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Emergenza Covid-19 Perchè ci sentiamo abbandonati?

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La sensazione registrata tra gli Arianesi e denunciata anche dai media è l’abbandono.

Perché ci sentiamo abbandonati? Che cosa vorremmo?

La notizia del primo caso di coronavirus e la contaminazione del pronto soccorso del nosocomio di Ariano hanno generato subito panico e angoscia mentre ci si rendeva conto che l’epidemia era in espansione dopo la prima zona rossa d’Italia: Codogno.

Un fulmine. Ognuno di noi ricorderà per sempre quel momento. Nei giorni successivi, lo smarrimento ha afflitto tutti. Eravamo alla ricerca di riferimenti, di informazioni e di notizie sul probabile focolaio, sui contatti, su ciò che era mancato nella catena di comando, perché immaginavamo che ci fosse un organismo di allerta anche a livello locale che ci avrebbe avvisato, aggiornato e istruito.

L’Istituzione della zona rossa di alcuni giorni dopo e l’aumento vertiginoso dei contagi ci hanno fatto sperare in misure di prevenzione e di intervento rapidi efficaci significativi. Non è accaduto. Abbiamo compreso con sgomento che dovevamo isolarci con il proprio nucleo familiare e sperare di non essere contagiati.

Siamo andati avanti per giorni, attaccati ai social, ai giornali locali, alla voce dei giornalisti, alle notizie dei tg regionali e nazionali che ci menzionavano come la prima zona rossa della Campania. Il flusso dei messaggi e delle telefonate allarmate di amici e parenti che apprendevano la gravità della nostra situazione e ci chiedevano circa gli accadimenti e le nostre condizioni.

Abbiamo atteso invano. Abbiamo implorato quando ci siamo resi conto della complessa situazione dell’ospedale di Ariano. Non ci hanno convinto le rassicurazioni successive alle riunioni ad Avellino dei vertici dell’Asl. Abbiamo atteso il lavoro della ricostruzione della filiera dei contagi. Abbiamo atteso spasmodicamente il bollettino serale e il tam tam solidale dei nomi, degli amici colpiti, dei semplici conoscenti. Spesso abbiamo pianto, talvolta ci siamo sentiti disperati e abbiamo atteso che qualcuno ricostruisse la trama di ciò che era stato fatto e ciò che si era programmato, previsto secondo una strategia di prevenzione e intervento. Avremmo voluto che qualcuno ci mettesse la faccia e l’impegno della narrazione perché anche le tragedie necessitano di una narrazione, chiara, precisa, assertiva, senza illusione ed enfasi, dalla quale traspaia il pragmatismo di chi ha ruoli di gestione e governo dei processi. Avremmo accettato anche le perdite, sentite come inesorabili perché colpite da un male più grande della cura, ma il non sapere che cosa è stato fatto ogni giorno, quante persone sono state prese in carico, quante associazioni di volontariato stanno operando, quali sono i servizi garantiti quotidianamente, l’operato di chi sta rischiando la vita in prima linea, di come funzione la rete internet, del perché alcuni uffici postali sono chiusi, degli interventi di disinfestazione, quanti interventi di sostegno alle famiglie in difficoltà, quanti anziani sono da soli in casa ad affrontare la solitudine di questa quarantena, quanti Arianesi sono ricoverati negli ospedali del circondario… Gli Arianesi hanno accettato subito la loro nuova condizione e con compostezza e rigore hanno affrontato le disposizioni, basti andare davanti al supermercato! Tutti ricorderanno come gli esercenti abbiano avuto il buon senso di chiudere le proprie attività prima ancora che ci fossero disposizioni dall’alto. La dignità dei cittadini di Ariano è stata encomiabile anche quando hanno accettato le ramanzine delle forze dell’ordine perché si recavano a pagare la bolletta, nonostante a giorni dalla chiusura totale, non ci si sia preoccupati di prorogarne il pagamento. L’effetto di straniamento talvolta ci porta a pensare che l’incubo in cui siamo precipitati sia non solo l’angoscia del contagio, ma anche l’abbandono, l’assenza di chi rappresenta lo stato, la negazione della narrazione degli eventi che ci riguardano, l’elaborazione di una spiegazione plausibile, il coordinamento dei servizi, la gestione unitaria degli interventi renderebbero giustizia delle afflizioni di questo momento.

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Coppa Italia TPRA (Federazione Italiana Tennis-Padel) al Club La Tartaruga

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Il settore Tpra della FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) presenta la “Coppa Italia TPRA Tennis 2025”

L’obiettivo è quello di coinvolgere nell’attività, NUOVI giocatori amatoriali, quindi anche nuovi tesserati, coinvolgendoli tramite i circoli, i maestri etc.

Come sappiamo, il fattore squadra, spesso rappresenta una forte motivazione alla partecipazione.

La formula è molto coinvolgente:

– 1^ FASE REGIONALE. 

FASE PROVINCIALE. Le prime 2 squadre di ogni girone accederanno al tabellone ORO, le altre al tabellone ARGENTO.

MASTER PROVINCIALE. Si giocherà con tabellone ad eliminazione diretta in entrambe le categorie ORO e ARGENTO. Le squadre finaliste dei tabelloni accederanno al Master Regionale.

MASTER REGIONALE. Si giocherà con tabelloni ad eliminazione diretta in entrambe le categorie ORO e ARGENTO. Le squadre vincitrici accederanno al Master Nazionale.

– 2^ FASE NAZIONALE

Si giocherà con tabelloni ad eliminazione diretta in entrambe le categorie ORO e ARGENTO.

Il Club La Tartaruga, Presieduto da Lucia Scrima, partecipa alla Coppa Italia categoria femminile competizione che prevede la disputo 2 singolari e un doppio al meglio di tre set ai 6 games con “vantaggio Tpra” e tie-break a 7 punti sul punteggio di 5 giochi pari, in sostituzione dell’eventuale terzo set si disputa un match tie-break a 7 punti.

Domani domenica 23 febbraio 2025 alle ore 10:00 si disputa la prima giornata sui campi in sintetico di Contrada Carpiniello le ragazze del Club La Tartaruga affrontano il TC Cesinali.

Il Club La Tartaruga Ariano Irpino schiera Manuela Leo (capitano) – Graziella Barrasso – Federica Capobianco – Veronica Di Maggio  – Greta Fino – Giuseppina Florenzano – Roberta Morelli e Raffaella Zecchino. 

Il Panathlon Club Ariano Irpino, Associazione Internazionale Benemerita del Coni che promuove l’etica e la lealtà nello Sport,attribuirà il premio “Fair Play” al termine delle varie fasi della Coppa Italia.

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Forza Italia Ariano incontra il Ministero della Giustizia : passi avanti per la riapertura di un secondo Tribunale in provincia di Avellino

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Roma, 17.02.2025– Una delegazione di Forza Italia di Ariano Irpino, guidata dal Segretario cittadino Avv. Giancarlo Giarnese e composta dagli Avv. Giancarlo Di Gregorio, Avv. Crescenzo Perrina e Arch. Alessandro Moschillo, è stata ricevuta questa mattina al Ministero della Giustizia dal Capo di Gabinetto del Ministro Nordio, Dott.ssa Bertolozzi. Al centro dell’incontro, la possibilità di riaprire un secondo tribunale in Provincia di Avellino.

Durante la riunione, la delegazione irpina ha presentato una relazione dettagliata sul progetto, accompagnata dal deliberato dei Sindaci dell’Area Vasta adottato il 13 febbraio scorso. Un documento che testimonia il forte sostegno istituzionale e territoriale all’iniziativa.

Dal confronto è emersa una notizia di grande rilievo: il Governo sta lavorando a un Progetto di Legge che, oltre a stabilizzare i tribunali abruzzesi, prevederà la riapertura di quattro tribunali soppressi nel 2012 e conferirà una delega all’Esecutivo per individuare i criteri utili alla riattivazione di altre sedi giudiziarie, con particolare attenzione alle aree interne.

La volontà dell’Esecutivo di superare la riforma della geografia giudiziaria del 2012 rappresenta un segnale positivo per il territorio irpino. Il Capo di Gabinetto ha già fissato un nuovo incontro dopo l’estate per discutere più concretamente della proposta di un secondo tribunale in provincia di Avellino.

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Attività Libero Professionale Intramoenia (ALPI), il grimaldello per privatizzare la Sanità

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Le liste di attesa sono la fotografia del Sistema Sanitario italiano, finanziato con prelievi fiscali sui redditi dei pensionati, lavoratori e liberi professionisti, eroga prestazioni sanitarie in tempi biblici, anche otto /nove mesi, che compromettono le condizioni di salute della persona ammalata. Tant’è, che, il cittadino, per ottenere prestazioni sanitarie in tempi ragionevoli, si rivolge all’Attività Libero Professionale Intramoenia (ALPI) che, in regime ambulatoriale, eroga prestazioni specialistiche e/o attività diagnostico strumentale, interventi chirurgici in regime di ricovero ordinario o di Day Hospital/Surgery, prestate dal personale della dirigenza medica e sanitaria in regime di esclusività. Per incanto nello stesso ospedale, reparto, ambulatorio e l’identico medico la prestazione sanitaria viene erogata in poche settimane, imponendo al cittadino di pagare tra le 100/120 euro che in regime ordinario, se fosse esente dal pagare il ticket sanitario, sarebbe stata totalmente a carico del SSN. Forse la mancata riduzione dei tempi di attesa per le visite specialistiche va trovata nella volontà di introdurre, in modo silente, non certo in punta di piedi, la privatizzazione del SSN? Giulio Andreotti, affermava: “a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”. Le liste di attesa sono il tema irrisolto sul quale si è cimentato in estate il governo Meloni, ben sapendo che il personale sanitario è sotto organico, sono insufficienti le risorse finanziarie per gli straordinari, è inadeguata la protezione dalle aggressioni degli operati sanitari nei reparti del pronto soccorso. Nel frattempo milioni di cittadino, pur esenti da ticket sanitario, sono sottoposti ad ulteriori esborsi di denari che il rapporto della Fondazione Gimbe/2024 e l’ISTAT/2023, hanno quantificato nella percentuale del 26%, con spese dirette o intermediate, quest’ultime erogate dalle assicurazioni sanitarie. Il piano del governo è chiaro: ridurre la presenza dello Stato a tutto vantaggio della sanità privata e delle assicurazioni sanitarie. Non possiamo rimanere con le mani in tasca, bisogna impedire la lenta agonia del SSN.

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