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No a nuovi scippi al Sud: Regioni, Comuni e popolazione distratte e passive

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Il governo non ha alcun progetto per il Sud,indispensabile per far ripartire l’intero Paese. Lo confermano le parole del Sindaco di Milano Giuseppe Sala, il quale propone stipendi più bassi per i lavoratori del Sud, rispetto a quelli del Nord, in quanto, a suo dire, la vita costa di meno.

Tali affermazioni sono prive di senso logico e pericolose per stesse imprese del Nord che sarebbero le prime a subire la riduzione della produzione in quanto le loro merci sono collocate principalmente nel mercato Meridionale. Oltre a Giuseppe Sala altre autorevoli voci reputano indispensabile avviare la locomotiva del Nord. Tra questi ne cito alcuni come il Presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini in quota PD: prima il Nord; il Ministro per gli affari regionali e le autonomieFrancesco Boccia: si riparta con l’autonomia differenziata; la Ministra per le infrastrutture Paola De Micheli: più infrastrutture al Nord e meno al Sud; il Ministro dell’Università e Ricerca Gaetano Manfredi: non facciano concorrenza sleale le Università del Sud; e dulcis in fundo il più nordista di tutti, il Ministro per il Sud, il siciliano Giuseppe Provenzano: va tutto bene il Mezzogiorno è al centro dell’agenda politica Nazionale.

Il Governo mette a disposizione della parte più produttiva del Paese risorse ingenti ed investimenti strutturali capaci di rendere il Nord competitivo; il Sud invece non riceve alcuna attenzione ed è disattesa anche la clausola del 34% degli investimenti pubblici che consentirebbero a questo territorio di offrire migliori condizioni di vita e occasioni di lavoro alle future generazioni. Senza il Sud l’Italia non riparte, è la stessa U.E. a richiamare l’Italia ad avviare concreti interventi di spesa pubblica nel Mezzogiorno al fine di dotarlo di servizi efficienti ed infrastrutture tali da ridurre il divario socio-economico con il Nord. Area,quest’ultima, dotata di linee ferroviarie ad alta velocità mentre il Meridione è privo di linee a doppio binario o elettrificate e l’alta velocità si ferma a Salerno ed è solo un chiacchiericcio senza progetti cantierabili. Tant’è che il porto di Gioia Tauro è poco attrattivo per le navi containers che solcano il Mediterraneo per la mancanza della linea ferroviaria ad alta velocità, la quale consentirebbe il trasporto delle merci in tempi rapidi e con tariffe competitive rispetto ai porti di Anversa, Rotterdam e Amburgo che oggi sono i primi tre porti dell’U.E. I dati Svimez fanno venire la pelle d’oca, la migrazione dal Meridione è ormai un dato strutturale, questi territori sono abbandonati dal 20% dei giovani diplomati che scelgono le Università del Nord con una perdita per il Sud di consumi pari a circa 3 miliardi di euro annui.

Negli ultimi 15 anni circa 2 milioni di persone, la metà giovani ricompresi fra 15 e 34 anni, hanno abbandonato il Meridione e 800 mila non vi hanno più fatto ritorno provocando la desertificazione dei piccoli centri interni ma anche una consistente riduzione dei residenti nelle grandi città come Napoli, Reggio Calabria e Palermo. Aree nelle quali permarrannosolo persone anziane. Lascia senza parole la passività della popolazione e dei Presidenti delle Regioni meridionali rassegnati ad una triste sorte,agnelli da sacrificare sull’altare del federalismo competitivo e non cooperativo regalatoci da un capitalismo estrattivo che dimentica la solidarietà. Il Paese dei due pesi e delle due misure cala le sue carte. Utilizza, da vero baro, non solo il criterio della spesa storica ma anche l’articolo 47 del decreto legge “semplificazioni” approvato dal Consiglio dei Ministri il 7 luglio e pubblicato il 17 luglio, il quale consente di indirizzare le risorse destinate al Sud alla risoluzionedelle emergenze dell’intero Paese. Auspico che anche le risorse dal Recovery Fund non seguano lo stesso percorso, destinazione Nord. Sarà l’ultimo atto di un delitto perfetto perpetrato scientemente nei confronti di 21 milioni di cittadini residenti nel Meridione.

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Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge  agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo  “Educare alla parità di genere – tra pari”.

Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.

Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”. 

L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano.  Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.

Dopo i saluti di:

Enrico Franza

Sindaco di Ariano Irpino

Laura Cervinaro

Consigliera Provinciale

Augusto Morella

Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali   Provincia di Avellino n. A1

Pasqualino Molinario

Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino

Grazia Vallone

Assessore all’Istruzione e  alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino

Interverranno:

Rossella Schiavo

Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”

Tiziana Aragiusto

Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”

Massimiliano Bosco

Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”

Giovanni Mingione

Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”

Interventi degli studenti

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Rsu Ispettorato del Lavoro: solidarietà alle colleghe aggredite a Sirignano, necessario  garantire sicurezza dei dipendenti

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La Rappresentanza sindacale unitaria dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Avellino, composta da Mario D’Andrea, Carminantonio Vacchiano e
Maria Luisa Candela, nell’esprimere piena solidarietà alle due colleghe aggredite nei giorni scorsi in un’attività commerciale di Sirignano, mentre svolgevano il proprio lavoro, approfittando della presenza in città di alti dirigenti dell’ente, giunti appositamente presso la sede dell’ufficio per manifestare la vicinanza dell’amministrazione per quanto successo e approfondire la vicenda, ha avuto un confronto con il direttore centrale Vigilanza e Sicurezza del Lavoro dell’Ispettorato nazionale, dott. Aniello Pisanti, con il direttore interregionale Inl, dott. Giuseppe Patania, e con il direttore dell’Ispettorato territoriale di Avellino, dott. Francesco Damiani, che nella mattinata di ieri si sono incontrati, a Palazzo di governo, con il Prefetto, Rossana Riflesso.

L’intento della Rsu è individuare soluzioni idonee a gestire una situazione che ormai sta diventando insostenibile per gli ispettori che quotidianamente, nello svolgere le proprie mansioni, si imbattono in situazioni rischiose, diventando nei fatti lo sfogatoio di tensioni sociali, ma anche i destinatari di atteggiamenti e comportamenti incivili e aggressivi, da parte di alcuni degli utenti sottoposti a controlli.

Per quanto ci riguarda, abbiamo quindi chiesto maggiore attenzione e tutela anche per il personale adibito al front office, che costantemente deve rapportarsi con il malcontento dell’utenza, che non di rado degenera in invettive e minacce all’indirizzo degli addetti.

Da parte dei tre dirigenti abbiamo registrato ampia disponibilità a recepire le nostre osservazioni e ad intrattenere un confronto costante, in un’ottica di collaborazione costruttiva, nell’interesse esclusivo dei dipendenti degli uffici, in modo che possano svolgere le proprie funzioni istituzionali nella massima tranquillità.

Venendo al grave espisodio occorso alle colleghe, l’altro giorno, quando le due ispettrici del lavoro si sono presentate e qualificate all’atto dell’accesso ispettivo, il titolare della ditta ha reagito con violenza contro una di loro, strattonandola con forza mentre stava procedendo all’identificazione di una lavoratrice, impedendole di raccoglierne le dichiarazioni, in modo da agevolarne l’allontanamento, anche su energico invito della madre di quest’ultimo, presente nel negozio. Nonostante le ispettrici abbiano immediatamente chiesto l’intervento dei Carabinieri della stazione di Baiano, tramite il 112, che sono sopraggiunti in loco, il titolare della ditta e i suoi congiunti hanno ripetutamente oltraggiato e aggredito verbalmente le ispettrici del lavoro, rovesciando persino il tavolo sul quale stavano redigendo il verbale, colpendo così ad una mano una delle colleghe, procurandole una frattura ad un dito. Si è pertanto reso necessario l’intervento dei sanitari, anche a causa di un malore accusato dall’ispettrice colpita, a seguito della situazione, e il trasporto presso il Pronto Soccorso dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino, dove i medici hanno riscontrato la frattura alla mano e un innalzamento della pressione arteriosa, con una prognosi di 25 giorni.

A seguito di quanto è successo, ci è stato riferito che sarà convocato, in tempi brevi, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con l’obiettivo di garantire un maggiore supporto all’attività ispettiva, in termini di forze dell’ordine.

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La lega marcia, mentre l’opposizione tace sulla Questione Meridionale e sul referendum

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La Corte Costituzionale ha assestato un duro colpo alla legge 86/2024 targata Calderoli, ha cassato sette commi e indicato cinque prescrizioni a cui attenersi per riscrivere il testo. La casa è abbattuta ma non polverizzata, e Calderoli è ben determinato a modificare la legge in parlamento. I rilievi della Consulta sono chiari: non si possono trasferire intere materie ma solo specifiche funzioni, la richiesta va motivata e sempre che lo Stato Centrale non sia in grado di svolgere questa funzione nel rispetto del principio di sussidiarietà; la delega al governo per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non può essere generica; i LEP non possono essere definiti e rivisti con DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri); deve essere eliminato il criterio della spesa storica e le regioni sono obbligate a  rispettare il patto di stabilità al fine di prevenire inefficienze di sistema e la crescita della spesa pubblica; il parlamento non può solo ratificare le intese, fra il governo e le regioni, ma deve approvarle e rinviarle per un nuovo esame. Le opposizioni esultano, manca, però, un’azione volta a rimettere al centro dell’agenda politica la Questione meridionale, causa ed effetto delle disuguaglianze tra le due aree del paese. Né l’opposizione ha riaffermato la necessità che il referendum, richiesto da oltre 1,2 milioni di cittadini, sia celebrato, in tal modo, si impedisce ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico sul regionalismo differenziato, sin ad ora, svolto solo nelle sedi istituzionali oppure nelle segrete stanze. In tal modo il silenzio dell’opposizione rafforza la proposta del governo Meloni di ritenere oramai inutile il referendum e non pongono in campo l’offensiva per spazzare via lo Spacca Italia.

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