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Lettera aperta – Odissea per un tampone

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Di Floriana Mastandrea  

Al Direttore Sanitario dell’Ospedale Frangipane di Ariano Irpino, dottor Angelo Frieri

Al Direttore Generale della ASL Avellino 1,dr.ssa Maria Morgante

Al Presidente della Regione Campania, on. Vincenzo De Luca

Al Commissario prefettizio del Comune di Ariano Irpino, dr.ssa Silvana D’Agostino

Ho amiche e amici medici e infermieri, presso l’Ospedale Frangipane di Ariano Irpino, che in questi giorni con abnegazione,si stanno dedicando all’emergenza Coronavirus, senza adeguate protezioni, ovvero in carenza di mascherine e tute usa e getta. Come ho già detto in un precedente articolo, dopo 20 giorni di ricovero presso il reparto di Medicina, si è scoperto che un paziente era affetto dal Covid-19: le 5 persone a cui è stato fatto il tampone, quattro infermieri e un medico, sono risultate tutte positive. Un’altra persona del reparto, infermiera, presenta da alcuni giorni dei sintomi verosimilmente riconducibili al Coronavirus, ma nonostante sembri sia stata messa in lista,secondo quanto le era stato assicurato dalla direzione sanitaria,ancora non riesce a fare il tampone. Ieri sera ho deciso di chiamare io stessa il 118, sollecitando affinché le fosse praticato il tampone: dopo una prima chiamata delle 19,46 durata 6 minuti, sono stata richiamata alle 21,29 e messa in contatto con l’infettivologo: abbiamo parlato per ben 12 minuti, nei quali ho fornito le informazioni sui sintomi della persona, sentita al telefono qualche ora prima. Mi è stato risposto che il 118 serve soltanto a fare un triage telefonico, che le persone con i sintomi devono stare a casa, mentre la decisione di fare o meno il tampone, dipende dalla ASL di Avellino. Non solo: se da un lato, la ASL chiede che chi ha avuto a che fare con persone che si sospetta possano essere infette, debba comunicarlo, dall’altro, dice che la segnalazione va fatta dai diretti interessati, ovvero da chi pensa di aver contratto il virus. Coloro che hanno i sintomi, mi ha informata l’infettivologo, devono stare in isolamento domiciliare. In ogni modo, alla fine l‘infettivologo, medico gentile e disponibile, mi ha assicurato che la persona in questione sarebbe stata segnalata alla ASL per farle praticare il tampone, consigliandomi che, se ci fossero state variazioni cliniche, leistessa avrebbe dovuto allertare il 118. Stamattina, io e la figlia della mia amica, abbiamo cominciato a fare un tam tam telefonico per metterci in contatto col servizio di Epidemiologia e Prevenzione (0825 292618 – 0825 292612), così come peraltro, ribadisco, consiglia di fare la stessa ASL di Avellino: nonostante numerosi tentativi, a me non ha risposto nessuno! Un po’ più fortunata è stata la figlia della mia amica, che dopo un’ora e dieci di tentativi, è riuscita a comunicare e a farsi assicurare che in giornata finalmente faranno il tampone a sua madre: un’impresa durata giorni! È mai possibile che per ottenere un servizio basilare per la salute, per gli stessi operatori che vi lavorano e che quindi attraverso la loro incolumità, garantiscono anche la nostra, si debbano affrontare tutte queste difficoltà? Se anche i medici dell’Ospedale Frangipane hanno scritto una lettera aperta in cui lamentano la carenza di presidi e bonifiche presso l’ospedale, temendo non solo di contrarre il virus, ma di essere essi stessi fonti di contagio, cosa si aspetta a prendere provvedimenti?                                                                                                                                                                                                                                                      A questo punto, inevitabili, si pongono delle domande al nuovo Direttore sanitario, che in mattinata ho tentato ripetutamente di contattare telefonicamente, al Direttore generale della ASL Avellino 1, al Commissario prefettizio del Comune di Ariano, nonché al Governatore della Regione Campania:                                                                                                                                                 Visto che Ariano è considerata un focolaio ed è stata chiusa, come si pensa di far fronte all’emergenza?                  Si ritiene sufficiente far annunciare da una macchina che la popolazione deve restare a casa, in quarantena, se ha i sintomi del Covid-19?                                                                                                                                                       Quali sono i criteri perché a una a persona si esegua il tampone, che presenti i sintomi? E se anche li presenta e non lo si pratica, si attende forse che vada prima in crisi respiratoria?                                                             È vero che a causa dei drastici tagli applicati alla sanità pubblica, il sistema è ridotto all’osso, ma giacché siamo in emergenza, perché non si praticano i tamponi a tappeto a tutta quella popolazione che potrebbe essere entrata in contatto con persone sospette di essere state contagiate dal Coronavirus, a cominciare dagli stessi operatori sanitari?                                                                                                                                                                 Si ritengono sufficienti e adeguati i dispositivi di protezione personale (Dpi, ovvero mascherine, guanti, disinfettanti e tute monouso), giunti nelle ultime ore presso l’Ospedale Frangipane di Ariano Irpino?                                                                                                                                                                                                            Come si ritiene di far fronte alla grave carenza di personale medico e paramedico?

Alla chiusura di questo articolo (ore 17,30)nessun tampone è stato ancora praticato alla mia amica: attendo fiduciosa, così come altre persone, che si trovano nella sua medesima condizione!

 

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Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge  agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo  “Educare alla parità di genere – tra pari”.

Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.

Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”. 

L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano.  Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.

Dopo i saluti di:

Enrico Franza

Sindaco di Ariano Irpino

Laura Cervinaro

Consigliera Provinciale

Augusto Morella

Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali   Provincia di Avellino n. A1

Pasqualino Molinario

Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino

Grazia Vallone

Assessore all’Istruzione e  alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino

Interverranno:

Rossella Schiavo

Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”

Tiziana Aragiusto

Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”

Massimiliano Bosco

Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”

Giovanni Mingione

Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”

Interventi degli studenti

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Rsu Ispettorato del Lavoro: solidarietà alle colleghe aggredite a Sirignano, necessario  garantire sicurezza dei dipendenti

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La Rappresentanza sindacale unitaria dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Avellino, composta da Mario D’Andrea, Carminantonio Vacchiano e
Maria Luisa Candela, nell’esprimere piena solidarietà alle due colleghe aggredite nei giorni scorsi in un’attività commerciale di Sirignano, mentre svolgevano il proprio lavoro, approfittando della presenza in città di alti dirigenti dell’ente, giunti appositamente presso la sede dell’ufficio per manifestare la vicinanza dell’amministrazione per quanto successo e approfondire la vicenda, ha avuto un confronto con il direttore centrale Vigilanza e Sicurezza del Lavoro dell’Ispettorato nazionale, dott. Aniello Pisanti, con il direttore interregionale Inl, dott. Giuseppe Patania, e con il direttore dell’Ispettorato territoriale di Avellino, dott. Francesco Damiani, che nella mattinata di ieri si sono incontrati, a Palazzo di governo, con il Prefetto, Rossana Riflesso.

L’intento della Rsu è individuare soluzioni idonee a gestire una situazione che ormai sta diventando insostenibile per gli ispettori che quotidianamente, nello svolgere le proprie mansioni, si imbattono in situazioni rischiose, diventando nei fatti lo sfogatoio di tensioni sociali, ma anche i destinatari di atteggiamenti e comportamenti incivili e aggressivi, da parte di alcuni degli utenti sottoposti a controlli.

Per quanto ci riguarda, abbiamo quindi chiesto maggiore attenzione e tutela anche per il personale adibito al front office, che costantemente deve rapportarsi con il malcontento dell’utenza, che non di rado degenera in invettive e minacce all’indirizzo degli addetti.

Da parte dei tre dirigenti abbiamo registrato ampia disponibilità a recepire le nostre osservazioni e ad intrattenere un confronto costante, in un’ottica di collaborazione costruttiva, nell’interesse esclusivo dei dipendenti degli uffici, in modo che possano svolgere le proprie funzioni istituzionali nella massima tranquillità.

Venendo al grave espisodio occorso alle colleghe, l’altro giorno, quando le due ispettrici del lavoro si sono presentate e qualificate all’atto dell’accesso ispettivo, il titolare della ditta ha reagito con violenza contro una di loro, strattonandola con forza mentre stava procedendo all’identificazione di una lavoratrice, impedendole di raccoglierne le dichiarazioni, in modo da agevolarne l’allontanamento, anche su energico invito della madre di quest’ultimo, presente nel negozio. Nonostante le ispettrici abbiano immediatamente chiesto l’intervento dei Carabinieri della stazione di Baiano, tramite il 112, che sono sopraggiunti in loco, il titolare della ditta e i suoi congiunti hanno ripetutamente oltraggiato e aggredito verbalmente le ispettrici del lavoro, rovesciando persino il tavolo sul quale stavano redigendo il verbale, colpendo così ad una mano una delle colleghe, procurandole una frattura ad un dito. Si è pertanto reso necessario l’intervento dei sanitari, anche a causa di un malore accusato dall’ispettrice colpita, a seguito della situazione, e il trasporto presso il Pronto Soccorso dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino, dove i medici hanno riscontrato la frattura alla mano e un innalzamento della pressione arteriosa, con una prognosi di 25 giorni.

A seguito di quanto è successo, ci è stato riferito che sarà convocato, in tempi brevi, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con l’obiettivo di garantire un maggiore supporto all’attività ispettiva, in termini di forze dell’ordine.

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La lega marcia, mentre l’opposizione tace sulla Questione Meridionale e sul referendum

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La Corte Costituzionale ha assestato un duro colpo alla legge 86/2024 targata Calderoli, ha cassato sette commi e indicato cinque prescrizioni a cui attenersi per riscrivere il testo. La casa è abbattuta ma non polverizzata, e Calderoli è ben determinato a modificare la legge in parlamento. I rilievi della Consulta sono chiari: non si possono trasferire intere materie ma solo specifiche funzioni, la richiesta va motivata e sempre che lo Stato Centrale non sia in grado di svolgere questa funzione nel rispetto del principio di sussidiarietà; la delega al governo per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non può essere generica; i LEP non possono essere definiti e rivisti con DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri); deve essere eliminato il criterio della spesa storica e le regioni sono obbligate a  rispettare il patto di stabilità al fine di prevenire inefficienze di sistema e la crescita della spesa pubblica; il parlamento non può solo ratificare le intese, fra il governo e le regioni, ma deve approvarle e rinviarle per un nuovo esame. Le opposizioni esultano, manca, però, un’azione volta a rimettere al centro dell’agenda politica la Questione meridionale, causa ed effetto delle disuguaglianze tra le due aree del paese. Né l’opposizione ha riaffermato la necessità che il referendum, richiesto da oltre 1,2 milioni di cittadini, sia celebrato, in tal modo, si impedisce ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico sul regionalismo differenziato, sin ad ora, svolto solo nelle sedi istituzionali oppure nelle segrete stanze. In tal modo il silenzio dell’opposizione rafforza la proposta del governo Meloni di ritenere oramai inutile il referendum e non pongono in campo l’offensiva per spazzare via lo Spacca Italia.

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