Attualità
Irpiniacom e Confcommercio Ariano: Proposta riduzione canoni di locazione
Proposta di accordo tra locatore e locatario sui costi di locazione a salvaguardia della continuità delle attività produttive costrette alla chiusura dai DPCM per l’emergenza Coronavirus.
L’emergenza legata al coronavirus sta creando per le attività produttive (commercio, artigianato, servizi, altri settori) danni gravissimi, di entità tale da compromettere seriamente la loro possibilità di continuare il proprio lavoro.
Due mesi di blocco totale delle attività e quindi del fatturato, dell’incasso giornaliero e mensile, possono risultare fatali per la maggior parte delle imprese, che avranno accumulato (al termine dei due mesi) un importo così elevato di debiti (per pagamenti non effettuati dei costi fissi e dei fornitori, rate di mutuo o leasing, tasse e contributi) che difficilmente avranno la possibilità di pagare.
Il ricorso ai finanziamenti bancari indicato dal Governo non saràpraticabile per la maggior parte delle imprese ed in ogni caso sostituire un DEBITO con un altro DEBITO non cambia in nulla in bilancio aziendale che resterebbe fallimentare.
Le uniche possibili “vie di fuga”, per non chiudere, sono principalmente legate agli accordi con i fornitori, verso i quali è maturato la maggior parte del debito, e con i proprietari dei locali condotti in affitto, altra voce di costo molto importante a carico dell’impresa.
La presente proposta è diretta ai proprietari dei locali in affitto ed all’Amministrazione Comunale; entrambe le parti, in uno con le imprese, hanno il massimo interesse a che le attività produttive non chiudano definitivamente in quanto sono queste ultime ad assicurare, fra l’altro, introiti sia per le casse comunali che per i proprietari dei locali.
L’intento da parte del Consorzio Irpiniacom (230 piccole imprese) e della Confcommercio Ariano che si fanno promotori della proposta, è quello di trovare una soluzione che possa scongiurare la chiusura di tantissime attività, soprattutto commerciali ma anche in altri settori quali l’artigianato ed i servizi.
Alla riapertura delle attività oggi “bloccate”, prevista per gli inizi di maggio, i conduttori dei rispettivi locali si troveranno di fronte ad una situazione fallimentare.
La loro chiusura, in gran numero, causerebbe danni economici enormi all’economia della Città.
Il proprietario dei locali, con grande probabilità, avrà serie difficoltà a riscuotere non solo eventuali fitti arretrati ma anche i fitti dei mesi successivi alla riapertura, e ciò senza colpa dei conduttori, costretti a far fronte a pagamenti arretrati, come si diceva sopra, ben oltre le proprie possibilità e disponibilità a causa di ben due masi di INCASSO ZERO.
La proposta che intendiamo formulare ai proprietari dei locali consiste nel rinunciare ad incamerare i canoni di locazione riferiti al mese di aprile (chiusura intero mese) ed ai sei mesi successivi: ciò darebbe un concreto “respiro” ai propri affittuari consentendogli di concentrare i loro sforzi, alla ripartenza, nel pagare i fornitori (previo accordi di riduzione anche con loro) che diversamente, in assenza di pagamento, bloccherebbero ogni fornitura causando la chiusura automatica dell’attività.
Il locatore è chiamato anch’esso, in questa emergenza grave come una guerra od un terremoto, a sopportare dei sacrifici, è vero, ma questi saranno ripagati dal poter contare sulla continuità futura di un canone di fitto per i mesi ed anni successivi che, diversamente, potrebbero fermarsi per anni ed anni e forse per sempre, giacchècon la chiusura di tanti negozi ed attività ci vorrebbero anni per ripristinare il tessuto produttivo che si sarà perso e rioccupare le centinaia di locali sfitti.
Come funziona l’accordo per la riduzione dell’affitto? Prima di tutto, per evitare di pagare le imposte sui canoni non riscossi si registra l’accordo. La riduzione è ammessa per tutti i contratti di locazione, sia per quelli ad uso abitativo sia per quelli ad uso commerciale (nel nostro caso). Non sono previste differenze in riferimento alla durata del contratto o al regime fiscale di tassazione ordinaria o cedolare secca. Inoltre, non sono previste spese di registrazione in quanto l’atto è esente da bollo come previsto dall’art. 10 del dl 133/2014.
Per redigere l’accordo e stabilire la riduzione del canone di locazione occorre compilare un apposito Modulo dell’Agenzia delle Entrate (nr. 69). Nel modulo, sono indicate le informazionirelative al locatore e all’inquilino; il canone annuo stabilito inizialmente; l’ammontare ridotto sul quale ci si è accordati; il numero di mesi per i quali l’inquilino pagherà un importo più basso o non pagherà nessun importo.
Oltre che a ridurre il carico di spese per il locatario, l’accordo basato sul Modulo 69, avrà dei vantaggi anche per i proprietari del locale. Concedendo una riduzione, infatti, non c’è il rischio di trovarsi a pagare imposte su canoni insoluti.
Inoltre, pur riducendosi l’entrata mensile, il proprietario di casa si ritroverà a pagare imposte solamente sulla somma effettivamente riscossa e indicata sull’accordo.
Il modulo per l’accordo può essere inviato sia telematicamente sia consegnato alla riapertura degli uffici in quanto la circolare n° 8 dell’Agenzia delle Entrate ha previsto lo slittamento dei termini a causa del Coronavirus con riferimento anche alla registrazione degli atti.
Accanto a ciò vogliamo ottenere delle misure agevolative anche da parte della nostra Amministrazione Comunale: proporremo la riduzione dell’80% dell’importo dell’IMU relativa agli anni 2020 e 2021 per i locali oggetto dell’accordo di riduzione del canone, come sopra proposto. Ciò contribuirebbe a ridurre almeno in parte il il sacrificio da parte dei proprietari dei locali.
Per la stesura di questa proposta i proponenti intendono chiedere un supporto ed una condivisione alle forze politiche presenti nell’ultimo Consiglio Comunale, ancor prima di formularla all’attuale Commissario Dottoressa D’Agostino, al fine di renderla ragionevole, praticabile e fattibile da parte dell’Amministrazione Comunale.
Attualità
Liste di attesa: i soliti proclami
Il governo Meloni agli inizi dell’estate scorsa sbandierò (vedi il mio articolo pubblicato da “Il Confronto, Rivista on line) ai quattro venti il programma con il quale avrebbe ridotto, in tempi rapidi, le liste di attesa. L’allarme è lanciato dalpresidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, il quale mette a fuoco il ritardo nell’approvazione dei decreti attuativi previsti dal DL 73/2024 sulle liste d’attesa, convertito dalla Legge 107/2024″. Sin ad ora, è stato adottato solo 1 dei 6 decreti attuativi. La riforma prevede un’integrazione del Cup delle strutture pubbliche con quelle accreditare dal SSR per migliorare le prenotazioni e l’offerta agli utenti, ed una nuova metodologia per individuare il fabbisogno reale del personale,passaggio fondamentale per le assunzioni, decreti ancora di là da venire. A fronte di tanti proclami estivi, non si comprende come potrebbero essere azzerate le liste di attesa se mancano circa 4 mila medici di Medicina di Emergenza-Urgenza (MEU). Circa 1033 medici hanno lasciato i PS, 467 nuovi ingressi coprono appena il 45% di medici dedicati a questo reparto. Per coprire i turni si è provveduto all’utilizzo di medici di altri reparti (29%), contratti atipici (54%), specializzandi di emergenza urgenza (32%), cooperative (28%), i medici non MEU comandati dalla direzione (20%). La tragica realtà è sotto i nostri occhi, il Tribunale dei diritti del malato ha denunciato che almeno 300 mila persone hanno atteso 3 giorni prima di avere un posto letto. L’amarezza delle parole del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sono rilanciate dall’Agenzia Ansa: “le riforme annunciate restano un esercizio retorico se non tradotte in azioni concrete, mentre il raggiungimento di risultati parziali è solo una magra consolazione politica, priva di reali benefici per la società”, (Redazione Ansa, 29 gennaio 2025).
Attualità
Marco La Carità nominato Componente Esecutivo Regionale di ANCI Campania in quota Forza Italia
Napoli, 30 gennaio 2025 – Marco La Carità, Consigliere Comunale di Ariano Irpino, è stato nominato Componente Esecutivo Regionale di ANCI Campania, incarico di rilievo all’interno dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.
La nomina, firmata dal Presidente Carlo Marino, si inserisce in un’ottica di rafforzamento della governance dell’ANCI Campania, con l’obiettivo di garantire un maggiore coinvolgimento nella fase istruttoria e operativa dell’Associazione.
Marco La Carità assumerà questo ruolo in quota Forza Italia, rappresentando il partito all’interno dell’organo esecutivo regionale. La sua esperienza amministrativa e il suo impegno politico saranno fondamentali per affrontare le sfide dei Comuni campani e promuovere soluzioni efficaci per il territorio.
“Sono onorato di questa nomina e pronto a mettere a disposizione le mie competenze per supportare i Comuni della nostra Regione”, ha dichiarato La Carità.
Forza Italia conferma così la sua presenza attiva in ANCI Campania, con l’obiettivo di garantire una rappresentanza forte e incisiva per gli amministratori locali.
Attualità
GAP Nord – Sud e Regionalismo Differenziato
A Cercola, in provincia di Napoli, prosegue il dibattito di Città Futura, ubicata in C.so Domenico Ricciardi 261, sul rilancio della Questione Meridionale e delle sperequazioni tra le due aree del paese. All’incontro di domenica 2 febbraio 2025 alle ore 11,00 parteciperà il Senatore Peppe De Cristofaro di Sinistra Italiana, il Consigliere Comunale di Città Futura Marco Picardi, il Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese e il giornalista e saggista Salvatore Lucchese, Direttore Responsabile della rivista laica e progressista “Meridione/Meridiani”
il Sud ha avuto, negli ultimi due anni, una crescita del PIL superiore al Nord ma, in realtà, i meridionali vivono con il reddito che è la metà e la disoccupazione doppia rispetto al Nord. Hanno servizi pubblici inadeguati, molto costosi, poco frequenti, in particolar modo in provincia, scarsamente calibrati ai bisogni che li costringe a rivolgersi al privato. Inoltre la crescita dell’occupazione al Sud, così come ha ribadito lo Svimez, è basata sul lavoro “cosiddetto povero” con un salario da part time ma, che, in realtà, impegna il lavoratore full time senza la possibilità di un progetto di vita futura e privo di sufficienti garanzie per la sua incolumità psico-fisica.
Siete tutti invitati
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