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Attualità

Politica – Il Governo Draghi

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Il Metternich italico Prof.Mario Draghi ha seguito il modello di Carlo Azeglio Ciampi. Utilizzando il manuale Cencelli (democristiano..). La squadra di governo ‘’dei competenti’’, in fondo è il risultato di una trattativa sulla distribuzione di poltrone. Soddisfacendo i partiti che appoggiano l’ex presidente della Bce.

La proporzione tra tecnici e politici è di uno a due: otto tecnici, 15 i politici. Quattro ministeri vanno al Movimento 5 stelle. Tre alla Lega, a Forza Italia e al Pd. A Italia viva e Leu un ministero a testa. Le donne sono otto su ventitré poltrone in totale e l’età media si alza a 54 anni. Nessun leader di partito, nove i ministri precedenti confermati, anche se qualcuno deve cambiare delega, mandando in fumo un anno e mezzo di esperienza. Sergio Mattarella, a seguito del risultato prospettato dalla riserva sciolta da Draghi, ha approvata la lista dei ministri al presidente della Repubblica. Non c’è più il ministero per gli Affari europei, i dicasteri chiave per la gestione del Recovery plan sono tutti affidati a tecnici: Draghi tiene per sé e per le persone di sua fiducia i rapporti con l’Europa e la stesura del delicato piano di fondi europei.

Il cambiamento principale è il ministero alla Transizione energetica, chiesto da Beppe Grillo come condizione per l’appoggio del M5s. Il nuovo dicastero sostituisce il ministero dell’Ambiente, che assorbirà ogni competenza in materia energetica al momento assegnata agli altri ministeri. Il titolare del nuovo dicastero è il fisico Roberto Cingolani. Già manager di Leonardo, ha partecipato al convegno organizzato dalla fondazione Gianroberto Casaleggio. E’ stato ospite della Leopolda di Matteo Renzi. Vittorio Colao, il manager scelto da Conte per guidare la task force sulla ripartenza del post pandemia. guiderà il ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Il ministero della giustizia sarà guidato da Marta Cartabia, ex presidente della Consulta nominata da Giorgio Napolitano. Altri tecnici sono Cristina Messa, ex rettrice della Bicocca che va al Dicastero dell’Università, e Patrizio Bianchi, ex assessore regionale in Emilia Romagna e rettore di Ferrara, va all’Istruzione. Alle Infrastrutture finisce Enrico Giovannini, già ministro con Mario Monti. Confermata la nomina all’Economia di Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia e fedelissimo di Draghi. In quota “tecnica” Luciana Lamorgese che rimane a guidare il Viminale. Adesso la Lega governerà con la ministra che ha attaccato in questi mesi.

Poi ci sono i politici. Quelli confermati dal governo Conte 2 sono per il M5s Luigi Di Maio, che resta agli Esteri, Federico D’Incà, ai Rapporti per il Parlamento, Fabiana Dadone che lascia la Pubblica Amministrazione e va alle Politiche giovanili. Stefano Patuanelli, di professione ingegnere, lascia lo Sviluppo economico e va all’Agricoltura. Il Pd conferma Dario Franceschini alla Cultura – dal quale viene scorporato il Turismo – e Lorenzo Guerini alla Difesa. Entra al governo, al ministero del Lavoro, il vice segretario del Pd Andrea Orlando. Leu ottiene la conferma di Roberto Speranza alla Salute, mentre Italia viva, che, ricordiamo, aveva provocato la crisi facendo dimettere i suoi ministri, riporta, di nuovo alle Pari opportunità, Elena Bonetti. La Lega di Salvini torna al governo e piazza Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo Economico. Erika Stefani, ministro degli Affari regionali del governo Conte 1, si siede sulla poltrona di ministra delle Disabilità, un dicastero creato dopo espressa richiesta di Salvini. Massimo Garavaglia, viceministro dell’Economia del governo gialloverde, torna al vertice del ricostituito ministero del Turismo. Anche per Forza Italia tre poltrone e tutte a tre a ex ministri: Renato Brunetta si riprende l’incarico al vertice della Pubblica amministrazione, Mara Carfagna ottiene il Sud e la Coesione sociale, Mariastella Gelmini, tra le più contestate ministre dell’Istruzione di sempre, va invece agli Affari regionali. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio sarà Roberto Garofoli, già capo di gabinetto del ministero dell’Economia che si dimise nel dicembre del 2018 in polemica con il Movimento 5 stelle.

MINISTRI SENZA PORTAFOGLIO:

Sottosegretario alla Presidenza del consiglio: Roberto Garofoli

Ministro per i Rapporti con il Parlamento: Federico D’Incà (M5s)

Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale: Vittorio Colao (Tecnico)

Ministro per la Pubblica Amministrazione: Renato Brunetta (Forza Italia)

Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie: Mariastella Gelmini (Forza Italia)

Ministro per il Sud e la Coesione territoriale: Mara Carfagna (Forza Italia)

Ministro per le Politiche giovanili: Fabiana Dadone (M5s)

Ministro per le Pari opportunità e Famiglia: Elena Bonetti (Italia viva)

Ministero per le Disabilità: Erika Stefani (Lega)

MINISTERI COL PORTAFOGLIO:

Ministero del Turismo: Massimo Garavaglia (Lega)

Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: Luigi Di Maio (M5s)

Ministero dell’Interno: Luciana Lamorgese (Tecnica)

Ministero della Giustizia: Marta Cartabia (Tecnica)

Ministero della Difesa: Lorenzo Guerini (Pd)

Ministero dell’Economia e delle Finanze: Daniele Franco (Tecnico)

Ministero dello Sviluppo Economico: Giancarlo Giorgetti (Lega)

Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali: Stefano Patuanelli (M5s)

Ministero per la Transizione Ecologica: Roberto Cingolani (Tecnico)

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: Enrico Giovannini (Tecnico)

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: Andrea Orlando (Pd)

Ministero dell’Istruzione: Patrizio Bianchi (Tecnico)

Ministero dell’Università e della Ricerca: Cristina Messa (Tecnica)

Ministero della Cultura: Dario Franceschini (Pd)

Ministero della Salute: Roberto Speranza (Leu)

Ecco alfin della tenzone i cavalieri e lor dame. Siamo avvezzi a ‘governi tecnici’, siamo assuefatti al fallimento (da decenni) della politica, anestetizzati dalla Covid, dal senso di impotenza che fonda sull’individualismo radicato in ogni cittadino. Leggere, sapere che la Lega governerà con rappresentanti di partiti osteggiati e criticati e viceversa, fa attrito nella residua considerazione che si ha della classe politica.

Questo Governo ci guiderà nella bufera pandemica e nel caos vaccini, assisteremo al personale della scuola che rifiuta il vaccino AstraZeneca preferendo il vaccino Moderna, a medici e personale sanitario che rifiuta la vaccinazione, a manifestazioni NO DAD e lamentele dell’aumento dei contagi che si tradurrà in altro lockdown.

Il nostro giornale ha lanciato, sin da settembre 2020, l’allarme del serpeggiare del contagio. Non si conoscono i dati ufficiali aggiornati nel Tricolle; abbiamo assistito, al P.S. del Frangipane alla considerazione in cui viene tenuta la patologia non Covid. Una giovane donna oncologica ha atteso ore per una TAC nonostante il Medico di turno avesse interessato il Reparto Radiologia dell’urgenza. Ormai il P.O. di Ariano Irpino è impostato sull’assistenza e sulla degenza Covid.

Siamo certi che il Sindaco non sia informato della situazione, avrebbe già messo in campo ogni azione, altrimenti. Magari avrebbe fatta sua la proposta dell’Opposizione di costituire una Commissione Comunale. Non si tratterebbe di sovrascrittura del C.O.C.

Ma tant’è!

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Provincia – Obbligo di catene per neve a bordo o pneumatici invernali sulle strade provinciali e regionali dell’Irpinia

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La Provincia di Avellino ha disposto, con ordinanza del dirigente del settore Viabilità, l’obbligo di catene per neve a bordo o pneumatici invernali (da neve) o altri mezzi antisdrucciolevoli omologati ed idonei ad essere prontamente utilizzati, ove necessario, durante il periodo compreso tra la data odierna e il 15 Aprile 2025, per tutti i veicoli a motore, esclusi i ciclomotori a due ruote, i motocicli e i velocipedi, in transito lungo i tratti delle strade provinciali e regionali ricadenti nel territorio della provincia di Avellino.

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Avanti tutta con il referendum abrogativo

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Salvini e Zaia, forse affetti da analfabetismo di ritorno, vogliono portare avanti il loro disegno di spaccare l’Italia, ignorano sia Consulta che ha demolito la legge Calderoli, sia la Cassazione che rende ammissibile il referendum abrogativo, non possono impunemente sbeffeggiare le istituzioni reputando uno scherzo di carnevale le decisioni assunte dalle supreme corti. Qualcuno dovrebbe fermare il duo Salvini-Zaia, è in gioco la credibilità della Meloni e del governo che hanno prestato giuramento sulla Costituzione. La legge Calderoli è un orrore Costituzionale, viola il principio di uguaglianza e di solidarietà, declassa la Questione Meridionale ad affare locale che dovranno risolvere gli amministratori meridionali, ritenuti la causa e l’effetto del problema. I fatti, le relazioni del Parlamento, l’Ufficio dei Conti Pubblici territoriali hanno smentito la narrazione della Lega, infatti l’applicazione del criterio della spesa storica ha consentito al Nord di ottenere un maggior gettito dallo Stato Centrale di oltre 60 miliardi, fatto che ha consentito di finanziare il tempo prolungato nella scuola dell’obbligo, di costruire gli asili nido, di offrire l’alta velocità, diffusa in tutta l’Italia settentrionale, servizi quasi completamente negati ai meridionali. Si celebri il referendum contro la legge Calderoli e, senza perder tempo, si inizi la battaglia per riunificare il paese affinché tutti i cittadini, inclusi i meridionali, si sentano fratelli e non fratellastri d’Italia.

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Provincia – Nuova tariffa per lo smaltimento dei rifiuti, ai Comuni rimborso per un milione di euro

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Il presidente Buonopane: “Risparmi anche per i cittadini”

“Oltre un milione di euro di risparmio per i Comuni sullo smaltimento dei rifiuti, che si traduce in una riduzione della Tari per i cittadini”. Il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, comunica che l’Ato ha validato la nuova tariffa proposta dalla società provinciale IrpiniAmbiente Spa.

La tariffa regolata produce uno sconto di circa il 9% sul precedente importo. Si passa da 220 euro a tonnellata a 200,70 euro per quanto riguarda la frazione indifferenziata trattata allo Stir di Pianodardine, con applicazione retroattiva al primo gennaio 2024, comportando così una ricaduta di risparmio in tariffa Tari per i cittadini irpini.

La somma complessiva che verrà restituita ai Comuni supera il milione di euro. Questo importo sarà distribuito in misura proporzionale con note di credito per le amministrazioni in regola con i pagamenti a IrpiniAmbiente. Per gli enti morosi si adotterà una compensazione debiti-crediti.

“Non si può non evidenziare lo straordinario lavoro che sta portando avanti il management di IrpiniAmbiente, con l’amministratore unico Claudio Crivaro – dichiara il presidente Buonopane -. La nuova tariffa, la cui proposta è stata inviata all’Ato lo scorso ottobre e ora finalmente è stata validata, è frutto di una virtuosa gestione della società. Come si ricorderà, è stato già dimezzato il costo per lo smaltimento della frazione umida (che è sceso da poco più di 200 euro a circa cento euro), mentre per il vetro IrpiniAmbiente ottiene da qualche mese un rimborso. E ciò a differenza di quanto accadeva in passato, quando la società sborsava risorse importanti a favore delle aziende che si occupano del recupero e riciclo. Tutto questo, unito al know how e alla forza lavoro, fa di IrpiniAmbiente un esempio di società pubblica che funziona. Ovviamente, si può sempre migliorare. In tal senso, sono in campo altre azioni promosse dal dottore Crivaro e dal suo staff. A lui e a tutti i lavoratori il nostro ringraziamento”.

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