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Cultura Eventi e Spettacolo

La verità sul fenomeno M5S “Grillo? Il Signore del paradosso”.

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“Grillo non è un demagogo. Non cerca di incantare il popolo per imporre le sue idee, che invece vengono dal basso”. Roberto Caracci, professore di filosofia e saggista, con una intervista ad Affaritaliani.it presenta il suo libro, ‘Il ruggito del Grillo’, una “cronaca semiseria” del fenomeno M5S. “Lui non si considera un comico prestato alla politica, ma un politico che comunica attraverso la comicità”. E del suo rapporto con la Rete Caracci afferma: “Si è adeguato alla civiltà telematica. Con la tv invece c’è un reciproco disprezzo. La tv lo manipola costruendo un Grillo ad hoc che non esiste”. Il motivo? Lo status quo lo teme, il comico genovese è l’unico che “parla alla gente direttamente. E’ l’unico che va ai comizi e non gli arrivano statuette del Duomo addosso”

 

 

 

La Prefazione di ‘Il ruggito del Grillo. Cronaca semiseria del comico tribuno’.

Questo libro racconta una storia, la storia di un uomo di spettacolo passato alla politica e che con questa scelta ha diviso nettamente gli italiani in fans e detrattori. Molte cose si dicono su Beppe Grillo ma, a ben considerare, le parole che vengono usate per giudicarlo, soprattutto da parte di chi non lo sopporta, sono sempre le stesse, e si contano sulle dita di una mano: “populista”, “demagogo”, “qualunquista”, “buffone”, “giullare”. Molti slogan, molte frasi fatte, si accompagnano nell’opinione comune a questa straordinaria figura di comico, protagonista di memorabili interventi in televisione fino al 1993 e poi di spettacoli esilaranti in teatri e palazzetti, prima della clamorosa discesa nell’arena politica. Nessuna delle etichette e dei più sprezzanti giudizi, da “castigatore” a “pifferaio magico”, coglie davvero nel segno e intercetta nella sua interezza quel Proteo multiforme che è Grillo. E questo per una ragione molto semplice: Beppe Grillo non può essere definito, può essere solo raccontato.

Per questo, come narratore, ho provato a dipanare una cronaca semiseria del comico diventato tribuno. Seria, perché credo che questo “fenomeno” italiano, mattatore dei palcoscenici e delle piazze, sia una risorsa artistica, culturale e oggi anche politica del nostro Paese, e meriti quell’attenzione e quel rispetto che il “racconto” televisivo e massmediatico, frammentato, manipolato e pregiudiziale, non gli garantisce. Semiseria, perché non si può frequentare Beppe Grillo dall’inizio della sua carriera, attraverso gli spettacoli dal vivo, i suoi comizi o i suoi innumerevoli interventi in rete, senza essere un poco influenzati dal suo umore, dalla sua effervescenza, dalla sua natura di istrione capace di sdrammatizzare la vita e di ricordare, nelle pause delle sue arringhe più apocalittiche, che «in fondo dobbiamo anche divertirci un po’…».

Questa cronaca, scandita per anno a partire dal felicissimo e spassante debutto televisivo di Grillo nel lontano 1977, racconta innanzitutto le trasformazioni, le metamorfosi del comico genovese: da grillo televisivo, a falena dello spettacolo, a drago dei comizi. Un’evoluzione — e secondo taluni un’involuzione — dal bozzolo dei set televisivi, claustrofobico per Grillo, all’aperto delle piazze, passando attraverso il rimbombo dei palazzetti gremiti, e poi i set “finti” della pubblicità e del cinema. Chi è il vero Grillo? Il cabarettista, il comico, l’attore istrionico? O il tribuno, l’oratore politico, il dominatore delle piazze? La migliore risposta a questi quesiti è l’immagine della matrioska: in Grillo le figure, le anime delle sue tante reincarnazioni non si sono mai sostituite l’una con l’altra, ma sovrapposte, incapsulate, integrate. E così la falena è rimasta un po’ grillo, e il drago è rimasto un po’ falena. In senso più generale, l’uomo dei teatri è rimasto televisivo, e quello delle piazze è rimasto teatrale. La contraddizione, che tanti gli addebitano, fra teatro e politica, fra spettacolo e comizio, rimane tale solo per chi non accetta una confusione già risolta in Grillo, nel momento in cui dichiara espressamente di avere usato la sua popolarità comica per una propria battaglia di civiltà.

Questo libro vorrebbe aiutare a capire meglio l’uomo Grillo, attraverso la sua storia, con i suoi pregi e i mille difetti, ma anche una straripante vitalità che va inscritta, comunque, nel segno della franchezza, dell’onestà e della generosità — almeno nell’impegno civile. Il caratteraccio, le modalità rustiche, il turpiloquio, la goliardia selvaggia, non possono essere additati come i segni peculiari di una personalità così complessa, tanto da oscurarne l’originalità e le idee. Il cronico problema del rapporto fra Grillo e la televisione, praticamente un dialogo fra sordi, si acutizza nel momento in cui il comico viene rappresentato all’opinione pubblica non per quello che dice, ma per “come” lo dice. Se è vero che la forma è sostanza, è vero però anche che le forme in cui si manifesta Beppe Grillo, per chi lo conosce attraverso altri “canali”, non sono soltanto le facce demoniache, le urla ferine, e le battute da taverna selezionate dalla televisione. Come il comico sa bene, vi è una opinione pubblica teledipendente, che è ben diversa da quella brulicante in rete, dove il trattamento per Grillo, primo blogger d’Italia, è ben diverso.

L’auspicio nutrito da questo libro è che si vada oltre la contrapposizione tra empatia e antipatia per lo showman genovese: da una parte l’idolatria “adesiva” del popolo del web, dei fans a teatro, dei militanti a 5 Stelle; dall’altra il distacco sempre un po’ gelido e sprezzante da parte di una opinione pubblica che si avvale delle grottesche schegge dell’informazione televisiva. La storia del fenomeno Grillo è lunga, complessa, e merita quanto meno un giudizio equilibrato, basato soprattutto sulla conoscenza. Certo, ai tempi dei grandi spettacoli degli anni ottanta e novanta, l’empatia di un pubblico entusiasta per le performance del mattatore, bastava: il comico smuoveva già le idee, dissodava il terreno, ma la gente tornava a casa contenta soprattutto per le risate fatte. Tuttavia nell’ultima quindicina d’anni Grillo non vuole solo fare ridere — forse è sempre stato così —, ma entrare nella testa delle persone, e gettare semi di dubbio, di sospetto e di conoscenza.

Per questo occorre “ascoltarlo”, con un equilibrio che vada al di là della simpatia e dell’antipatia. L’obiezione più prevedibile, qui, è che in fondo sia lui a non ascoltare noi, a non accettare il dialogo, né con la stampa, né soprattutto con la televisione. Ma questa è un’altra storia dentro la storia, che verrà trattata abbondantemente.
Per finire, un consiglio a chi si imbarcherà nella semiseria navigazione di questo libro, scritto per chi ama Grillo e per chi non lo ama, per chi lo conosce e (soprattutto) per chi non lo conosce: il suggerimento è quello di accompagnare la lettura, senza alcun danno per la sua continuità — garantisco —, con la visione o rivísione di quei capolavori che sono i suoi spettacoli, in Dvd o sulla rete, da Energia e informazione del 1995 fino al più recente Grillo is back, e poi anche, perché no, di qualcuno dei suoi pirotecnici comizi, di cui l’indispensabile YouTube è disseminato.

Questo libro esce in piena campagna elettorale, con un Grillo scatenato a raccogliere firme e ulteriori consensi in tutta Italia, per il suo Movimento 5 Stelle, dopo la caduta del governo Monti.
Il libro non è un instant book, ma un book in progress, e non potrebbe essere diversamente per un racconto che ha come protagonista un uomo-evento, un fuoriclasse dello spettacolo, comico o politico, sempre capace dí reincarnarsi, di rivelarsi, di apparire e stupirci.
E nessun libro si può chiudere su un simile “fenomeno” in divenire.

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Attualità

Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge  agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo  “Educare alla parità di genere – tra pari”.

Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.

Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”. 

L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano.  Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.

Dopo i saluti di:

Enrico Franza

Sindaco di Ariano Irpino

Laura Cervinaro

Consigliera Provinciale

Augusto Morella

Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali   Provincia di Avellino n. A1

Pasqualino Molinario

Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino

Grazia Vallone

Assessore all’Istruzione e  alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino

Interverranno:

Rossella Schiavo

Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”

Tiziana Aragiusto

Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”

Massimiliano Bosco

Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”

Giovanni Mingione

Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”

Interventi degli studenti

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Attualità

Giornata delle Forze Armate – Il 4 Novembre ad Ariano la cerimonia per il Giorno dell’Unità Nazionale

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino, in una sobria e solenne cerimonia, vuole  commemorare i Caduti di tutte le Guerre, rendere omaggio alle Forze Armate, celebrando la Festa dell’Unità Nazionale, in ricordo della fine della prima Guerra Mondiale.

Appuntamento lunedì 4 novembre 2024 alle ore 10,00 al Piano della Croce presso il Monumento ai Caduti dove, alla presenza delle Autorità Civili, Militari e  Religiose, verrà   deposta la   Corona di alloro, sulle note dell’Inno Nazionale.

Una  Corona di Alloro verrà deposta anche davanti al busto di Giulio Lusi in Villa Comunale e nell’atrio di Palazzo di Città.

Il messaggio istituzionale  è rivolto alle nostre giovani generazioni, per non dimenticare  i nostri Caduti in Guerra, morti per gli ideali risorgimentali di indipendenza, di libertà, di democrazia che hanno determinato l’Unità d’Italia ed esprimere riconoscenza per coloro che ancora oggi rischiano la vita al Servizio della Comunità.

La cittadinanza  è invitata a partecipare.

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Attualità

Roberto Zaffiro: vi racconto la mia Africa e vi invito a diventare benefattori

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Imprenditore nel settore edile (azienda di dieci dipendenti), insieme ad altri due fratelli, sposato e con due figli, Roberto Zaffiro, con il pieno sostegno della famiglia, si dedica anima e corpo alla missione che lo appassiona e gratifica di più: dalla costruzione di pozzi e scuole, ai presidi ospedalieri, in Africa. Il 5 novembre partirà per la Nigeria e in gennaio per il Benin

“Un tempo ero laico, poi a 37 anni, 20 anni fa, c’è stata la mia conversione, a seguito del viaggio a Medugorje, – ci racconta. Il senso di solidarietà l’ho però sempre avuto nel DNA, tanto che ogni volta che ho girato il mondo, ho sempre elargito del denaro, ai bisognosi che mi è capitato di incontrare”.  

                                                                                                                                            

Quando hai capito che la tua missione era dedicarti in maniera più completa agli altri?                                                                              

 La svolta a seguito del viaggio a Medugorje. Fino ad allora ero stato una sorta di superficiale credente praticante, che girava il mondo, compresa l’Africa, anche in moto, e non dava grande importanza ai sacramenti e alla preghiera. In quel luogo, come se avessi improvvisamente intuito le mie miserie e fragilità, ho pianto molto e ho capito che dovevo cambiare la mia vita e relazionarmi in maniera diversa con Dio. È cominciata così la mia conversione, incrementando anche la frequentazione della Chiesa, finché a Montevergine (AV) non ho incontrato padre Jean Baptist, sacerdote originario del Benin (Diocesi Kandi-Benin), specializzatosi a Roma. Siamo diventati amici e, dopo che mi ha mostrato le carenze d’acqua nel suo villaggio, gli ho donato un pozzo. Quando è tornato in Africa, mi ha fatto promettere che sarei andato a trovarlo. Nel 2012 l’ho raggiunto e ho cominciato a guardare l’Africa con occhi nuovi, mi sono reso conto della vita di sofferenza della popolazione: bambini e adulti che bevevano dalle pozzanghere esponendosi a malattie, quando non la morte, bambini costretti a percorrere chilometri con le taniche in testa per approvvigionarsi dell’acqua. Un pozzo è una fonte di acqua viva utile a diverse comunità, talvolta serve fino a diecimila persone o più (dipende dalla grandezza dei villaggi) e nel tempo, cambia radicalmente la loro vita: cominciano ad allevare animali, a praticare l’agricoltura. L’acqua è di interesse primario: il 60-70 per cento dei nostri fondi li impieghiamo nella costruzione dei pozzi, a cui facciamo seguire attività ambulatoriali, considerando che, per accedere all’assistenza sanitaria, bisognerebbe percorrere centinaia di chilometri e talvolta non c’è il tempo, né la possibilità, di farlo. Molte malattie derivano dalla mancanza di igiene, dal fatto che non ci si può lavare: da una banale diarrea si passa alla febbre, inizia la sofferenza, che diventa acuta, poi grave e infine, può portare alla morte. Un piccolo presidio sanitario, con almeno uno-due infermieri e un medico, serve a trasmettere i fondamenti dell’igiene necessari a prevenire diverse malattie, anche se, per quelle più gravi, bisogna recarsi presso gli ospedali. Agli ambulatori cerchiamo di affiancare la promozione dell’istruzione di base che consenta ai più poveri, che non possono permettersi la scuola, almeno di difendere i diritti propri e della famiglia: l’istruzione emancipa e salva il mondo.                                                                                                                                                                             Come individuate dove costruire un pozzo?    

                                                                                                                                                   

Primo step individuare il punto, poi una sorta di rabdomante, col talento sensibile nelle mani, scopre dove potrebbe esserci più acqua, quindi arriva la trivella, che in genere scava per 4-5 ore, con tutta la popolazione intorno, che festeggia il grande evento, che cambierà la loro la vita. Il primo getto d’acqua, è un vero spettacolo: vediamo la gioia dei bambini e della gente. Documentiamo tutto in diretta e lo postiamo sui social, poi, a fine missione, montiamo un filmato che mostreremo ad amici, conoscenti e benefattori, nonché a chi volesse diventarlo. Vogliamo dimostrare che facciamo opere concrete e cerchiamo di renderci utili, per alleviare almeno in parte, la sofferenza di quelle popolazioni. Realizzare un pozzo costa circa 7-8 mila euro, ma dipende dal luogo, dalla quantità e dalla profondità del terreno. Un ambulatorio sanitario, così come una scuola, costa intorno ai 20-30 mila euro, a seconda delle dimensioni.                                                                                             

Finora abbiamo realizzato 24 pozzi in Benin, uno in Malawi e 5 in Nigeria, che servono una popolazione complessiva di circa 350 mila abitanti.  

                                                                                                                                                                

La strada la preparano i religiosi, che, oltre alle lingue locali, compresi i vari dialetti, parlano inglese, francese ed italiano. Con le loro diocesi, di dimensioni notevoli, sono radicati sul territorio, interloquiscono coi capi villaggio, i quali, al di là dei diversi credo religiosi, convivono senza combattersi. Ogni iniziativa la condividiamo con i capi delle comunità: acqua, sanità, scuola, sono per tutti, cristiani, musulmani, animalisti. Questo ci consente anche di approcciarci a quei territori senza temere per la nostra incolumità.

                                                                                                                                                                                                                                                                      

Con quali modalità raccogliete le risorse necessarie?     

                                                                                                                                       

  I fondi vengono raccolti sia con la promozione di giornate di beneficenza, sia nelle chiese, attraverso l’associazione Regina della Pace e Carità (con sede in Flumeri, AV), finalizzata a promuovere e gestire interventi di cooperazione allo sviluppo e progresso umano, economico e sociale, attraverso la costruzione di pozzi, scuole, ambulatori, orfanotrofi e chiese, nei Paesi in via di sviluppo. Nata allo specifico scopo della missione in Africa, la onlus è composta da 12 persone, 3 delle quali, sacerdoti africani. I sacerdoti, vivendo in Africa, conoscono il territorio e poiché ogni anno vengono in Italia, fermandosi per circa 40 giorni presso le parrocchie, ci aiutano a progettare le sfide che realizzeremo insieme. Sono loro i veri esecutori delle opere: i pozzi si scavano rapidamente in nostra presenza, ma per le altre opere che invece richiedono mesi, noi ogni anno andiamo a verificare ciò che è stato realizzato e lo inauguriamo insieme. Quest’anno abbiamo realizzato 3 pozzi in Benin e altri 3 ne realizzeremo entro fine anno in Nigeria: partiremo il 5 novembre, per tornare il 19. Per l’inizio del 2025 realizzeremo una chiesa e ancora 4 pozzi in Benin, nonché giornate sanitarie e visite agli orfanotrofi locali. Giacché abbiamo costruito tre ambulatori in Benin, tra cui un ospedale della maternità, promuoveremo la formazione sanitaria, invitando le popolazioni limitrofe, alle quali si insegnerà la prevenzione di base e doneremo dei medicinali, che, su indicazione dei medici locali, acquistiamo direttamente in loco o nelle città più grandi, che distano anche fino a 250 km. Spesso i bambini hanno la pancia gonfia dovuta ai vermi, così acquistiamo il farmaco per la sverminazione, che costa un euro e mezzo e salva loro la vita o la tachipirina, utile in caso di febbre alta. Molti bambini vengono abbandonati nella savana, se la famiglia a causa dell’estrema povertà non può mantenerli, oppure se malati o albini (pensano siano indemoniati), così suore, preti e laici, li raccolgono e li portano negli istituti religiosi dotati di orfanotrofi (30-40 posti), che però soffrono difficoltà economiche e alimentari. Quando li visitiamo, doniamo una metà delle offerte in beni materiali, riso, olio e latte in polvere, e il resto, tra i mille e i tremila euro (a seconda di ciò di ciò che siamo riusciti a mettere da parte), lo diamo alla struttura come sostegno economico. Cerchiamo di metterli in condizioni di andare avanti per qualche mese, di dare ai loro ospiti una speranza per il futuro. Nel 2026 in Malawi vorremmo realizzare un orfanotrofio per bambini abbandonati e disabili e 2-3 pozzi, per cui stiamo raccogliendo fondi e invitiamo chiunque potesse e volesse, a contribuire.                                                                                                                                                              

 Che altro fare per aiutare concretamente gli Africani?                            

                                                                                                        

  I governi locali dovrebbero preoccuparsi, per cominciare, di dare l’acqua, consentire l’istruzione e la sanità, che fornirebbe a quelle popolazioni i mezzi per progredire ed essere autonome a casa loro. In tal modo, non avrebbero bisogno di rischiare la vita sui barconi, per illusioni irrealizzabili. Purtroppo i loro governanti sono spesso dittatori che non hanno alcun interesse a metterli in condizioni di autosufficienza, ma preferiscono tenerli nell’ignoranza, per poterli gestire.                                                                                                                  

Dal canto nostro, immersi nel benessere, noi consumiamo cose inutili, sprechiamo e buttiamo. Vorrei esortare a pensare a chi ora sta soffrendo, destinando ciò che per noi è superfluo a chi invece ha necessità basilari. Per dirla con madre Teresa di Calcutta: la condivisione sconfigge la povertà.                                                      

 Siete in procinto di partire per la prossima missione…

                                                                                                                              

 Il 5 novembre partiremo per la Nigeria per due settimane. Sarò accompagnato da due nuovi benefattori, Giovanni Parrella di Motesarchio (BN), e Angela Ciasullo di Flumeri, che documenterà i lavori anche filmando e, per la missione, è riuscita a superare la sua antica paura per gli aghi, poiché ha dovuto vaccinarsi, e persino quella di volare. Ognuno di noi ha sostenuto autonomamente il costo del biglietto (1.000 €) e dei visti (300 €).                                                                                                                                                                              Dal 16 gennaio al 5 febbraio tornerò in Benin, ancora con Angela Ciasullo e i parroci: Don Alessandro Pascale, di Prato Principato Ultra, Don Alberico Grella, di Sturno, Don Rino Morra, di Bisaccia e chiunque volesse aggiungersi”. 

                                                                                                                                                                                                                                  

I prossimi eventi per raccogliere fondi e visionare quanto realizzato in Benin: sabato 30 novembre 2024 alle 20, cena di beneficenza (20 €) presso i Saloni dell’Oratorio ANSPI San Prisco (Via Grotte) a Passo Eclano (AV); domenica 8 dicembre 2024 a Zungoli (AV), ore 13 pranzo di beneficenza (25 €), presso il Convento San Francesco. Ulteriori informazioni (e prenotazioni) su: https://www.reginadellapaceecarita.org

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