Attualità
L’acqua è a rischio privatizzazione? Come la pensano i rappresentanti politici irpini?
Creato il 18 maggio del 1938 con 31 Comuni della provincia di Avellino e 5 della provincia di Benevento, allo scopo di costruire e manutenere un sistema acquedottistico in grado di alimentare i Comuni consorziati, il Consorzio Interprovinciale Alto Calore nel 1997 (l.142/90) divenne un soggetto giuridico autonomo in grado di svolgere attività imprenditoriale. Il 13 marzo del 2003 (l.28/12/2001 n. 448), si è trasformato in società per azioni come “Alto Calore Servizi S.p.A.”
Oggi l’ente è costituito da 95 Comuni della provincia di Avellino e 31 della provincia di Benevento, nonché dall’Amministrazione Provinciale di Avellino e gestisce il servizio di captazione, adduzione e distribuzione di acqua potabile, nonché quello fognario e depurativo per circa 450.000 abitanti.
La trasformazione in SpA era stata finalizzata ad un’ulteriore espansione nella gestione del servizio idrico integrato e in altri servizi, aprendo opportunità di sviluppo e crescita economica. La situazione attuale, la vede invece indebitata per circa 160 milioni di €, tanto che la Procura della Repubblica di Avellino ha richiesto la procedura fallimentare, che ne mette a rischio l’esistenza e favorisce l’ingresso dei privati. Le infrastrutture sono fatiscenti e disperdono il 60% dell’acqua che trasportano, causando anche uno spreco energetico ed economico perché in Irpinia ci sono molti impianti di sollevamento. L’attuale gestione pare stia tentando un’operazione di risanamento con recupero crediti, riduzione organico e spese. Il risanamento potrebbe essere facilitato se l’entepotesse accedere a fondi e finanziamenti per risanare le reti. Nel 2018/2019 erano stati presi degli impegni da Regione ed Ente Idrico Campano (EIC) per 60milioni di finanziamenti per il risanamento delle reti, ma non sono stati utilizzati che per una piccola parte. Nello stesso periodo c’era anche il progetto di fusione tra ACS e Gesesa, a maggioranza privata del gruppo Acea,società che opera nel Sannio: operazione sventata grazie alla protesta dei cittadini. Il PNRR prevede lo stanziamento di ulteriori fondi per il risanamento delle reti idriche, ma è subordinato all’affidamento del servizio ad un gestore unico per ogni Distretto Idrico. In Irpinia il Distretto Idrico, secondo la legge regionale 15/2015, comprende le province di Avellino e Benevento:l’attribuzione della gestione unica all’Alto Calore, è bloccata a seguito della richiesta di fallimento. Per facilitare l’affidamento,per l’Irpinia si propone lo sdoppiamento del Distretto tra Avellino e Benevento, ma non è chiara la logica dell’operazione! Cosìcome qualcuno ha proposto anche lo sdoppiamento dell’Alto Calore in due aziende. In tutto ciò, il ruolo dei Comuni è fondamentale perché sono i soci dell’Alto Calore, sono i responsabili dell’erogazione dei servizi essenziali e i proprietari delle reti cittadine: sono lasciati soli da Regione ed EIC, con i debiti dell’Alto Calore. Il Comitato Acqua Bene Comune Aspettando Godot, su questi temi, (il 9 maggio, presso il Circolo della Stampa di Avellino), ha sollecitato i rappresentanti dei partiti politici della provincia di Avellino, di cui si riportano alcune dichiarazioni, in estrema sintesi. Nello Pizza, Partito Democratico: l’aumento del costo dell’energia ha fortemente penalizzato l’Alto Calore, ma da un paio d’anni si sono avviate azioni virtuose per risanarlo. L’acqua è un bene comune che deve rimanere gestito dal pubblico. Ranieri Popoli, Sinistra Italiana: il debito dell’ente è strutturale e progressivo e non è affatto vero che si sta operando un risanamento. I manager avrebbero dovuto essere scelti su criteri di capacità e non politici ed essere sollevati se incapaci. La soluzione potrebbe essere l’azienda speciale come l’ABC consortile di Napoli, società di diritto pubblico, dove il management non è condizionato politicamente. L’attuale amministratore unico dell’Alto Calore, è stato presidente dei consiglieri del collegio sindacale nella precedente gestione, quindi, dopo essersi candidato, è passato all’attuale ruolo, come frutto di una scelta politica. Alfonso Maria Gallo, Più Europa: il privato non deve prendere il sopravvento, l’acqua è un bene comune inalienabile. L’Alto Calore ha problemi irrisolti che si traducono in innalzamento dei costi e disservizi, mentre inorridisce constatare come la pubblica amministrazione sia incapace di fare progetti per accedere ai fondi europei tanto da restituirli, contrariamente a quanto succede per altre nazioni che li sfruttano appieno, come ad es., la Spagna. Aldo D’Andrea, Dema: perché l’ente è così indebitato? Bisogna individuare le responsabilità. Di certo la crisi deriva anche dal fatto che la Regione Campania ha una scarsa considerazione, anzi una vera e propria incuria, nei confronti della provincia di Avellino. Giovanni D’Ercole, Fratelli D’Italia, precisando che suo padre è stato presidente dell’ente, sottolinea la necessità direciproche assunzioni di responsabilità, sia a destra, sia a sinistra. “La Regione ha una mancanza di visione, servono scelte in grado di far rispettare la nostra specificità come irpini, aprendo tutti insieme un contenzioso per mettere in mora la politica regionale. È fondamentale che la nostra terra recuperi la propria centralità e metta a sistema le sue risorse, fermo restando l’affidamento dell’ Alto Calore al soggetto pubblico”. Francesco Iandolo, Avellino Prende Parte: necessario ricercare soluzioni condivise nell’interesse del cittadino a cui interessa un buon servizio a un giusto prezzo e perché l’Alto Calore funzioni, dev’essere trasformata in un’azienda speciale che possa essere tutelata. Walter Loffredo, Partito Comunista: ci chiediamo di chi siano le responsabilità che hanno portato all’attuale dissesto e rimaniamo fermamente contrari alla privatizzazione della gestione dell’acqua. Uno degli errori finora commessi, è stato considerare il mercato come unico regolatore. Continuiamo a sostenere le ragioni della campagna per frenare il Ddl Concorrenza: abbiamo aderito a tutte le manifestazioni indette e aderiremo anche a quella prevista a Napoli, sabato 14 maggio. Giovanni Bove, Azione: Alto Calore è la storia della politica clientelare degli ultimi cinquant’anni, dove si sono consumati destini e carriere di persone e partiti. C’era bisogno della Procura per capire com’è stato gestito l’ente? La nostra è la tariffa più alta d’Italia e ci dev’essere l’assunzione di responsabilità di chi ha gestito finora. Non vorrei si stesse preparando un’altra fregatura per la gente irpina, che dovrà mettere di nuovo mano al portafoglio. Carmine De Maio, Segretario Provinciale FILCTEM CGIL Avellino: per congegnare dei progetti si impiegano anni, inaudito! Il Sud è agli ultimi posti per la gestione delle acque e il fallimento si paga inevitabilmente con l’aumento delle bollette. Anna Maria Pascale, Comitato Acqua Bene Comune, ha chiesto agli interlocutori politici presenti se fossero disposti a superare le appartenenze partitico-ideologiche per mettere a punto insieme entro il 30 giugno, un progetto finalizzato a ottenere i fondi. Tutti si sono detti disponibili. Francesco Capuano, ingegnere dell’Alto Calore, nel suo accalorato intervento ha evidenziato, tra l’altro, come l’ente non riesca ad ottenere i fondi del PNRR e che lo sdoppiamento del Distretto Idrico sarebbe una follia. Antonello Di Somma, Comitato Acqua Bene Comune: l’Alto Calore non è ancora fallito, ma è fortemente penalizzato oltre che dai debiti, anche dalla bolletta elettrica, in quanto per le caratteristiche orografiche del territorio,le reti hanno bisogno delle pompe di sollevamento: gli impianti sono obsoleti e si spreca il 60% dell’acqua che si trasporta. La nostra provincia fornisce l’acqua anche a Napoli, alla Puglia al Sannio: questi territori dovrebbero aiutarci a ridurre gli sprechi. Lo sdoppiamento del Distretto Idrico, di cui Alto Calore è il candidato naturale, favorirebbe invece Gesesa, società beneventana partecipata dai privati, che in Campania non ha certo brillato per efficienza ed economicità, tanto da essere indebitata e sotto inchiesta per i depuratori. Anche la Gori SpA (partecipata da privati) ha ricevuto l’aiuto della Regione Campania per rateizzare i debiti. Ciò dimostra che la Regione se vuole può intervenire, pertanto chiediamo ai nostri politici di coinvolgerla per risolvere una buona volta, il problema dell’Alto Calore.
Attualità
Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici
L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo “Educare alla parità di genere – tra pari”.
Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.
Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”.
L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano. Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.
Dopo i saluti di:
Enrico Franza
Sindaco di Ariano Irpino
Laura Cervinaro
Consigliera Provinciale
Augusto Morella
Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali Provincia di Avellino n. A1
Pasqualino Molinario
Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino
Grazia Vallone
Assessore all’Istruzione e alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino
Interverranno:
Rossella Schiavo
Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”
Tiziana Aragiusto
Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”
Massimiliano Bosco
Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”
Giovanni Mingione
Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”
Interventi degli studenti
Attualità
Rsu Ispettorato del Lavoro: solidarietà alle colleghe aggredite a Sirignano, necessario garantire sicurezza dei dipendenti
La Rappresentanza sindacale unitaria dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Avellino, composta da Mario D’Andrea, Carminantonio Vacchiano e
Maria Luisa Candela, nell’esprimere piena solidarietà alle due colleghe aggredite nei giorni scorsi in un’attività commerciale di Sirignano, mentre svolgevano il proprio lavoro, approfittando della presenza in città di alti dirigenti dell’ente, giunti appositamente presso la sede dell’ufficio per manifestare la vicinanza dell’amministrazione per quanto successo e approfondire la vicenda, ha avuto un confronto con il direttore centrale Vigilanza e Sicurezza del Lavoro dell’Ispettorato nazionale, dott. Aniello Pisanti, con il direttore interregionale Inl, dott. Giuseppe Patania, e con il direttore dell’Ispettorato territoriale di Avellino, dott. Francesco Damiani, che nella mattinata di ieri si sono incontrati, a Palazzo di governo, con il Prefetto, Rossana Riflesso.
L’intento della Rsu è individuare soluzioni idonee a gestire una situazione che ormai sta diventando insostenibile per gli ispettori che quotidianamente, nello svolgere le proprie mansioni, si imbattono in situazioni rischiose, diventando nei fatti lo sfogatoio di tensioni sociali, ma anche i destinatari di atteggiamenti e comportamenti incivili e aggressivi, da parte di alcuni degli utenti sottoposti a controlli.
Per quanto ci riguarda, abbiamo quindi chiesto maggiore attenzione e tutela anche per il personale adibito al front office, che costantemente deve rapportarsi con il malcontento dell’utenza, che non di rado degenera in invettive e minacce all’indirizzo degli addetti.
Da parte dei tre dirigenti abbiamo registrato ampia disponibilità a recepire le nostre osservazioni e ad intrattenere un confronto costante, in un’ottica di collaborazione costruttiva, nell’interesse esclusivo dei dipendenti degli uffici, in modo che possano svolgere le proprie funzioni istituzionali nella massima tranquillità.
Venendo al grave espisodio occorso alle colleghe, l’altro giorno, quando le due ispettrici del lavoro si sono presentate e qualificate all’atto dell’accesso ispettivo, il titolare della ditta ha reagito con violenza contro una di loro, strattonandola con forza mentre stava procedendo all’identificazione di una lavoratrice, impedendole di raccoglierne le dichiarazioni, in modo da agevolarne l’allontanamento, anche su energico invito della madre di quest’ultimo, presente nel negozio. Nonostante le ispettrici abbiano immediatamente chiesto l’intervento dei Carabinieri della stazione di Baiano, tramite il 112, che sono sopraggiunti in loco, il titolare della ditta e i suoi congiunti hanno ripetutamente oltraggiato e aggredito verbalmente le ispettrici del lavoro, rovesciando persino il tavolo sul quale stavano redigendo il verbale, colpendo così ad una mano una delle colleghe, procurandole una frattura ad un dito. Si è pertanto reso necessario l’intervento dei sanitari, anche a causa di un malore accusato dall’ispettrice colpita, a seguito della situazione, e il trasporto presso il Pronto Soccorso dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino, dove i medici hanno riscontrato la frattura alla mano e un innalzamento della pressione arteriosa, con una prognosi di 25 giorni.
A seguito di quanto è successo, ci è stato riferito che sarà convocato, in tempi brevi, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con l’obiettivo di garantire un maggiore supporto all’attività ispettiva, in termini di forze dell’ordine.
Attualità
La lega marcia, mentre l’opposizione tace sulla Questione Meridionale e sul referendum
La Corte Costituzionale ha assestato un duro colpo alla legge 86/2024 targata Calderoli, ha cassato sette commi e indicato cinque prescrizioni a cui attenersi per riscrivere il testo. La casa è abbattuta ma non polverizzata, e Calderoli è ben determinato a modificare la legge in parlamento. I rilievi della Consulta sono chiari: non si possono trasferire intere materie ma solo specifiche funzioni, la richiesta va motivata e sempre che lo Stato Centrale non sia in grado di svolgere questa funzione nel rispetto del principio di sussidiarietà; la delega al governo per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non può essere generica; i LEP non possono essere definiti e rivisti con DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri); deve essere eliminato il criterio della spesa storica e le regioni sono obbligate a rispettare il patto di stabilità al fine di prevenire inefficienze di sistema e la crescita della spesa pubblica; il parlamento non può solo ratificare le intese, fra il governo e le regioni, ma deve approvarle e rinviarle per un nuovo esame. Le opposizioni esultano, manca, però, un’azione volta a rimettere al centro dell’agenda politica la Questione meridionale, causa ed effetto delle disuguaglianze tra le due aree del paese. Né l’opposizione ha riaffermato la necessità che il referendum, richiesto da oltre 1,2 milioni di cittadini, sia celebrato, in tal modo, si impedisce ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico sul regionalismo differenziato, sin ad ora, svolto solo nelle sedi istituzionali oppure nelle segrete stanze. In tal modo il silenzio dell’opposizione rafforza la proposta del governo Meloni di ritenere oramai inutile il referendum e non pongono in campo l’offensiva per spazzare via lo Spacca Italia.
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