Ariano Basket
Gli arrivi in volata condannano LPA.Cirillo:“I play-off restano alla nostra portata”.
E’ tempo di riflessioni in casa LPA. Contro Salerno è arrivata l’ottava sconfitta stagionale, la sesta con uno scarto inferiore a sette punti. La gestione dei finali resta uno dei problemi che neanche l’avvento di coach Agresti è riuscito a risolvere. Agguantata in classifica da Viterbo, Ariano è momentaneamente scivolata fuori dai play-off. Molti i punti in comune degli ultimi due derby : manovra a tratti prevedibile, con molti giochi a due e movimento senza palla non sempre efficaci. I momenti di brillantezza delle singole si alternano a quelli di poca lucidità e nervosismo. Da questo punto di vista è sintomatico che la migliore tra le ufitane sia stata ancora una volta la Dominguez. L’argentina resta una spanna sopra le compagne in quanto ad impegno, concentrazione ed applicazione difensiva. Il presidente Cirillo non è soddisfatto, ma non intende aprire processi :” La squadra ha dimostrato di esserci. C’è da dire che abbiamo affrontato due formazioni in forma. Le sconfitte nei derby sono frutto di episodi. Decisioni arbitrali a Battipaglia e contro Salerno, è mancata la giusta concentrazione nella fase decisiva. Vorrei ringraziare il pubblico che sta dimostrando maturità standoci vicino in questo momento di difficoltà.” Il ricorso al mercato nonè tra le priorità. “ Non voglio sentire parlare né di plat-out nè di riconferme. Ci sono undici gare da giocare e può accadere di tutto. Ora è solo il momento di lavorare dal punto di vista fisico e mentale. Il nostro obiettivo resta fortemente quello dei play-off. La squadra può e deve salire. La classifica non rispecchia il nostro reale valore.” Anche il dirigente Guido Dell’Infante fa il punto della situazione :” Abbiamo la necessità di trovare maggiore serenità e compattezza. Lo dobbiamo al pubblico ed ai nostri sponsor. Ci aspettiamo un’inversione di rotta nelle prossime tre gare.” Il calendario darà una mano solo nell’immediato : sabato prossimo visita la fanalino di coda Siena, poi l’insidiosa trasferta di Ancona e quindi il ritorno al Pala Cardito per l’ulteriore derby campano contro Napoli.
Ariano Basket
Iris Ferazzoli si racconta:”Ad Ariano ho trovato la famiglia e la casa a cui tornare dopo le mie impegnative sfide”
Ha sangue italiano nelle vene Iris Ferazzoli, sebbene sia nata in Argentina a Santa Fe, nel 1972. Dopo una brillante carriera come giocatrice, coronata con la vittoria di uno scudetto a Priolo e un’Eurocoppa a Napoli, attualmente fa la head coach di basket. Ha iniziato l’attività di allenatrice in serie A nel 2014 ad Ariano Irpino, per proseguirla a Cagliari per 5 anni e, nella scorsa stagione, a Roseto degli Abruzzi. Iris è rientrata il 12 agosto dall’Argentina, dove non si recava da tre anni, sia perché il suo periodo lavorativo inizia in agosto, sia perché temeva di rimanere bloccata in aeroporto a causa di eventuali lock down. Ha potuto finalmente riabbracciare sua madre e il resto della famiglia, con la quale è rimasta circa un mese. Nel periodo della pandemia, ci ha rivelato – “ho riflettuto molto sul senso del lavoro, delle amicizie, della famiglia. Quando si abbraccia la mamma, si abbraccia la casa, la propria infanzia, la storia della famiglia, i posti in cui si è stati felici, i ricordi”. Ci ha confidato come, a causa di un problema di salute della madre, sia stata in ansia e non abbia girato come avrebbe desiderato, per la sua terra, di cui la preoccupano le critiche condizioni socio-economiche. Iris ormai è italiana quasi dalla stessa quantità di anni trascorsi in Argentina: “Sono partita dall’Argentina a 26 anni e sono 24 anni che vivo in Italia, anche il mio compagno è italiano. Il privilegio di essere qui lo devo allo sport di cui sono appassionata, la pallacanestro: entrai nella nazionale argentina a 19 anni, rimanendoci dal 1990 al 2005. Nel 1997, per la prima volta ci qualificammo al mondiale, un obiettivo al quale avevamo lavorato duramente negli anni precedenti, ma il mio principale intento fin da piccola era venire a giocare nella terra di mio nonno, originario di Monte San Giovanni Campano (FR). Quando andai in Germania per il mondiale, notarono il mio cognome italiano e mi chiamarono. Risposi immediatamente e cominciai a giocare nelle migliori squadre italiane, finché non approdai anche ad Ariano Irpino, dove rimasi dal 2010 fino al 2016. Qui ho avuto modo di fare grandi amicizie e ho persino comprato casa, una tana alla quale tornare a ogni fine incarico e dove mi sento bene. Ho messo radici con persone che definisco la mia famiglia: nella vita una è la famiglia biologica o che ti ha cresciuta, un’altra è quella che ti scegli incontrando, parlando, lavorando, confrontandoti, creando le tue amicizie. Sono amicizie forti che si contano sulle dita di una mano, ma su cui se ho bisogno, se sono triste, posso contare, persone dalle quali non devo nascondermi, ma a cui posso mostrarmi anche con le mie fragilità, perché non mi giudicano”. Iris inizia a giocare in Italia dal 1998 al 2013, dai 18 fino ai 41 anni: “Ho giocato ad alti livelli, fino ai mondiali, mi sono mancate soltanto le Olimpiadi. Essere professionista è uno stile di vita che richiede impegno, sacrificio, responsabilità verso se stessi e le proprie compagne. Ma ho capito che pur continuando a divertirmi come giocatrice, sentivo ardere il fuoco dell’insegnamento. È importante che le capacità motorie si sviluppino da piccoli, l’approccio a certi movimenti è facilitato e permette che una volta appresi, da adulti si facciano in maniera automatica, senza richiedere particolari sforzi mentali. Da ragazzina adoravo sottopormi allo stress da competizione, necessario per essere pronti ad affrontare squadre forti e io in questo sono sempre stata incisiva. Ho cominciato ad allenare il settore giovanile fin dal 2007, mentre continuavo a giocare: dal 2014 ho smesso di giocare e fino al 2021 ho allenato la serie A, che però non è più quella di un tempo. Le nuove generazioni sono cambiate e così anche il modo di insegnare ciò che serve, va modulato, individuando altresì il modo migliore di parlare con loro, che purtroppo, fanno poca introspezione. I giovanissimi vorrebbero arrivare ad ottenere subito il successo, guardando ai giocatori della NBA, senza tener conto del percorso di sacrifici che questo richiede. Ora sei alle prese con una nuova sfida:.. “Sono stata incaricata dalla società ASD Feba di Civitanova Marche, di cui apprezzo il progetto e il metodo di lavoro, volto a migliorare il territorio valorizzando l’appartenenza. Spazierò dalla prima squadra alle scuole. Ci sono 4-5 ragazzine che militano in nazionale che faranno parte della massima serie, che quest’anno sarà la B, ma l’intenzione è farle crescere, e soprattutto, risalire in A2“.
Ariano Basket
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