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Non sapevo neppure il suo nome: serve la memoria, per scongiurare le guerre

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È in apparenza scanzonato, il protagonista del libro di Roberta Canu, Osvaldo Longhi, suo nonno. Lo è come può esserlo un uomo che ha sopportato esperienze estreme, dalle privazioni di cibo e acqua, alla libertà. Lo è, come una persona che è stata in pericolo di vita per una mira di espansione che non condivideva, lui proveniente com’era, da una famiglia comunista, libera e anarchica. È scanzonato, come un uomo costretto a sopportare dalla guerra in Africa, tra caldo, insetti, sudore, fatica, alla sua stessa deportazione per lavoro coatto in Germania, tra enormi stenti e rischi per sopravvivere. Lo è, come chi ha visto gli orrori della guerra, l’assurdità delle ingiuste morti dei suoi commilitoni, così come quelle degli Africani aggrediti. Lo è, come chi, disallestendo il campo in Africa, ha scoperto piedi di cadaveri spuntare dalla terra o, nelle pozzanghere dalle quali attingeva acqua da bere, marcire altri cadaveri di soldati. Lo è come chi, dal dolore devastante delle esperienze estreme, non può che trovare un’unica consolazione: l’ironia. E di ironia Osvaldo ne ha proprio tanta, perché se è vero che le esperienze formano, è la mediazione tra ciò che si è sopportato, la propria indole, la sensibilità e l’intelligenza, che si giunge alla formazione di un uomo nuovo. E proprio quell’uomo nuovo, era diventato l’affascinante Osvaldo. Si può ritenere che quell’apparire scanzonato, derivasse anche da un meccanismo di difesa, necessario a staccarsi dagli orrori vissuti, come altro da sé, per non dover soffrire ogni volta, rivivendoli. Osvaldo era ribelle, coraggioso e insofferente alle regole. Era arrivato a imbracciare il fucile contro quel tenente che non voleva accettare la sua proposta di scambiare l’acqua sporca della sua borraccia per farci il caffè, concedendo a lui quella pulita, ovvero quella stessa che Osvaldo, con un altro soldato, sfidando caldo e pericoli, era andato a prendere per tutti, dimenticandosi però di svuotare e poi riempire di nuovo la sua borraccia, con l’acqua pulita. Ma era anche molto generoso, come quando si ostinò a salvare quel giovane medico, genovese anch’egli, che stremato dalla fatica, appoggiato a un albero voleva essere lasciato nella foresta a morire. Se Osvaldo avesse eseguito gli ordini, avrebbe dovuto abbandonarlo, ma non poteva consentirlo: gli cedette la sua acqua, che, lo sapeva bene, equivaleva a rischiare la vita, se lo caricò in spalla ed entrambi ne uscirono vivi! Era un Giusto, al quale nel 1939 Mussolini conferì la Croce al merito di guerra, magra “consolazione” per un pacifico antifascista, che della guerra avrebbe fatto volentieri a meno! Non tutti però, ebbero in famiglia la stessa sua fortuna di salvarsi dalla ferocia e dalle persecuzioni della guerra: un fratello partigiano, Aleandro, fu torturato e ucciso dai fascisti. Significative le lettere che scrisse alla madre dal carcere e che Roberta ci consegna. Un altro fratello, impazzì a causa dei traumi subìti in 7 anni di guerra, combattuta tra Africa e Albania.                                                                                                                                                                               Il lavoro, che si riconduce a tratti al genovese utilizzato dal nonno, rendendo con efficacia il senso del racconto, ci riporta aneddoti, documenti, lettere, encomi. È un libro-testimonianza delle atrocità e dell’inutilità della guerra, barbara crudeltà evitabile, perpetrata ai danni dei più deboli per risolvere interessi e controversie dei potenti, proprio come l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina, e le oltre 30 guerre in corso nel mondo. Le mire espansionistiche ed economiche, le ingiustizie, i soprusi, il male dell’uomo sull’uomo, sono i principali demoni da sconfiggere, se vogliamo raggiungere un grado di civiltà tale, che un individuo abbia un posto in un mondo più equo. Non è utopistico immaginare un mondo di pace e di eguali, è questione di volontà: va costruito ogni giorno nelle azioni di ognuno, le stesse che dovrebbero attuare proprio coloro che hanno la responsabilità del potere. Il passato deve insegnarci a preservare quei valori antifascisti fondamentali della democrazia per i quali, così come Aleandro Longhi (medaglia d’argento alla memoria al valor militare per la Resistenza), in tanti, hanno dato la vita. Con lo spettro di una Terza Guerra Mondiale alle porte, che mai avremmo immaginato profilarsi nell’evoluto Terzo Millennio, è necessario più che mai scongiurare la ripetizione dei medesimi errori: ricordare dovrebbe servire da monito, affinché nessun uomo debba più soffrire per cause ingiuste. E la giustizia si fa anche con la memoria, collocando al posto giusto coloro che ne sono stati i protagonisti.                                                                                                                                                                                                  La prefazione del libro è di Aleandro Longhi, figlio di Osvaldo, già senatore e deputato.

Roberta Canu                                                                                                                                                                                  Non sapevo neppure il suo nome                                                                                                                                           Albatros                                                                                                                                                                                              pagg. 194 € 12,50

Disponibile on line e nelle maggiori librerie

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Educare alla parità di genere – tra pari”, domani la presentazione del progetto presso la Sala Conferenze del Palazzo degli Uffici

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino venerdì 22 novembre 2024 alle ore 10,30 presso la sala Conferenze del Palazzo degli Uffici presenta un progetto che si rivolge  agli studenti della scuola secondaria di II grado per Educare alla parità attraverso l’ innovazione didattica, dal titolo  “Educare alla parità di genere – tra pari”.

Il progetto didattico “Educare alla parità di genere – tra pari” presentato dalla dott.ssa Rossella Schiavo, responsabile del Centro Antiviolenza ANANKE dell’Ambito Territoriale A1 con sede ad Ariano, ha lo scopo di prevenire atti di violenza contro le donne attraverso percorsi educativi e formativi destinati alle studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di II grado di Ariano in via sperimentale e nella forma di ricerca – azione.

Il progetto prevede di coinvolgere un numero di studenti delle classi terze e dopo la formazione essi stessi opereranno nei gruppi di studenti del proprio istituto secondo il modello didattico “pear to pear”. 

L’iniziativa nasce dall’intesa tra gli Assessorati all’istruzione e alle Politiche Sociali, l’Azienda Speciale consortile per le politiche sociali dell’Ambito Territoriale A1 e le scuole superiori di Ariano.  Dopo la sperimentazione il progetto sarà esteso alle altre scuole del territorio.

Dopo i saluti di:

Enrico Franza

Sindaco di Ariano Irpino

Laura Cervinaro

Consigliera Provinciale

Augusto Morella

Presidente Azienda speciale consortile per la gestione delle politiche sociali   Provincia di Avellino n. A1

Pasqualino Molinario

Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Ariano Irpino

Grazia Vallone

Assessore all’Istruzione e  alle Politiche Giovanili del Comune di Ariano Irpino

Interverranno:

Rossella Schiavo

Psicologa – Azienda speciale consortile Avellino A1 – Sportello “Ananke”

Tiziana Aragiusto

Dirigente Scolastica, reggente ISS “De Gruttola”

Massimiliano Bosco

Dirigente Scolastico, ISS “Ruggero II”

Giovanni Mingione

Dirigente Scolastico, reggente Liceo “P. P. Parzanese”

Interventi degli studenti

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Rsu Ispettorato del Lavoro: solidarietà alle colleghe aggredite a Sirignano, necessario  garantire sicurezza dei dipendenti

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La Rappresentanza sindacale unitaria dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Avellino, composta da Mario D’Andrea, Carminantonio Vacchiano e
Maria Luisa Candela, nell’esprimere piena solidarietà alle due colleghe aggredite nei giorni scorsi in un’attività commerciale di Sirignano, mentre svolgevano il proprio lavoro, approfittando della presenza in città di alti dirigenti dell’ente, giunti appositamente presso la sede dell’ufficio per manifestare la vicinanza dell’amministrazione per quanto successo e approfondire la vicenda, ha avuto un confronto con il direttore centrale Vigilanza e Sicurezza del Lavoro dell’Ispettorato nazionale, dott. Aniello Pisanti, con il direttore interregionale Inl, dott. Giuseppe Patania, e con il direttore dell’Ispettorato territoriale di Avellino, dott. Francesco Damiani, che nella mattinata di ieri si sono incontrati, a Palazzo di governo, con il Prefetto, Rossana Riflesso.

L’intento della Rsu è individuare soluzioni idonee a gestire una situazione che ormai sta diventando insostenibile per gli ispettori che quotidianamente, nello svolgere le proprie mansioni, si imbattono in situazioni rischiose, diventando nei fatti lo sfogatoio di tensioni sociali, ma anche i destinatari di atteggiamenti e comportamenti incivili e aggressivi, da parte di alcuni degli utenti sottoposti a controlli.

Per quanto ci riguarda, abbiamo quindi chiesto maggiore attenzione e tutela anche per il personale adibito al front office, che costantemente deve rapportarsi con il malcontento dell’utenza, che non di rado degenera in invettive e minacce all’indirizzo degli addetti.

Da parte dei tre dirigenti abbiamo registrato ampia disponibilità a recepire le nostre osservazioni e ad intrattenere un confronto costante, in un’ottica di collaborazione costruttiva, nell’interesse esclusivo dei dipendenti degli uffici, in modo che possano svolgere le proprie funzioni istituzionali nella massima tranquillità.

Venendo al grave espisodio occorso alle colleghe, l’altro giorno, quando le due ispettrici del lavoro si sono presentate e qualificate all’atto dell’accesso ispettivo, il titolare della ditta ha reagito con violenza contro una di loro, strattonandola con forza mentre stava procedendo all’identificazione di una lavoratrice, impedendole di raccoglierne le dichiarazioni, in modo da agevolarne l’allontanamento, anche su energico invito della madre di quest’ultimo, presente nel negozio. Nonostante le ispettrici abbiano immediatamente chiesto l’intervento dei Carabinieri della stazione di Baiano, tramite il 112, che sono sopraggiunti in loco, il titolare della ditta e i suoi congiunti hanno ripetutamente oltraggiato e aggredito verbalmente le ispettrici del lavoro, rovesciando persino il tavolo sul quale stavano redigendo il verbale, colpendo così ad una mano una delle colleghe, procurandole una frattura ad un dito. Si è pertanto reso necessario l’intervento dei sanitari, anche a causa di un malore accusato dall’ispettrice colpita, a seguito della situazione, e il trasporto presso il Pronto Soccorso dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino, dove i medici hanno riscontrato la frattura alla mano e un innalzamento della pressione arteriosa, con una prognosi di 25 giorni.

A seguito di quanto è successo, ci è stato riferito che sarà convocato, in tempi brevi, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con l’obiettivo di garantire un maggiore supporto all’attività ispettiva, in termini di forze dell’ordine.

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La lega marcia, mentre l’opposizione tace sulla Questione Meridionale e sul referendum

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La Corte Costituzionale ha assestato un duro colpo alla legge 86/2024 targata Calderoli, ha cassato sette commi e indicato cinque prescrizioni a cui attenersi per riscrivere il testo. La casa è abbattuta ma non polverizzata, e Calderoli è ben determinato a modificare la legge in parlamento. I rilievi della Consulta sono chiari: non si possono trasferire intere materie ma solo specifiche funzioni, la richiesta va motivata e sempre che lo Stato Centrale non sia in grado di svolgere questa funzione nel rispetto del principio di sussidiarietà; la delega al governo per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non può essere generica; i LEP non possono essere definiti e rivisti con DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri); deve essere eliminato il criterio della spesa storica e le regioni sono obbligate a  rispettare il patto di stabilità al fine di prevenire inefficienze di sistema e la crescita della spesa pubblica; il parlamento non può solo ratificare le intese, fra il governo e le regioni, ma deve approvarle e rinviarle per un nuovo esame. Le opposizioni esultano, manca, però, un’azione volta a rimettere al centro dell’agenda politica la Questione meridionale, causa ed effetto delle disuguaglianze tra le due aree del paese. Né l’opposizione ha riaffermato la necessità che il referendum, richiesto da oltre 1,2 milioni di cittadini, sia celebrato, in tal modo, si impedisce ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico sul regionalismo differenziato, sin ad ora, svolto solo nelle sedi istituzionali oppure nelle segrete stanze. In tal modo il silenzio dell’opposizione rafforza la proposta del governo Meloni di ritenere oramai inutile il referendum e non pongono in campo l’offensiva per spazzare via lo Spacca Italia.

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