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DIFESA GRANDE – Grande problema o occasione da cogliere?

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Attualmente, in Italia e, più in generale, in Europa, si possono identificare due tipologie di trattamento meccanico biologico del rifiuto indifferenziato a valle della raccolta differenziata:

trattamento meccanico biologico in cui un pretrattamento meccanico del rifiuto in ingresso all’impianto permette di ottenere una frazione “organica” con diametro da 50 a 90 mm; viene destinato, tale ‘prodotto’, a trattamento biologico; una frazione secca con diametro superiore a 50-90 mm da utilizzare come fonte di energia (termovalorizzatore) o in discarica;

trattamento meccanico biologico in cui tutto il rifiuto in ingresso all’impianto subisce un trattamento biologico, mentre il trattamento meccanico si limita ad una semplice frantumazione del rifiuto senza alcuna separazione preliminare della frazione secca da quella umida.

La biostabilizzazione, trattamento meccanico biologico, consegue un prodotto stabile dal punto di vista biologico, attraverso la biossidazione della sostanza organica. Il procedimento prevede tre fasi:

1. pre-trattamento meccanico volto a separare la cosiddetta frazione “secca” dalla frazione umida;

2. stabilizzazione della frazione umida in seguito a processi ossidativi da parte di microrganismi, mediante il periodico rivoltamento, aerazione e bagnatura della massa, allo scopo di ottenere un prodotto il più possibile stabile da un punto di vista biologico. In una parola, il Compost;

3. post-trattamento meccanico che raffina il materiale da destinare all’attività di ripristino ambientale o alla copertura giornaliera di discariche.

Si può conferire tutto il rifiuto all’impianto per il trattamento biologico, in questo caso, il trattamento meccanico opera una semplice frantumazione del rifiuto.

La biostabilizzazione effettua la riduzione drastica, meccanicamente, della fermentescibilità della componente organica; ottimizza i processi biodegradativi dei materiali organici, ottenendo i requisiti e vincoli necessari per il conferimento in discarica, riducendo al minimo biogas, percolato e riducendo i tempi di stazionamento nell’impianto. Il rifiuto biostabilizzato può essere impiegato per la copertura giornaliera delle discariche.

L’impianto di biostabilizzazione che rientra in questa tipologia (cumuli statici areati in fase attiva) è presente presso lo STIR di Battipaglia risulta l’unico attualmente funzionante in impianti pubblici della Regione Campania.

Il compost è un materiale inodore stabile e simile all’humus, contenente materia organica, carboidrati, e proteine. Batteri, funghi e vermi provvedono, in natura, riconvertono i rifiuti umidi in materia fertile, più noto come ‘terriccio’.

Tutti sappiamo, meglio, qualcuno ignora che al compostaggio vanno scarti di cibo, foglie, scarti di giardino o potatura (di fiori, piante), carta non stampata né patinata, cartone, cenere, segatura, trucioli di legno non trattato, resti di carne, di pesce, bucce di agrumi, lettiere di cani, gatti.

Non vanno plastica, gomma, vetro, ceramica, materiale sintetico, farmaci, pile esauste, legno verniciato e relativi trucioli, ossa, cenere di carboni.

Preambolo noioso, forse, ma opportuno. Curiosa riflessione: i rifiuti chiamano in causa, quando se ne discute come in questi giorni nella Città di Ariano Irpino, il comportamento umano, la memoria, le scelte per tutelare gli interessi e la salute della collettività.

Lo Stato decise di stuprare il territorio Irpino, individuando in località Difesa Grande una discarica, infierendo su terreni a vocazione agricola per ammucchiare rifiuti di ogni genere provenienti anche se non soprattutto da fuori provincia.

La ferita, mai rimarginata, è stazionata, in termini giudiziari, in Cassazione. Il processo vede tra gli imputati il soggetto gestore che ‘oggi’ propone l’intervento di bonifica e copertura della ferita. Il soggetto è l’Asidev.

Ancora una volta in scena compare, per competenza, l’Ente Comune di Ariano attraverso la scelta del tipo di intervento da attuare. Biostabilizzato oppure terreno vegetale?

Da dove arriverebbe il biostabilizzato e chi ha ‘interesse’ a utilizzarlo per la finalità citata?

Chi ha interesse a utilizzare terreno vegetale per la medesima finalità?

Il pensiero va a quanti vissero il dramma dello scontro con i tutori dell’ordine che impedivano la dimostrazione del desiderio di vivere senza la montagna di rifiuti; alle manganellate ricevute da inermi arianesi colpevoli di difendere il diritto alla vita; alla memoria corta di pseudo-politici che operarono scelte scellerate anni fa e oggi contano sulla memoria corta dei cittadini.

Dopo aver riguardato filmati e foto dell’epoca in cui politici, autorità civili facevano passerella mostrando decisione nel trovare soluzione all’inquinamento prodotto dalla discarica e ascoltare, leggere, con quanta superficialità propendono (politici, autorità civili attuali) per un misfatto che origina le domande poste innanzi.

Studio geologico-tecnico per la definitiva chiusura della discarica di rifiuti non pericolosi. Aprile 2015.

A pagina 33: ‘’In particolare il fenomeno franoso in atto, presenta una profondità piuttosto marcata e va ad interessare i terreni di riporto abbancati lungo il rilevato dei rifiuti. Appare chiaro, dopo attente valutazioni in situ e dopo aver esaminato i rilievi topografici di dettaglio che il cumulo di rifiuti “premente” ed abbancato a tergo svolge un ruolo determinante nella stabilità dell’argine in terra realizzato per contenere i rifiuti stessi’’.

A pagina 34: ‘’ Un altro fenomeno franoso significativo è presente lungo il bordo orientale del rilevato dei rifiuti, ed anche in questo caso va ad interessare esclusivamente i soli terreni di riporto..omissis..’’

A pagina 35: ‘’ L’instabilità dei terreni di riporto, che vanno a costituire il rilevato della discarica, si manifesta attraverso due fenomenologie di dissesto prevalenti da correlare soprattutto con le pendenze degli stessi terreni. Difatti laddove tali pendenze risultano piuttosto blande, come lungo il bordo meridionale del corpo della discarica, gli scorrimenti sono piuttosto lenti e si propagano nel tempo, al contrario, dove le pendenze del rilevato aumentano si manifestano fenomeni di dissesto improvvisi e riconducibili sempre a scorrimenti, evolventi in alcuni casi a colamenti. Alcuni di quest’ultimi fenomeni sono presenti lungo il bordo settentrionale del rilevato e sono caratterizzati da estensione e profondità molto limitate rispetto a quello presente sul bordo orientale’’.

La zona in cui è ubicata la discarica in località Difesa Grande, così come la porzione della stessa struttura su cui saranno realizzate le opere in questione, è classificata come PG2, ovvero “pericolosità da frana elevata”.

Dalle conclusioni finali delle Studio:

‘’L’attuale destinazione d’uso della discarica, prevista dallo strumento urbanistico comunale, è riconducibile ad un’area di tipo industriale, così come riportato anche nel verbale della Conferenza dei Servizi del 11 dicembre 2014 dell’U.O.D. “Autorizzazioni Ambientali e Rifiuti – Avellino” con cui è stato approvato il documento dell’Analisi di Rischio della discarica in questione, alla quale è stato assegnato un valore di esposizione R3’’.

La discarica, ha chiarito il Dr. Barretta dirigente per le autorizzazioni ambientali e rifiuti della Regione Campania, è stata dichiarata chiusa dal 2007. Dopo 14 anni e dopo diversi movimenti franosi del ‘’materiale di riporto’’ si parla di lavori di messa in sicurezza e copertura. A dire del dirigente, le indagini effettuate non hanno rilevato inquinamento ambientale..

Ha aggiunto che l’U.E. ha stabilito che ‘’per quanto possibile, va utilizzato il biostabilizzato..Si tratterebbe del biostabilizzato presente a Pianodardine, a Benevento e Salerno!’’

Il Sindaco Franza ha comunicato cha sarà limitato l’utilizzo di biostabilizzato per non più di 50 centimetri di spessore, il restante dovrà comunque essere composto al 50% da terreno vegetale!

I cittadini sappiano che fra due/tre anni la chiusura della questione discarica sarà, forse, cosa fatta.

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Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge  agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo  “Educare alla parità di genere – tra pari”.

Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.

Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”. 

L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano.  Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.

Dopo i saluti di:

Enrico Franza

Sindaco di Ariano Irpino

Laura Cervinaro

Consigliera Provinciale

Augusto Morella

Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali   Provincia di Avellino n. A1

Pasqualino Molinario

Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino

Grazia Vallone

Assessore all’Istruzione e  alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino

Interverranno:

Rossella Schiavo

Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”

Tiziana Aragiusto

Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”

Massimiliano Bosco

Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”

Giovanni Mingione

Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”

Interventi degli studenti

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Rsu Ispettorato del Lavoro: solidarietà alle colleghe aggredite a Sirignano, necessario  garantire sicurezza dei dipendenti

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La Rappresentanza sindacale unitaria dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Avellino, composta da Mario D’Andrea, Carminantonio Vacchiano e
Maria Luisa Candela, nell’esprimere piena solidarietà alle due colleghe aggredite nei giorni scorsi in un’attività commerciale di Sirignano, mentre svolgevano il proprio lavoro, approfittando della presenza in città di alti dirigenti dell’ente, giunti appositamente presso la sede dell’ufficio per manifestare la vicinanza dell’amministrazione per quanto successo e approfondire la vicenda, ha avuto un confronto con il direttore centrale Vigilanza e Sicurezza del Lavoro dell’Ispettorato nazionale, dott. Aniello Pisanti, con il direttore interregionale Inl, dott. Giuseppe Patania, e con il direttore dell’Ispettorato territoriale di Avellino, dott. Francesco Damiani, che nella mattinata di ieri si sono incontrati, a Palazzo di governo, con il Prefetto, Rossana Riflesso.

L’intento della Rsu è individuare soluzioni idonee a gestire una situazione che ormai sta diventando insostenibile per gli ispettori che quotidianamente, nello svolgere le proprie mansioni, si imbattono in situazioni rischiose, diventando nei fatti lo sfogatoio di tensioni sociali, ma anche i destinatari di atteggiamenti e comportamenti incivili e aggressivi, da parte di alcuni degli utenti sottoposti a controlli.

Per quanto ci riguarda, abbiamo quindi chiesto maggiore attenzione e tutela anche per il personale adibito al front office, che costantemente deve rapportarsi con il malcontento dell’utenza, che non di rado degenera in invettive e minacce all’indirizzo degli addetti.

Da parte dei tre dirigenti abbiamo registrato ampia disponibilità a recepire le nostre osservazioni e ad intrattenere un confronto costante, in un’ottica di collaborazione costruttiva, nell’interesse esclusivo dei dipendenti degli uffici, in modo che possano svolgere le proprie funzioni istituzionali nella massima tranquillità.

Venendo al grave espisodio occorso alle colleghe, l’altro giorno, quando le due ispettrici del lavoro si sono presentate e qualificate all’atto dell’accesso ispettivo, il titolare della ditta ha reagito con violenza contro una di loro, strattonandola con forza mentre stava procedendo all’identificazione di una lavoratrice, impedendole di raccoglierne le dichiarazioni, in modo da agevolarne l’allontanamento, anche su energico invito della madre di quest’ultimo, presente nel negozio. Nonostante le ispettrici abbiano immediatamente chiesto l’intervento dei Carabinieri della stazione di Baiano, tramite il 112, che sono sopraggiunti in loco, il titolare della ditta e i suoi congiunti hanno ripetutamente oltraggiato e aggredito verbalmente le ispettrici del lavoro, rovesciando persino il tavolo sul quale stavano redigendo il verbale, colpendo così ad una mano una delle colleghe, procurandole una frattura ad un dito. Si è pertanto reso necessario l’intervento dei sanitari, anche a causa di un malore accusato dall’ispettrice colpita, a seguito della situazione, e il trasporto presso il Pronto Soccorso dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino, dove i medici hanno riscontrato la frattura alla mano e un innalzamento della pressione arteriosa, con una prognosi di 25 giorni.

A seguito di quanto è successo, ci è stato riferito che sarà convocato, in tempi brevi, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con l’obiettivo di garantire un maggiore supporto all’attività ispettiva, in termini di forze dell’ordine.

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La lega marcia, mentre l’opposizione tace sulla Questione Meridionale e sul referendum

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La Corte Costituzionale ha assestato un duro colpo alla legge 86/2024 targata Calderoli, ha cassato sette commi e indicato cinque prescrizioni a cui attenersi per riscrivere il testo. La casa è abbattuta ma non polverizzata, e Calderoli è ben determinato a modificare la legge in parlamento. I rilievi della Consulta sono chiari: non si possono trasferire intere materie ma solo specifiche funzioni, la richiesta va motivata e sempre che lo Stato Centrale non sia in grado di svolgere questa funzione nel rispetto del principio di sussidiarietà; la delega al governo per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non può essere generica; i LEP non possono essere definiti e rivisti con DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri); deve essere eliminato il criterio della spesa storica e le regioni sono obbligate a  rispettare il patto di stabilità al fine di prevenire inefficienze di sistema e la crescita della spesa pubblica; il parlamento non può solo ratificare le intese, fra il governo e le regioni, ma deve approvarle e rinviarle per un nuovo esame. Le opposizioni esultano, manca, però, un’azione volta a rimettere al centro dell’agenda politica la Questione meridionale, causa ed effetto delle disuguaglianze tra le due aree del paese. Né l’opposizione ha riaffermato la necessità che il referendum, richiesto da oltre 1,2 milioni di cittadini, sia celebrato, in tal modo, si impedisce ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico sul regionalismo differenziato, sin ad ora, svolto solo nelle sedi istituzionali oppure nelle segrete stanze. In tal modo il silenzio dell’opposizione rafforza la proposta del governo Meloni di ritenere oramai inutile il referendum e non pongono in campo l’offensiva per spazzare via lo Spacca Italia.

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