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Questione Rifiuti – Maraia scrive alla Corte dei Conti per fare chiarezza sulle tariffe adottate e la mancata lotta all’evasione.

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Giovanni Maraia di Ariano in Movimento, ha scritto al Procuratore della Corte dei Conti di Napoli, per accertare la corretta applicazione delle tariffe TARI adottate dal comune di Ariano Irpino e sopratutto per capire come mai il comune non attua nessuna strategia per contrastare il fenomeno dell’evasione. Secondo Maraia, la mancata lotta all’evasione determina un vantaggio economico nei riguardi degli evasori ed è’ uno dei fattori per ottenere consenso elettorale . Di seguito il testo integrale della denuncia di Maraia alla Corte dei Conti:

“Al Procuratore della Corte dei Conti Napoli 

Al Procuratore della Repubblica di Benevento 

e p.c Al Sindaco del Comune di Ariano Irpino (AV) 

ogg: richiesta accertamento sull’esattezza della tassa rifiuti e sui provvedimenti adottati di contrasto all’evasione della TARI da parte del Comune di Ariano Irpino (AV) 

Il Piano Economico Finanziario ( PEF) è la base indispensabile di riferimento per la determinazione delle tariffe e per il loro adeguamento annuo, come conferma il comma 23 dell”art 14 del DL 201/2011, ai sensi del quale ” Il Consiglio Comunale deve approvare le tariffe del tributo entro il termine fissato da norme statali per l’approvazione del bilancio di previsione , in conformità al Piano Finanziario del  servizio di gestione dei rifiuti urbani , redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso e approvato dall’Autorita competente ( Autorita’ d’Ambito ) ” ” In caso di agevolazioni della tariffa , devono essere indicate le risorse necessarie per garantire l’integrale copertura dei minori introiti derivanti dalle agevolazioni, secondo i criteri fissati dal regolamento comunale ” La normativa riguardante la derminazione della tassa rifiuti prevede i costi fissi relativi allo spazzamento e al lavaggio delle strade e delle aree pubbliche ( art 25 del Regolamento raccolta rifiuti del Comune di Ariano approvato con delibera di Consiglio Comunale N 68 del 20/11/2006 ) e all’accertamento e i costi variabili attinenti la raccolta e il trasporto dei rifiuti indifferenziati , lo smaltimento , la raccolta e il trattamento dei rifiuti differenziati .  La collettività arianese produce giornalmente rifiuti indifferenziati per Kg 0,19.339 pari 7.058,87 tonnellate (questo dato,nel’2015, diviene Kg 0,21273)  Il costo dei rifiuti indifferenziati in discarica per il 2013 e’ stato di € 1. 150.000,00, con un aumento rispetto al 2012 di € 440.000 più € 135.731,00.  La pulizia delle strade e’ affidata a DeVizia e il suo costo per il 2013 e’ stato di € 204.708,00  La raccolta differenziata e’ costata ,per il 2013 ,€ 371.884,00  La raccolta dell’umido per il 2013 e’costata € 545.330,00 La raccolta differenziata e’ costata ,nel 2013 ,complessivamente  € 927.214 ,00 ed è’ stata pari al 32,15% della raccolta dei rifiuti  La restante parte dei rifiuti e’ indifferenziata , pari a circa il 68% , la cui raccolta e smaltimento e’ costata € 1.150.000,00 , con un aumento rispetto al 2012 di € 440.000,00 più €135.731,00.  Complessivamente il costo dei rifiuti per il 2013 e’ stato di € 3.452.389,79 con un aumento di ben € 627.956,62 rispetto al 2012 , pari al 22% .  Nel 2014 la raccolta differenziata ha raggiunto il 37,08 % del totale dei rifiuti e il costo è’ stato di € 2.300.000,00 Sono stati raccolti in modo differenziato 3.078,10 tonnellate di rifiuti urbani ( vedi delibera di Consiglio Comunale di Ariano N 29 del 30/7/15 )  La restante parte dei rifiuti prodotti nel 2014 ,pari a 5.222,89 tonnellate ,su un totale prodotto di 8,300,99 tonnellate , è stata smaltita in maniera indifferenziata (?vedi Delibera di Consiglio Comunale N 29 del 30/7/2015 )  Il dato della raccolta dei rifiuti indifferenziati non trova conferma nella nota UTC prot 2022/UTC del 28/4/2015  In questa nota e’ scritto che il quantitativo di rifiuti indifferenziati prodotti giornalmente ad Ariano e’ di 0, 21273 Kg (e non di kg 0, 19.339) , per un totale annuo di 7.764,46 tonnellate annuo .  Non si comprende se i rifiuti indifferenziati annui sono 5.222,89 o 7.764,46 o debbono essere  7.058 tonnellate  Ne’ e’ dato sapere in che modo avviene l’accertamento del peso dei rifiuti indifferenziati e differenziati .  È’ certo che il Comune di Ariano si fida delle pesate effettuate dalle società affidatarie dei servizi di raccolta rifiuti differenziati e indifferenziati e non ha mai provveduto a pesare per proprio conto detti rifiuti .  Nel 2014 il costo complessivo dei rifiuti e’ stato di € 3.268.991,04, mentre nel 2015 il costo è’ stato di € 3.842.961,92 più 90.000( costi amministrativi ) , con un aumento rispetto il 2013 di ben € 573.970,88.  Non viene data alcuna spiegazione di detto aumento  L’UTC con sua nota prot 18.575 del 25/9/2015 fa sapere che la raccolta indifferenziata nel periodo gennaio- agosto del 2015 e’ diminuita rispetto allo stesso periodo del 2014 di kg 658.000. Questa diminuzione non ha comportato un’altrettanta diminuzione del costo della raccolta dei rifiuti  Per il 2016 la Giunta Comunale di Ariano non prevede alcun aumento del costo dei rifiuti rispetto al 2015  Nei Piani Economici Finanziari non vengono indicati i ricavi del materiale derivante dalla raccolta differenziata ( plastica , carta , compost )  Dal 2007 al 2015 il costo complessivo dei rifiuti e’ aumentato di € 1.696.721 , e non vi è’ alcuna spiegazione da parte del Comune di Ariano di questo notevolissimo aumento  Osservazioni sulle quali chiedo l’interessamento della Procura della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica di Benevento al fine di accertare se la condotta del Comune di Ariano riguardo alla raccolta e smaltimento dei rifiuti e alla tariffa imposta ai cittadini di Ariano determina un vantaggio economico a Irpinia ambiente e a DeVizia Transfer e un conseguente danno economico nei riguardi dei cittadini obbligati a pagare tariffe esose :  a) la produzione di rifiuti indifferenziati e’ di kg 0,19.339 o di kg 0,21.273 ?  b) Perché’ il Comune di Ariano non pesa autonomamente i quantitativi di rifiuti differenziati e differenziati ?  c )Non vi è’ nei Piani Economici Finanziari alcuna spiegazione del considerevole aumento del costo dei rifiuti aumentato di ben € 1.696.721,00 dal 2007 al 2015  d ) Perché’ nonostante la diminuzione dei rifiuti indifferenziati nel 2015 rispetto al 2014 non vi è’ stato una diminuzione della tariffa rifiuti ?  e) Perché non vi è’ alcun cenno sui ricavi dei materiali della raccolta differenziata ?  f) Perché i cittadini che abitano nei pressi della discarica di Fosso della Madonna dell’Arco , mai bonificata , non hanno ottenuto le agevolazioni sulla tariffa rifiuti come applicata, correttamente ,agli abitanti di Difesa Grande ,per la presenza di una discarica di rifiuti non bonificata ?  g) lo spazzamento delle strade e’ effettuato solo ed esclusivamente per alcune strade , il lavaggio delle stesse e delle piazze e’ inesistente.  Il Comune di Ariano non ha mai intrapreso , a quanto pare , un’iniziativa per contrastare il fenomeno  diffuso dell’evasione contributiva della tassa rifiuti , tanto da diminuire la stessa tassa  Questa inadempienza determina un vantaggio economico nei riguardi degli evasori ed è’ uno dei fattori per ottenere consenso elettorale”.

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La lega marcia, mentre l’opposizione tace sulla Questione Meridionale e sul referendum

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La Corte Costituzionale ha assestato un duro colpo alla legge 86/2024 targata Calderoli, ha cassato sette commi e indicato cinque prescrizioni a cui attenersi per riscrivere il testo. La casa è abbattuta ma non polverizzata, e Calderoli è ben determinato a modificare la legge in parlamento. I rilievi della Consulta sono chiari: non si possono trasferire intere materie ma solo specifiche funzioni, la richiesta va motivata e sempre che lo Stato Centrale non sia in grado di svolgere questa funzione nel rispetto del principio di sussidiarietà; la delega al governo per la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non può essere generica; i LEP non possono essere definiti e rivisti con DPCM (Decreto Presidente Consiglio dei Ministri); deve essere eliminato il criterio della spesa storica e le regioni sono obbligate a  rispettare il patto di stabilità al fine di prevenire inefficienze di sistema e la crescita della spesa pubblica; il parlamento non può solo ratificare le intese, fra il governo e le regioni, ma deve approvarle e rinviarle per un nuovo esame. Le opposizioni esultano, manca, però, un’azione volta a rimettere al centro dell’agenda politica la Questione meridionale, causa ed effetto delle disuguaglianze tra le due aree del paese. Né l’opposizione ha riaffermato la necessità che il referendum, richiesto da oltre 1,2 milioni di cittadini, sia celebrato, in tal modo, si impedisce ai cittadini di partecipare al dibattito pubblico sul regionalismo differenziato, sin ad ora, svolto solo nelle sedi istituzionali oppure nelle segrete stanze. In tal modo il silenzio dell’opposizione rafforza la proposta del governo Meloni di ritenere oramai inutile il referendum e non pongono in campo l’offensiva per spazzare via lo Spacca Italia.

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Chiusura delle scuole per interruzione del servizio idrico

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Il sindaco Franza, a seguito del comunicato emesso dalla società Alto Calore che ha evidenziato la rottura della condotta idrica nel territorio di Castelfranci, ha ordinato la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio comunale, per il giorno 18 novembre 2024.

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La Resistenza delle donne del Sud si è tradotta in riscatto di emancipazione?

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Un’intensa due giorni promossa dall’ANPI a Lamezia Terme (CZ) sulla Resistenza delle donne del Sud dalla Seconda guerra mondiale ad oggi. A quali nuove Resistenze sono chiamate?

“La mancanza di infrastrutture e di servizi, la disoccupazione (in particolare giovanile e femminile), il deterioramento ambientale e la presenza di reti e organizzazioni criminali – oggi ramificate in tutto il Paese – ma che mantengono una significativa presenza nei territori di origine, acuiscono il divario Nod-Sud del Paese, aumentando anche la disparità di genere. È necessario contrastare la povertà, l’abbandono scolastico e l’emigrazione, che dal 2001 al 2022 ha visto partire verso il centro-nord 2 milioni e mezzo di meridionali, soprattutto giovani (dati Svimez)”. Così Tamara Ferretti, responsabile Coordinamento nazionale donne ANPI, nell’introduzione ai lavori (relazione completa su patriaindipendente.it), Il Sud delle Donne: lotte di Resistenza e di Riscatto, a Lamezia Terme. Nel rimarcare come l’applicazione della legge 86 sull’autonomia differenziata aggraverebbe la condizione di vita delle persone e porterebbe a una frantumazione del Paese, Ferretti ha ricordato come nel XVII Congresso dell’ANPI fosse stata posta la questione del rilancio del modello sociale universalistico e solidale, contrapposta all’idea di stato sociale considerato solo come costo, e non opportunità. “Un’idea e una pratica che, in questi anni, insieme al sistematico depotenziamento del Sistema Sanitario, al progressivo smantellamento dei servizi alla persona e all’esponenziale crescita della povertà delle persone e delle famiglie, ha portato alla compressione della spesa sociale e favorito l’espansione di un modello assistenziale privatistico, corporativo e assicurativo, riservato a chi può permetterselo. Noi invece pensiamo che sia proprio il riconoscimento dell’universalità dei diritti sociali (e civili), a segnare i confini della cittadinanza e l’appartenenza ad una comunità”. Ha rimarcato come l’Assemblea sia solo l’inizio di un percorso sul Sud, sul Coordinamento donne nel suo complesso e sull’ANPI e, nel dedicarla al coraggio delle donne che vivono in contesti di guerra, povertà, sopraffazione e violenza, ha inteso trasmettere “un messaggio di volontà e di fiducia, che nasce dalla storia delle donne che sono state, sono e saranno protagoniste del cambiamento: le nostre Partigiane, le nostre Costituenti, le donne che hanno contribuito alla ricostruzione e alla rinascita del Paese”.                                                             

 Isabella Insolvibile, storica, docente di Storia contemporanea all’Università telematica Mercatorum, ha posto l’accento su come la “La Resistenza al Sud sia poco conosciuta e studiata e “ancor meno lo è quella delle donne: escludendo le 4 giornate di Napoli (ma molti altri sono gli episodi di Resistenza), la Resistenza in Abruzzo, occupato fino al giugno del 1944 e in Puglia, delle altre regioni poco si parla. Eppure, la Resistenza femminile è avvenuta in diverse forme: le donne sono state le prime, numerose vittime della guerra totale, che non distingue tra chi combatte al fronte e chi è a casa sotto i bombardamenti. Noi storici parliamo di Resistenze al plurale. Pensiamo agli stupri, sia dei tedeschi, che degli stessi eserciti di liberazione, le cui denunce, spesso innescavano assassinii. Le donne continueranno la Resistenza anche dopo la guerra, con l’occupazione delle terre e la rivendicazione dei propri diritti: sarà uno scatto, da cui non si tornerà più indietro”. Carmela Ferro (Ass. Libera), vedova di Giuseppe Valarioti (primo omicidio politico-mafioso in Calabria, l’11/06/80), giovane professore idealista di Rosarno, iscritto al Partito Comunista, che vedeva il riscatto dei calabresi nella cultura, nel lavoro e nella politica, contro la ‘Ndrangheta, che controllava buona parte delle attività economiche della piana di Gioia Tauro, dopo l’assassinio del marito, iniziò anche la sua Resistenza: “mi chiedevo se avesse senso rimanere ancora in Calabria, ma decisi di restare. Cominciai a parlare ai miei alunni dei soprusi che molti subivano a causa della ‘Ndrangheta e di come ciò fosse un freno per lo sviluppo, rendendo necessario ribellarsi, sia singolarmente, che come società. Di recente, col sostegno di Libera, ho iniziato a raccontare questa storia nelle scuole e, insieme alla sua famiglia, abbiamo riaperto a Rosarno la casa natale di Peppe, divenuta presidio di legalità e sede di eventi culturali e sociali. Giovani calabresi registi e videomaker dedicheranno alla sua storia un docu-film. La memoria aiuta a riscattare storie altrimenti dimenticate e può contribuire in maniera determinate a rigenerare la mentalità e la cultura calabrese.                                                                                           

Antonella Morga, coordinatrice dell’Osservatorio regionale neofascismi Regione Puglia, ha sottolineato come i fenomeni neofascisti stiano sconvolgendo il nostro vivere quotidiano. Nel report si evidenzia la similitudine tra fenomeni interconnessi, mafia e fascismo, su cui urge riflettere. “Non è un tempo buono per le donne, né per la nostra Costituzione, non lo è per le nuove generazioni, per i bambini, sempre più poveri e soli e sempre più dipendenti patologici, di una società che pare infischiarsene del loro futuro. Non è un buon tempo per il lavoro, sfruttato, precarizzato, per cui si muore da schiavi. Non è un buon tempo per la pace, mentre è molto buono per le armi, per la guerra, per la destra e per le donne di destra, che crescono in maniera preoccupante. La presenza e il ruolo delle donne nelle formazioni neofasciste, sono riconducibili a diversi motivi: la provenienza socio-culturale, a volte la posizione economica privilegiata, l’accettazione del machismo a cui ci si conforma, talvolta illudendosi di emanciparsi, persino la solitudine. È indispensabile che l’ANPI moltiplichi il suo impegno nei luoghi della formazione, per contribuire a strutturare gli anticorpi necessari alla nostra democrazia”.                                                                                                                                                                              Nel suo video-collegamento Albertina Soliani (presidente Istituto Cervi ed ex senatrice) ha ricordato come l’ANPI sia sorto 80 anni fa (6/6/44, a Roma ndr), nel segno dell’unità delle forze antifasciste e che, oggi che la Storia sembra andare al contrario, bisogna ritrovare quell’unità anche tra Nord e Sud per tenere accesa la luce nel buio che stiamo vivendo. “In questo momento storico abbiamo la responsabilità del Paese. L’Italia e l’Europa sono traballanti, perciò bisogna pensare a un’Unione europea che tenga insieme diritti, solidarietà, democrazia. Le donne devono farsi messaggere dei valori democratici”.                                                                                                                                                                                                                   

Betty Leone, vice-presidente nazionale ANPI, ha sottolineato come l’autonomia differenziata, che deriva dal neoliberismo degli anni Novanta (competizione regionale), ricadrà soprattutto sulle spalle delle donne, perciò sarebbe auspicabile un’alleanza tra le donne del Sud e quelle del Nord: l’autonomia toglierà libertà a entrambe. “All’autonomia bisogna contrapporre il modello sociale di economia della Costituzione, ovvero l’economia della cura, necessaria al nostro Paese per riprendere una crescita complessiva del Nord, del Centro e del Sud. Le donne non lo fanno per  missione, ma poiché questo compito ci è stato assegnato storicamente, abbiamo acquisito competenza: sappiamo curare la storia, l’ambiente, le relazioni, le persone. Alle donne del Nord, che non è più quello florido a cui eravamo abituati a pensare, diciamo che, se è vero che l’autonomia ci colpirà di più perché abbiamo un peggiore welfare, con l’aumento delle privatizzazioni anche al Nord, peggiorerà la vita di tutte, in termini di libertà e autonomia”.                                                                                                                                                                              La storica Maria Saveria Borrelli, nell’evidenziare l’indivisibilità tra memoria e storia, poiché la memoria è la fonte inesauribile della storia, ha sottolineato come la Resistenza delle donne del Sud, pur non essendosi organizzata militarmente, sia stata ugualmente efficace.                                                                                                                        

 Stefania Fratto (Associazione Donne e Diritti di San Giovanni in Fiore): “Lottiamo duramente dal 2020 per la prevenzione sanitaria e nel 2023 finalmente la nostra associazione ha inaugurato il mammografo. Non si può essere considerati cittadini di serie B se si vive in un’area interna: cerchiamo di dare dignità alle donne invisibili, attraverso laboratori e centri antiviolenza. Il cammino è lungo, ma intendiamo estendere il nostro modello facendo rete. È necessario diffondere la cultura antifascista, parlare della Resistenza e dei danni che farà l’autonomia differenziata: i ricchi potranno studiare e curarsi, i meno abbienti no, e dovranno adattarsi ai mestieri dei genitori”.                                                                                                                                                           Gianna Lai (ANPI Cagliari e C. nazionale), si è chiesta in cosa differisca il governo femminile di Meloni, visto che le donne scimmiottano gli atteggiamenti maschili. Ha sollecitato i Coordinamenti provinciali a iniziare a sviluppare un lavoro per dare dignità e protagonismo al ruolo femminile, partendo dall’impegno per consentire alle donne una più massiccia presenza nel mondo lavorativo, in linea con il resto d’Europa. “Le donne del Sud sono quelle più penalizzate nel mercato del lavoro a cui si aggiunge un welfare debole. A completare il quadro, un governo a trazione neofascista con pulsioni di natura bellica, che pretende, mentre il Paese è andato avanti, di azzerare decenni di battaglie femministe e di conciliare natalità, famiglia e crisi demografica, mentre aderisce alle guerre in atto”. Due gruppi di lavoro, ognuno composto da circa 40 donne, hanno discusso di “Autonomia differenziata e Stato sociale e solidale” (coordinamento Betty Leone e Pina Palella) e di, “Parità di genere, una questione di democrazia” (coordinamento Gianna Lai e Sara Cucciolito), per sollecitare le istituzioni sull’impegno delle donne nel welfare e nel contrasto al maschilismo del sistema patriarcale. I documenti saranno disponibili sul sito dell’ANPI.                                                                                                                                                                                Dell’ampio dibattito (moderato da Mario Vallone, Coordinatore ANPI Calabria), per esigenze di spazio, si riportano solo alcuni interventi, sintetizzati.                                                                                                                                                                                            Claudia Cammarata (ANPI Caltanissetta): “L’asse della disuguaglianza è triplicata: diseguaglianza di genere (donna), generazionale (giovane) e territoriale (meridionale). Un gap anche culturale, da colmare con uno sguardo nuovo, partendo dalla Memoria. Penso alle lotte delle donne siciliane contro la guerra e il fascismo, sui territori di appartenenza o nei luoghi in cui erano emigrate. Come fece Vincenza Noto, partigiana combattente di Mussomeli, emigrata a Torino, caduta per sfuggire ai tedeschi. O alle vicende che videro le donne protagoniste del movimento dei Fasci siciliani, che oscurano lo stereotipo della docilità e della mutezza delle donne. Ricordo Felicia Bartolotta Impastato e Rita Borsellino, che hanno lottato contro la mafia, per costruire un futuro migliore per le giovani generazioni. Se la liberazione dalla paura avvenisse nel segno della solidarietà con le altre donne, sarebbe invincibile. Serve una nuova ispirazione culturale, nuove visioni delle donne, affinché possano trovare la propria indipendenza”.                                                                                                                               Antonella Giosi (ANPI Basilicata), nel ricordare che il Coordinamento Donne Basilicata è nato l’8 marzo 2021 in piena pandemia, ed ha svolto un ruolo chiave in diverse iniziative sulla salute, ha raccomandato l’ascolto e l’interazione con i giovani, ai quali trasferire i valori dell’antifascismo.                                                                                                                  Marina Pierlorenzi (Coordinamento Donne ANPI Lazio), nel sottolineare come le aree interne, in via di spopolamento, necessitino di attenzione e di resistenza, ha messo in risalto l’insopportabile discriminazione tra chi è stato in un territorio invece che in un altro, per essere considerati: “Caterina Martinelli, Concetta Piazza e molte altre donne, hanno partecipato drammaticamente alla Resistenza: siamo riusciti a trovare i nomi, poiché se non si è nominati, si è inesistenti”.                                                                                                                                                                              Monsignor Giovanni Ricchiuti presidente di Pax Christi, durante il suo saluto all’Assemblea, ha sottolineato come le spese militari e le guerre stiano prendendo il sopravvento a scapito di scuola e welfare e come occorra smaschilizzare la società e la Chiesa, promuovendo la pace e il disarmo.                                                                                                                                                              

Vincenzo Calò (Coordinatore ANPI Sud): “L’assemblea dei coordinamenti ANPI delle donne del Sud è stato un avvenimento arricchente, sul piano della conoscenza, del lavoro e umano. Piuttosto che delle donne del Sud, si è parlato del Sud delle donne, assumendoci la grossa responsabilità di invertire il corso delle cose. Ora bisogna dimostrare d’essere realmente capaci di guardare con occhi diversi la realtà, avendo compreso che il riscatto di ogni donna, passa non solo per la propria realizzazione personale, ma per aver contribuito a renderci migliori”.                                                                                                                                                               

Gianfranco Pagliarulo (Presidente nazionale ANPI): “Disoccupazione, lavoro povero o sommerso, disuguaglianze, discriminazioni, morti sul lavoro, negazione della dignità di chi lavora, soprattutto se donna e del Sud, sono pratiche diffuse, che contraddicono il dettato costituzionale. “Calamandrei parlava di Costituzione come rivoluzione promessa, ovvero di un processo che trasforma il Paese in una democrazia di liberi ed eguali. I fenomeni di degrado della democrazia liberale fanno intravedere una tecnocrazia in mano a giganteschi poteri finanziari, già prima di Elon Musk, che, per ricchezza ed interferenze nelle politiche statali, è uno scandalo vivente. Le forze popolari democratiche devono riprendere le due bandiere storiche, della pace e del lavoro, ricordando (Costituzione), che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e che ripudia la guerra. Ancora oggi Gramsci ci offre spunti di riflessione, quando parla dei mostri che si formano mentre il vecchio mondo sta morendo e il nuovo tarda a comparire. Sta nascendo un mondo multipolare nel quale bisogna difendere la democrazia. Nei chiaroscuri intravediamo il rischio di nazionalismi, fascismi, autoritarismi, e quello più grave, alto e reale, di una guerra generalizzata. Si sta militarizzando la società italiana a partire dalla scuola, mentre l’ANPI è, all’opposto, per la completa smilitarizzazione. Per la tragedia palestinese, su cui l’Occidente ha una doppia morale, sia della politica che dei media, ci stiamo mobilitando per la sottoscrizione a favore di una clinica di Emergency a Gaza e invitiamo le amministrazioni comunali ad approvare risoluzioni per il riconoscimento dello Stato di Palestina”. Pagliarulo ha esortato giovani e donne ad iscriversi all‘ANPI, sottolineando come, dei poco più dei 153mila iscritti del 2023, le donne siano più di 62.000, pari quasi al 41 per cento. Il totale di iscritti al Sud supera i 15.000, di cui 5.860 donne, equivalenti al 38 per cento.                                                                                                                                                          

 Ha auspicato infine, che l’attuale fase di Resistenza portata avanti con l’arma della pace, conduca verso una nuova Liberazione, un 25 Aprile del nuovo secolo e un terzo Risorgimento, nel quale l’umanità ritorni al centro.

Floriana Mastandrea, ANPI Provinciale Avellino

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