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Non perdersi d’animo, accettare le sfide e reinventarsi: parola di neuroscienziata

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Cristina Donato, classe 1989, è una neuroscienziata laureatasi nel 2013 in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche all’Università di Genova, città di cui è originaria e nella quale ha frequentato il tirocinio formativo presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), dipartimento di “Neuroscience and Brain Technologies”. Da lì ha interagito con un ambiente lavorativo internazionale, che l’ha portata ad ampliare le sue conoscenze scientifiche all’estero: “Amo le sfide e così, ho scelto di abbandonare la mia zona di comfort e, dopo aver vinto il concorso presso l’Ecole des Neurosciences de Paris-Ile de France, ho ottenuto una borsa di studio che mi ha consentito di portare a termine un dottorato di ricerca in Neuroscienze alla Sorbona di Parigi. In seguito sono stata ricercatrice Post doc al Luxembourg Centre for Systems Biomedicine all’Università del Lussemburgo, che ho raggiunto viaggiando ogni giorno dal confine di Metz in Francia, dove vivo”. Il campo delle neuroscienze, ovvero il lavoro sui neuroni, le unità cellulari che costituiscono il tessuto nervoso, è ampio, tanto da poter parlare di neuroscienze comportamentali, computazionali, ecc., ma Cristina è neuroscienziata sperimentale, cioè conduce degli esperimenti in laboratorio. “Utilizzo due categorie di tecniche, quelle di biologia molecolare per ricercare mutazioni specifiche in determinate sequenze di DNA, e quelle di elettrofisiologia, che mi permettono di analizzare gli effetti di queste mutazioni sull’attività del cervello”. Terminato il contratto a termine, poiché i finanziamenti per continuare la ricerca sul progetto al quale stava lavorando, per altri tre anni non sono stati rinnovati, non vedere prospettive come ricercatrice, né di assunzione a tempo indeterminato, le stava facendo perdere fiducia in se stessa: “così ho deciso di lanciarmi nella carriera di Project manager e il mio capo mi ha sostenuta, rinnovandomi 6 mesi di contratto, fino a luglio. Nel frattempo ho cominciato a inviare il mio curriculum sia in Lussemburgo sia in Francia, in ambito universitario e ad enti che finanziano la ricerca o che collaborano con l’ambito scientifico”. È riuscita a reinventarsi: “Il Project manager è un mestiere abbastanza nuovo: si viene chiamati da un’azienda per realizzare un obiettivo come leader, insomma, guidi il gruppo e non fai più il lavoro sporco. Mi piacerebbe occuparmi di progetti nella scienza, ma come guida”.

Dopo 6 anni di fidanzamento e condivisione di lavoro precario, di recente si è sposata: avrà inciso il matrimonio sulle sue nuove decisioni?Solo in parte, considerando che quando ho iniziato il dottorato ero già fidanzata con Matteo e poi siamo venuti a vivere insieme in Francia. Ha influito di più la pandemia, visto che sono stata strappata dal bancone dopo sei mesi dall’inizio del lavoro all’Università del Lussemburgo poiché l’istituto ha chiuso. A questo aggiungiamo la prospettiva di dover cambiare continuamente stato e laboratorio per ottenere finanziamenti per pubblicare ad alto livello. Non me la sono più sentita, perché ho messo su un piano diverso il lavoro, rispetto all’amore per la famiglia. Si ripropone la vecchia storia di dover scegliere. Conciliare un lavoro così impegnativo con la famiglia, non è impossibile“, ma di certo, aggiunge: “estremamente complicato. Posso fare l’esempio di colleghe ricercatrici all’estero, costrette ai salti mortali per portare avanti la carriera. Non vedono i loro bambini per l’intera giornata poiché li lasciano all’asilo e alle baby sitter e talvolta nemmeno per il week end, come accade per una cara amica che ha il marito trasfertista. Quando ho deciso di mollare la ricerca, mi sono confrontata con una capo laboratorio, che mi consigliato: fai la tua scelta perché io alla tua età ho fatto tante rinunce, compresa quella di crearmi una famiglia. Ho avuto i miei figli molto tardi, mio marito fa lo stesso lavoro, ma abbiamo il vantaggio che i nostri genitori vivono qui, ci hanno aiutato nella gestione della famiglia. Per chi, come me e mio marito, i genitori li ha in Italia, non è semplice. Con i contratti a tempo determinato inoltre, può accadere che i mesi di maternità non vengano recuperati al rientro, ma sottratti dal contratto: se si ha un contratto da due anni, è facile che diventi da un anno e mezzo”.

Neanche un’opportunità dall’Italia prenderebbe in considerazione?Al momento la scarterei, anche se di certo potrei avere contratti da 1 a 5 anni, ma considerando che dopo dovrei lasciare, sarebbe solo un modo per prolungare la sofferenza. Inoltre mio marito ha ottenuto da poco il contratto a tempo indeterminato come musicista presso l’Opéra national de Lorraine, così almeno uno dei due ha un lavoro fisso. Il mio lavoro è importante, ma ho scelto di mettere avanti la famiglia, piuttosto che la carriera”. La pandemia ha cambiato anche il suo modo di lavorare: “in questo periodo lavoro da casa (smart working), così posso evitare due ore di traffico e alzarmi un po’ più tardi la mattina. Posso dedicarmi alla musica, una parte fondamentale della mia vita, che mi fa compagnia da quando ero bambina. Suono il basso e ho una forte passione per i vecchi vinili e per tutto ciò che viene dal passato. L’altro mio hobby è lo sport: pratico il CrossFit, una disciplina all’inizio molto dura ma, che mi ha dato tanto. La pandemia ha riconnesso le persone a se stesse”

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Da martedì 13 maggio, sarà attivo il servizio di raccolta dei rifiuti biodegradabili da giardini e parchi

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Si informa la cittadinanza che, a partire da martedì 13 maggio 2025, sarà attivato il servizio di raccolta dei rifiuti biodegradabili prodotti da giardini e parchi(erba, foglie, fiori, rami di piccole dimensioni), nelle zone servite dal “porta a porta”.
Il servizio sarà operativo fino al 28 ottobre 2025, con raccolta ogni martedì a partire dalle ore 12:20, salvo diverse esigenze che saranno eventualmente comunicate.

MODALITÀ DI CONFERIMENTO:

I rifiuti dovranno essere conferiti esclusivamente in buste trasparenti per permettere il controllo del materiale.
Non saranno ritirati i sacchi neri o comunque non trasparenti.
Si invita pertanto la cittadinanza a rispettare scrupolosamente le modalità di conferimento per evitare disservizi e garantire un corretto svolgimento della raccolta.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi all’Ufficio Ambiente del Comune o consultare il sito istituzionale.

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Giochi matematici alla Bocconi di Milano – Alunno di Ariano tra i migliori d’Italia

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Grande soddisfazione per l’Istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani” di Ariano Irpino: tra gli oltre mille finalisti giunti a Milano per la prestigiosa Finale Nazionale dei “Giochi Matematici” organizzati dall’Università Bocconi, un alunno del Plesso Covotta della scuola secondaria di primo grado si è classificato al 13° posto nella graduatoria conclusiva. Congratulazioni, dunque, al giovane Li PIZZI Emanuele. Un risultato di grande valore, che premia lo studio, l’impegno, la concentrazione e la dedizione di tutti coloro che hanno reso possibile questo traguardo: gli studenti, i docenti e l’intera comunità scolastica. La dirigente scolastica Filomena Colella, ha espresso profonda soddisfazione: “Siamo orgogliosi di questo brillante risultato che conferma l’efficacia del nostro percorso educativo e la passione con cui i nostri docenti accompagnano gli studenti nelle sfide formative più stimolanti. Un grazie sentito va al nostro alunno finalista, che ha rappresentato con onore il nostro istituto su scala nazionale e complimenti anche a tutti gli altri allievi dell’istituto che hanno concorso nella stessa finalissima”.

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Scola e Fellini: prima di realizzare un film, meglio disegnarlo

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Il disegno è propedeutico alla realizzazione di un film, chiarisce caratteristiche dei personaggi, ambientazione, scenari, colori e persino l’ironia che si vuol comunicare attraverso la trasposizione in immagini. Per Ettore Scola: “disegnare era pensare con la mano”, ha raccontato Giuseppe Rossi, giovane regista originario di Guardia dei Lombardi (AV), che nel giorno che avrebbe celebrato il compleanno del regista, nato a Trevico il 10 maggio 1931 (e scomparso a Roma il 19 gennaio 2016), ha incontrato il pubblico presso Palazzo Scola. Tema dell’evento, promosso dall’Associazione culturale Irpinia Mia e presentato da Umberto Rinaldi (direttore Festival Corto e a capo) “Scola, Fellini e la matita del regista”. Nel ripercorrere l’excursus di Fellini e Scola, il primo fuggito da Rimini, che gli stava stretta, il secondo invece legato alla sua Trevico, entrambi emigrati a Roma, dove si erano incontrati mentre lavoravano alla rivista satirica Marc’Aurelio, Rossi ha evidenziato come entrambi fossero accomunati dalla vena ironica. Quella stessa ironia che trasferivano anche nei loro film. Mentre Fellini, che pur inizialmente si rifaceva al Neorealismo, raccontava l‘onirico e l’irreale, Scola trasponeva nei suoi lavori la cruda realtà: in ogni modo, ambedue esploravano la complessità dell’essere umano, avvalendosi del talento di un grande e versatile interprete come Marcello Mastroianni, ulteriore elemento che li accomunava.

Se Scola utilizzava il colore quando strettamente necessario, Fellini ne faceva invece largo uso per esaltare i personaggi dei suoi lavori, nonché per comunicare alla troupe le sensazioni che voleva emergessero nel film.                                                                                                                                                          

 Gli spunti per la realizzazione di un film partivano spesso da suggestioni, come accadde per Una giornata particolare, che nacque dall’impressione che Ettore Scola ebbe a seguito della visita di Hitler a Roma, alla quale il padre, medico, fu costretto a partecipare. Scola bambino, oltre che dalla parata, era rimasto impressionato da capelli e baffi di Hitler, che erano biondo-rossicci e non neri, come si era abituati a vedere nei documentari in bianco e nero.                                                

Anche altri registi sono ricorsi e ricorrono ai disegni per i propri film: Martin Scorsese (Taxi driver, Il colore dei soldi, Quei bravi ragazzi, Gangs of New York, etc.) Tim Burton (Mani di forbice), James Cameron (Terminator, Titanic), tra i preferiti di Giuseppe Rossi, anch’egli dedito a disegnare il suo film prima di girarlo.                                                                                                                                                                         A completare l’evento, uno stralcio di sei minuti tratto da un documentario muto inedito degli Anni Trenta di Elvira Notari su Trevico e la processione dell’8 settembre, nonché un pezzo di Maria Luisa Giovanniello sulla mietitura e trebbiatura del 1978 e sulla processione del 12 agosto dedicata a Sant’Euplio (patrono), corredato di foto della nascita di Ettore Scola (donate dalla famiglia), nonché un breve video di Scola che risponde alla domanda di un bambino su Trevico (“A Trevico sono tutti i giorni col pensiero perché le radici te lo impongono, anche se non ci sono più tornato da quando è morta mia madre”), ripreso da Mariangela Cioria, che ha unito anche alcune sue fotografie di Trevico oggi. Notevoli gli interventi per violino su musiche da film di Ennio Morricone, del maestro Franco Archidiacono.                                                                                                         

Breve scheda di Giuseppe Rossi

Nato ad Avellino l’8 settembre 1993, è regista, produttore, sceneggiatore e montatore. Laureato in Regia Cinematografica presso la Libera Università del Cinema di Roma (2016) e Filosofia presso la sapienza di Roma (2019), nel 2023 ha conseguito il Master in Produzione Cinematografica e Televisiva presso la Luiss Business School di Roma.
Nel 2010 ha vinto il PremioMyGiffoni al Giffoni Film Festival. Ha scritto, diretto e montato numerosi cortometraggi, tra cui l’animazione dark Voodoo Love Story  (finalista ai Nastri D’Argento 2015), il thriller psicologico Chromotherapy  e l’action fantasy Blue Crystel  (vincitore di numerosi premi internazionali per i migliori effetti visivi). 
Nel 2020 ha fondato il 2D & 3D Animation Film Festival e ha diretto il documentario 90 Seconds sul terremoto dell’Irpinia del 1980. Ha diretto 3 video musicali per la band La Janara. Il suo cortometraggio horror The Exorcism of Water, è stato presentato in anteprima al Fantafestival 2022.
Il suo ultimo lavoro è il documentario Titanus 1904, sulla più grande e antica casa di produzione cinematografica italiana, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024.
È membro di AIR3 (Italian Directors Guild), WGI (Writers Guild Italia) e 100autori.  

Floriana Mastandrea

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