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MEDICINA DEMOCRATICA: LIBERARE IL PAESE DALL’AMIANTO È UN’INDEROGABILE PRIORITÀ

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Medicina Democratica, con l’AIEA, Associazione Italiana Esposti all’Amianto, pur apprezzando lo sforzo del Procuratore Cantelmo, nel portare a giudizio alcuni responsabili dell’Isochimica Avellinoe delle Ferrovie dello Stato, si rammarica della lunghezza e tardività del processo, durato quasi 6 anni per arrivare alla sentenza di primo grado, nonché del mancato ristoro delle lesioni causate ai lavoratori. In Appello ci saranno ulteriori prescrizioni a causa dell’insufficienza e dell’inadeguatezza delle leggi del tempo e di quelle di oggi! Resta da risolvere un grosso problema politico, nella necessità di chiudere la vicenda Amianto con la consapevolezza che tutti, INAIL compresa, Ispettorati del lavoro, ASL, Regione, Comuni, ecc., debbano procedere a difendere ambiente, lavoratori, cittadini e chiunque sia costretto ad avere a che fare con l’Amianto. Ci sono ancora sul territorio nazionale tra i 60 e i 70 milioni di tonnellate di Amianto, che è necessario smaltire in sicurezza. Utilizziamo i fondi del PNRR per chiudere una buona volta e definitivamente, la questione Amianto. Si utilizzino le risorse del PNRR anche per risolvere questo problema, non consegnandole a privati speculatori, ma a sicure strutture pubbliche: non lasciamo che anche quest’attività di moderna resistenza-resilienza, venga affidata alla speculazione privata! Per l’Amianto dobbiamo ritenerci tutti responsabili e non possiamo trasferire soltanto ai giudici, problemi che sono più grandi delle loro capacità e possibilità. Siamo tutti responsabili della permanenza sul territorio di questo disastro ambientale. La sicurezza va intesa anche come prevenzione, che si traduce insalvaguardia della salute dei lavoratori e risparmio di vite umane. Medicina Democratica e AIEA, presenti nel processo con lo studio dell’ avv. Bartolo G. Senatore, non si arrendono e saranno al fianco di lavoratori, cittadini e Comuni, nella lotta per liberarefinalmente il Paese dall’Amianto.

Medicina Democratica                                                                                                                     Il responsabile, dottor Paolo Fierro

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Liste di attesa: i soliti proclami

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Il governo Meloni agli inizi dell’estate scorsa sbandierò (vedi il mio articolo pubblicato da “Il Confronto, Rivista on line) ai quattro venti il programma con il quale avrebbe ridotto, in tempi rapidi, le liste di attesa. L’allarme è lanciato dalpresidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, il quale mette a fuoco il ritardo nell’approvazione dei decreti attuativi previsti dal DL 73/2024 sulle liste d’attesa, convertito dalla Legge 107/2024″. Sin ad ora, è stato adottato solo 1 dei 6 decreti attuativi. La riforma prevede un’integrazione del Cup delle strutture pubbliche con quelle accreditare dal SSR per migliorare le prenotazioni e l’offerta agli utenti, ed una nuova metodologia per individuare il fabbisogno reale del personale,passaggio fondamentale per le assunzioni, decreti ancora di là da venire. A fronte di tanti proclami estivi, non si comprende come potrebbero essere azzerate le liste di attesa se mancano circa 4 mila medici di Medicina di Emergenza-Urgenza (MEU). Circa 1033 medici hanno lasciato i PS, 467 nuovi ingressi coprono appena il 45% di medici dedicati a questo reparto. Per coprire i turni si è provveduto all’utilizzo di medici di altri reparti (29%), contratti atipici (54%), specializzandi di emergenza urgenza (32%), cooperative (28%), i medici non MEU comandati dalla direzione (20%). La tragica realtà è sotto i nostri occhi, il Tribunale dei diritti del malato ha denunciato che almeno 300 mila persone hanno atteso 3 giorni prima di avere un posto letto. L’amarezza delle parole del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sono rilanciate dall’Agenzia Ansa: “le riforme annunciate restano un esercizio retorico se non tradotte in azioni concrete, mentre il raggiungimento di risultati parziali è solo una magra consolazione politica, priva di reali benefici per la società”, (Redazione Ansa, 29 gennaio 2025).

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Marco La Carità nominato Componente Esecutivo Regionale di ANCI Campania in quota Forza Italia

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Napoli, 30 gennaio 2025 – Marco La Carità, Consigliere Comunale di Ariano Irpino, è stato nominato Componente Esecutivo Regionale di ANCI Campania, incarico di rilievo all’interno dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

La nomina, firmata dal Presidente Carlo Marino, si inserisce in un’ottica di rafforzamento della governance dell’ANCI Campania, con l’obiettivo di garantire un maggiore coinvolgimento nella fase istruttoria e operativa dell’Associazione.

Marco La Carità assumerà questo ruolo in quota Forza Italia, rappresentando il partito all’interno dell’organo esecutivo regionale. La sua esperienza amministrativa e il suo impegno politico saranno fondamentali per affrontare le sfide dei Comuni campani e promuovere soluzioni efficaci per il territorio.

“Sono onorato di questa nomina e pronto a mettere a disposizione le mie competenze per supportare i Comuni della nostra Regione”, ha dichiarato La Carità.

Forza Italia conferma così la sua presenza attiva in ANCI Campania, con l’obiettivo di garantire una rappresentanza forte e incisiva per gli amministratori locali.

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GAP Nord – Sud e Regionalismo Differenziato

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A Cercola, in provincia di Napoli, prosegue il dibattito di Città Futura, ubicata in C.so Domenico Ricciardi 261, sul rilancio della Questione Meridionale e delle sperequazioni tra le due aree del paese.  All’incontro di domenica 2 febbraio 2025 alle ore 11,00 parteciperà il Senatore Peppe De Cristofaro di Sinistra Italiana, il Consigliere Comunale di Città Futura Marco Picardi, il Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese e il giornalista e saggista Salvatore Lucchese, Direttore Responsabile della rivista laica e progressista “Meridione/Meridiani”

il Sud ha avuto, negli ultimi due anni, una crescita del PIL superiore al Nord ma, in realtà, i meridionali vivono con il reddito che è la metà e la disoccupazione doppia rispetto al Nord. Hanno servizi pubblici inadeguati, molto costosi, poco frequenti, in particolar modo in provincia, scarsamente calibrati ai bisogni che li costringe a rivolgersi al privato. Inoltre la crescita dell’occupazione al Sud, così come ha ribadito lo Svimez, è basata sul lavoro “cosiddetto povero” con un salario da part time ma, che, in realtà, impegna il lavoratore full time senza la possibilità di un progetto di vita futura e privo di sufficienti garanzie per la sua incolumità psico-fisica.  

Siete tutti invitati

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