il patto di stabilità al fine di prevenire inefficienze di sistema e la crescita della spesa pubblica; il parlamento non può solo ratificare le intese, fra il governo e le regioni, ma deve approvarle e rinviarle per un nuovo esame. Le opposizioni esultano, manca, però, un’azione volta a rimettere al centro dell’agenda politica la Questione meridionale, causa ed effetto delle disuguaglianze tra le due aree del paese. Né l’opposizione ha riaffermato la necessità che il referendum, richiesto da oltre 1,2 milioni di cittadini, sia celebrato, in tal modo, si impedisce ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico sul regionalismo differenziato, sin ad ora, svolto solo nelle sedi istituzionali oppure nelle segrete stanze. In tal modo il silenzio dell’opposizione rafforza la proposta del governo Meloni di ritenere oramai inutile il referendum e non pongono in campo l’offensiva per spazzare via lo Spacca Italia.

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