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Attualità

Gli investimenti della mafia nell’eolico.Gli affari spaziano da Avellino ad Agrigento.

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«La confisca miliardaria al re del vento Vito Nicastri? Niente di nuovo». Michele Riccardi, professore associato di Economia e ricercatore di Transcrime, il centro di ricerca sulla criminalità internazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’ Università di Trento, non può essere più esplicito.
Del resto ha motivo di commentare così l’ultima operazione della Dia (la Direzione investigativa antimafia). Ha appena dato alle stampe, con i colleghi Stefano Caneppele e Priscilla Standridge una ricerca sulle infiltrazioni mafiose nell’eolico: “Green energy and black economy: mafia investments in the wind power sector in Italy”, vale a dire. “Energia verde ed economia nera: gli investimenti della mafia nell’eolico italiano”. La ricerca è stata pubblicata il 13 marzo da Springer nel volume “Crime, law and social change – An interdisciplinary journal”.

«In particolare questa ricerca – spiega Riccardi – dimostra statisticamente come la distribuzione degli impianti eolici in Italia sia correlata significativamente con un indice di presenza mafiosa».

L’intento di facilitare la costruzione di parchi eolici, grazie alla previsione di notevoli incentivi economici e procedurali, ha trascurato la questione dell’infiltrazione della criminalità nell’economia legale. «Di conseguenza – si legge nella ricerca – gli investimenti nei parchi eolici sono diventati anche un business molto redditizio per la criminalità organizzata».

I ricercatori di Transcrime hanno preso in considerazione 15 casi distribuiti tra le province di Crotone, Foggia, Brindisi, Catanzaro, Trapani, Avellino, Agrigento, Messina e Palermo. Sono stati inclusi nell’analisi solo i casi in cui un determinato terreno era stato destinato espressamente alla costruzione di un impianto eolico.

I casi selezionati – si legge nella ricerca appena pubblicata – presentano a vario titolo irregolarità nelle fasi di preparazione, autorizzazione, raccolta di fondi, esecuzione della costruzione e attivazione degli impianti di energia eolica. In sette casi è stata accertata la presenza di Cosa nostra, della ‘ndrangheta e della Sacra corona unita mentre negli altri otto, al momento, la presenza della criminalità organizzata non è né confermata né smentita, secondo quanto si può stabilire da fonti investigative e inquirenti.

Un’attenzione particolare nella ricerca è stata concentrata su un passaggio molto delicato: quello dell’autorizzazione. Una volta che un investitore esprime interesse, scattano i contatti con la pubblica amministrazione che deve avviare la fase di autorizzazione.

Il processo richiede il coinvolgimento di un gran numero di funzionari pubblici, all’interno dell’amministrazione locale e di altre istituzioni. Data la complessità del processo e le molte figure coinvolte, i contatti all’interno degli uffici della pubblica amministrazione possono essere la chiave per ottenere tutta la documentazione necessaria e garantire l’esito positivo del processo di autorizzazione. Non c’è alcuna procedura standardizzata a livello nazionale, «lasciando i funzionari locali alle prese con regolamenti incomplete e poco chiari e che spesso operano in un territorio inesplorato. Questo stato di incertezza in cui operano i funzionari locali dà loro ineguagliabile discrezionalità nel processo di autorizzazione» si legge nella ricerca. Anche il Cnel ha osservato che la discrezionalità lasciata nelle mani delle autorità locali facilita l’infiltrazione delle organizzazioni criminali.

Di solito i piccoli comuni sono più vulnerabili poiché il personale è in generale inesperto e più esposto a minacce, ritorsioni o corruzione da parte delle mafie. I ricercatori di Transcrime hanno evidenziato che le tipologie di incentivi agli abusi d’ufficio variano dalle promesse di finanziamento e sostegno delle campagne elettorali, alla costruzione di monumenti, alle donazioni alle squadre di calcio locali, ai posti di lavoro per i parenti, alle automobili, oltre alle classiche tangenti in cambio di sostegno nella fase di autorizzazione.

In due casi i membri della pubblica amministrazione hanno agito in evidente conflitto di interessi, autorizzando la costruzione di parchi eolici sul proprio terreno: in questi casi l’investitore del parco eolico ha pagato l’affitto al pubblico ufficiale per l’utilizzo del terreno.

Fasi delicate sono anche quelle dell’esecuzione del parco eolico (costruzione e montaggio di impianti) e dell’attivazione.

L’investitore, l’appaltatore e il subappaltatore possono infatti essere soggetti a racket. In particolare, si legge nella ricerca, le mafie possono esercitare pressioni sui costruttori per due motivi: 1) la posizione del sito. Le zone ventose in Italia si trovano in aree con una storica presenza di criminalità organizzata; 2) la costruzione/progetto può essere presa di mira a causa delle attività coinvolte. Le organizzazioni criminali sono infatti tradizionalmente coinvolte nella fornitura, nella produzione di materiali da costruzione, nel trasporto e nel montaggio.

Anche quando il parco eolico è completo e pronto per operare le mafie costringono spesso gli imprenditori a pagare per evitare episodi di sabotaggio e vandalismo.

 

 

 

 

Fonte : Il Sole 24 Ore

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Provincia – Obbligo di catene per neve a bordo o pneumatici invernali sulle strade provinciali e regionali dell’Irpinia

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La Provincia di Avellino ha disposto, con ordinanza del dirigente del settore Viabilità, l’obbligo di catene per neve a bordo o pneumatici invernali (da neve) o altri mezzi antisdrucciolevoli omologati ed idonei ad essere prontamente utilizzati, ove necessario, durante il periodo compreso tra la data odierna e il 15 Aprile 2025, per tutti i veicoli a motore, esclusi i ciclomotori a due ruote, i motocicli e i velocipedi, in transito lungo i tratti delle strade provinciali e regionali ricadenti nel territorio della provincia di Avellino.

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Avanti tutta con il referendum abrogativo

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Salvini e Zaia, forse affetti da analfabetismo di ritorno, vogliono portare avanti il loro disegno di spaccare l’Italia, ignorano sia Consulta che ha demolito la legge Calderoli, sia la Cassazione che rende ammissibile il referendum abrogativo, non possono impunemente sbeffeggiare le istituzioni reputando uno scherzo di carnevale le decisioni assunte dalle supreme corti. Qualcuno dovrebbe fermare il duo Salvini-Zaia, è in gioco la credibilità della Meloni e del governo che hanno prestato giuramento sulla Costituzione. La legge Calderoli è un orrore Costituzionale, viola il principio di uguaglianza e di solidarietà, declassa la Questione Meridionale ad affare locale che dovranno risolvere gli amministratori meridionali, ritenuti la causa e l’effetto del problema. I fatti, le relazioni del Parlamento, l’Ufficio dei Conti Pubblici territoriali hanno smentito la narrazione della Lega, infatti l’applicazione del criterio della spesa storica ha consentito al Nord di ottenere un maggior gettito dallo Stato Centrale di oltre 60 miliardi, fatto che ha consentito di finanziare il tempo prolungato nella scuola dell’obbligo, di costruire gli asili nido, di offrire l’alta velocità, diffusa in tutta l’Italia settentrionale, servizi quasi completamente negati ai meridionali. Si celebri il referendum contro la legge Calderoli e, senza perder tempo, si inizi la battaglia per riunificare il paese affinché tutti i cittadini, inclusi i meridionali, si sentano fratelli e non fratellastri d’Italia.

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Provincia – Nuova tariffa per lo smaltimento dei rifiuti, ai Comuni rimborso per un milione di euro

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Il presidente Buonopane: “Risparmi anche per i cittadini”

“Oltre un milione di euro di risparmio per i Comuni sullo smaltimento dei rifiuti, che si traduce in una riduzione della Tari per i cittadini”. Il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, comunica che l’Ato ha validato la nuova tariffa proposta dalla società provinciale IrpiniAmbiente Spa.

La tariffa regolata produce uno sconto di circa il 9% sul precedente importo. Si passa da 220 euro a tonnellata a 200,70 euro per quanto riguarda la frazione indifferenziata trattata allo Stir di Pianodardine, con applicazione retroattiva al primo gennaio 2024, comportando così una ricaduta di risparmio in tariffa Tari per i cittadini irpini.

La somma complessiva che verrà restituita ai Comuni supera il milione di euro. Questo importo sarà distribuito in misura proporzionale con note di credito per le amministrazioni in regola con i pagamenti a IrpiniAmbiente. Per gli enti morosi si adotterà una compensazione debiti-crediti.

“Non si può non evidenziare lo straordinario lavoro che sta portando avanti il management di IrpiniAmbiente, con l’amministratore unico Claudio Crivaro – dichiara il presidente Buonopane -. La nuova tariffa, la cui proposta è stata inviata all’Ato lo scorso ottobre e ora finalmente è stata validata, è frutto di una virtuosa gestione della società. Come si ricorderà, è stato già dimezzato il costo per lo smaltimento della frazione umida (che è sceso da poco più di 200 euro a circa cento euro), mentre per il vetro IrpiniAmbiente ottiene da qualche mese un rimborso. E ciò a differenza di quanto accadeva in passato, quando la società sborsava risorse importanti a favore delle aziende che si occupano del recupero e riciclo. Tutto questo, unito al know how e alla forza lavoro, fa di IrpiniAmbiente un esempio di società pubblica che funziona. Ovviamente, si può sempre migliorare. In tal senso, sono in campo altre azioni promosse dal dottore Crivaro e dal suo staff. A lui e a tutti i lavoratori il nostro ringraziamento”.

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