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Non è razzismo, ma precauzione chiedere a chi proviene dal nord, di fare il tampone

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ll virus si è diffuso rapidamente in Lombardia perché non state prese le misure necessarie per contenerlo. Addirittura i malati di Covid-19 sono stati trasportati nelle RSA. Un’idea demenziale, visto che gli anziani hanno un sistema immunitario debole. E così è cominciata la diffusione in larga scala e la condanna a morte di tanti di loro. I tamponi in Lombardia non si facevano, le persone erano abbandonate a se stesse: molti sono morti in casa senza ricevere le cure necessarie. In Veneto invece, hanno usato misure più adatte a contenere la diffusione del virus. La raccomandazione dell’OMS era di fare il test a qualsiasi persona che poteva aver contratto l’infezione da coronavirus, ma in Veneto hanno scelto un’altra strategia. La Regione Veneto a Vo ha deciso di fare i tamponi a tutti. A Vo c’erano i primi due casi: hanno fatto i tamponi a 3.000 persone, praticamente a tutti gli abitanti, hanno trovato 66 positivi, li hanno isolati 14 giorni, e alla fine c’erano ancora 6 positivi. Così hanno chiuso la partita. Questo ha dichiarato Zaia in una conferenza stampa.                      Se individuate, le persone contagiate possono essere isolate: così si spezza la catena del contagio. Il virus può riprodursi solo nel corpo dell’ospite, visto che è sprovvisto di DNA e per replicarsi ha bisogno del nostro DNA. Il massimo che il virus può vivere fuori dal corpo umano, sono tre giorni, indebolendosi subito e diventando sempre meno infettivo. Quindi è chiaro che per combatterlo, è necessario distanziare le persone e isolare quelle infette. L’unico modo per avere la sicurezza che il paziente è affetto da Covid -19 è eseguire i tamponi. Nel tampone si cerca l’RNA virale, ché è presente nella fase iniziale e acuta della malattia, con metodiche di biologia molecolare. Si cerca e si identifica con precisione il genoma virale nei secreti respiratori (le sostanze espulse attraverso la respirazione) del paziente sintomatico. Ci sono anche i test sierologici per la ricerca di anticorpi generati dall’organismo in risposta a un’infezione, che attestano se il paziente è venuto in contatto col virus. Però la prevalenza di soggetti con anticorpi anti-coronavirus è elevata e c’è il rischio che questi test sierologici rilevino anticorpi generati nel passato contro altri virus della stessa famiglia, causando i cosiddetti falsi positivi. Il coronavirus responsabile dell’infezione Covid-19 appartiene infatti alla famiglia dei beta-coronavirus umani, che è comunque geneticamente correlata agli alfa-coronavirus umani, che tutti gli anni sostengono diffusamente sindromi respiratorie (il più delle volte lievi) nella popolazione. Il prof. Fabrizio Pregliasco, ci spiega che lo strumento più attendibile ed efficace per una corretta diagnosi di Covid-19, è rappresentato dal tampone faringeo: un test veloce ed esaustivo.

In Lombardia l’inquinamento ha inciso molto nella diffusione del virus. Ci sono evidenze scientifiche che attestano che il particolato diffonde il virus. E proprio per questo bisognava prendere misure più radicali. È stato fatto nel sud e ha funzionato. Oggi in Campania abbiamo 4 positivi su 2.494 tamponi. Ma prima che arrivassero dal nord avevamo zero positivi. Non è stato disposto di eseguire i tamponi sulle persone che dal nord vengono al sud. Noi qui eravamo riusciti molto bene nel contenimento del virus anche grazie al nostro clima e all’aria più pulita. Non si tratta di razzismo se chiediamo che chi viene da noi si sottoponga al test. Noi abbiamo subito ben altro! Eppure siamo sempre accoglienti. Ma mentre il razzismo al nord si sostanzia di preconcetti legati a ignoranza, come l’idea che noi meridionali puzziamo, oppure dell’idea che sia meglio che il Vesuvio e l’Etna ci uccidano tutti, qui c’è una preoccupazione razionale, considerando il numero di morti e le conseguenze pesanti che la contrazione del virus implica. Al sud tutti ci siamo addolorati per l’enorme tragedia che ha colpito il nord, anche a causa di politici inetti che si erano scelti e vorremmo che il Covid-19 si avviasse a una fine, che se continuano i contagi, non può esserci. Ora si fa largo anche l’idea del Presidente della Campania De Luca, di imporre il vaccino antinfluenzale ai sessantacinquenni, che oltre che dittatoriale, e da campagna elettorale, trovo priva di ogni evidenza scientifica e di non facile realizzazione, perché l’art. 32 della Costituzione garantisce la libertà di cura contro ogni imposizione. Da novembre 2019, l’associaziome Auret raccoglie notizie di persone ricoverate, con polmoniti, pochi giorni dopo i vaccini. Secondo l’Associazione esistono studi scientifici pubblicati (https://www.loc.gov/law/foreign-news/article/china-vaccine-law-passed/?fbclid=IwAR35hj4W8ev1pKHCtw138-w84y15TW2kX5P-8houXmAFaayUnZ_YPpYsmPU e altri) che sostengono come il vaccino per l’influenza e il Coronavirus Sars, possano indurre malattie polmonari. L’avv. Roberto Mastalia, presidente nazionale dell’associazione, ha anche dichiarato che stanno svolgendo un’interessantissima indagine. Da 200 verifiche condotte in collaborazione con medici degli ospedali e del 118, ricavando i dati di pazienti ricoverati in Terapia Intensiva e successivamente deceduti, l’80% aveva ricevuto i vaccini antinfluenzali. Gli intubati giovani avevano usato VaxiGrip Tetra, (utilizzato anche per i bambini). Tutti i ceppi contenuti degli antinfluenzali di quest’anno, vennero indicati dall’OMS a inizio 2019, e contengono 2 ceppi di coronavirus (definito inattivato). I vaccini sotto osservazione sono: Fluad 2019-2020, Influvac S Tetra, Influvac S, Vaxigrip Tetra. Quindi i vaccini antinfluenzali contengono due ceppi di coronavirus. Non abbiamo bisogno di vaccini antinfluenzali, ma soltanto di tamponi per individuare e sconfiggere il virus.

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Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge  agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo  “Educare alla parità di genere – tra pari”.

Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.

Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”. 

L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano.  Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.

Dopo i saluti di:

Enrico Franza

Sindaco di Ariano Irpino

Laura Cervinaro

Consigliera Provinciale

Augusto Morella

Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali   Provincia di Avellino n. A1

Pasqualino Molinario

Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino

Grazia Vallone

Assessore all’Istruzione e  alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino

Interverranno:

Rossella Schiavo

Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”

Tiziana Aragiusto

Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”

Massimiliano Bosco

Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”

Giovanni Mingione

Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”

Interventi degli studenti

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Rsu Ispettorato del Lavoro: solidarietà alle colleghe aggredite a Sirignano, necessario  garantire sicurezza dei dipendenti

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La Rappresentanza sindacale unitaria dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Avellino, composta da Mario D’Andrea, Carminantonio Vacchiano e
Maria Luisa Candela, nell’esprimere piena solidarietà alle due colleghe aggredite nei giorni scorsi in un’attività commerciale di Sirignano, mentre svolgevano il proprio lavoro, approfittando della presenza in città di alti dirigenti dell’ente, giunti appositamente presso la sede dell’ufficio per manifestare la vicinanza dell’amministrazione per quanto successo e approfondire la vicenda, ha avuto un confronto con il direttore centrale Vigilanza e Sicurezza del Lavoro dell’Ispettorato nazionale, dott. Aniello Pisanti, con il direttore interregionale Inl, dott. Giuseppe Patania, e con il direttore dell’Ispettorato territoriale di Avellino, dott. Francesco Damiani, che nella mattinata di ieri si sono incontrati, a Palazzo di governo, con il Prefetto, Rossana Riflesso.

L’intento della Rsu è individuare soluzioni idonee a gestire una situazione che ormai sta diventando insostenibile per gli ispettori che quotidianamente, nello svolgere le proprie mansioni, si imbattono in situazioni rischiose, diventando nei fatti lo sfogatoio di tensioni sociali, ma anche i destinatari di atteggiamenti e comportamenti incivili e aggressivi, da parte di alcuni degli utenti sottoposti a controlli.

Per quanto ci riguarda, abbiamo quindi chiesto maggiore attenzione e tutela anche per il personale adibito al front office, che costantemente deve rapportarsi con il malcontento dell’utenza, che non di rado degenera in invettive e minacce all’indirizzo degli addetti.

Da parte dei tre dirigenti abbiamo registrato ampia disponibilità a recepire le nostre osservazioni e ad intrattenere un confronto costante, in un’ottica di collaborazione costruttiva, nell’interesse esclusivo dei dipendenti degli uffici, in modo che possano svolgere le proprie funzioni istituzionali nella massima tranquillità.

Venendo al grave espisodio occorso alle colleghe, l’altro giorno, quando le due ispettrici del lavoro si sono presentate e qualificate all’atto dell’accesso ispettivo, il titolare della ditta ha reagito con violenza contro una di loro, strattonandola con forza mentre stava procedendo all’identificazione di una lavoratrice, impedendole di raccoglierne le dichiarazioni, in modo da agevolarne l’allontanamento, anche su energico invito della madre di quest’ultimo, presente nel negozio. Nonostante le ispettrici abbiano immediatamente chiesto l’intervento dei Carabinieri della stazione di Baiano, tramite il 112, che sono sopraggiunti in loco, il titolare della ditta e i suoi congiunti hanno ripetutamente oltraggiato e aggredito verbalmente le ispettrici del lavoro, rovesciando persino il tavolo sul quale stavano redigendo il verbale, colpendo così ad una mano una delle colleghe, procurandole una frattura ad un dito. Si è pertanto reso necessario l’intervento dei sanitari, anche a causa di un malore accusato dall’ispettrice colpita, a seguito della situazione, e il trasporto presso il Pronto Soccorso dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino, dove i medici hanno riscontrato la frattura alla mano e un innalzamento della pressione arteriosa, con una prognosi di 25 giorni.

A seguito di quanto è successo, ci è stato riferito che sarà convocato, in tempi brevi, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con l’obiettivo di garantire un maggiore supporto all’attività ispettiva, in termini di forze dell’ordine.

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La lega marcia, mentre l’opposizione tace sulla Questione Meridionale e sul referendum

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La Corte Costituzionale ha assestato un duro colpo alla legge 86/2024 targata Calderoli, ha cassato sette commi e indicato cinque prescrizioni a cui attenersi per riscrivere il testo. La casa è abbattuta ma non polverizzata, e Calderoli è ben determinato a modificare la legge in parlamento. I rilievi della Consulta sono chiari: non si possono trasferire intere materie ma solo specifiche funzioni, la richiesta va motivata e sempre che lo Stato Centrale non sia in grado di svolgere questa funzione nel rispetto del principio di sussidiarietà; la delega al governo per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non può essere generica; i LEP non possono essere definiti e rivisti con DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri); deve essere eliminato il criterio della spesa storica e le regioni sono obbligate a  rispettare il patto di stabilità al fine di prevenire inefficienze di sistema e la crescita della spesa pubblica; il parlamento non può solo ratificare le intese, fra il governo e le regioni, ma deve approvarle e rinviarle per un nuovo esame. Le opposizioni esultano, manca, però, un’azione volta a rimettere al centro dell’agenda politica la Questione meridionale, causa ed effetto delle disuguaglianze tra le due aree del paese. Né l’opposizione ha riaffermato la necessità che il referendum, richiesto da oltre 1,2 milioni di cittadini, sia celebrato, in tal modo, si impedisce ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico sul regionalismo differenziato, sin ad ora, svolto solo nelle sedi istituzionali oppure nelle segrete stanze. In tal modo il silenzio dell’opposizione rafforza la proposta del governo Meloni di ritenere oramai inutile il referendum e non pongono in campo l’offensiva per spazzare via lo Spacca Italia.

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