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Attualità

Sanità: “Campania, a testa alta”?

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di Antonio Bianco

La Sanità campana è fuori dal commissariamento. La notizia, fra luci ed ombre, apre uno spiraglio di speranza per i cittadini da oltre un decennio privati di cure tempestive. Non solo la Campania, ma la Sanità del Sud, incluse le Isole, è sotto lo scacco matto del rientro per eccessivo disavanzo. Fatti che hanno negato a venti milioni di persone residenti nel Mezzogiorno cure adeguate ed un percorso diagnostico tempestivo, efficiente ed efficace. Il risanamento della Sanità campana passa attraverso una politica “lacrime e sangue” che ha comportato la riduzione del personale di circa 13.500 unità fra medici e paramedici, l’accorpamento degli Ospedali con la riduzione dei posti letto, inclusi i punti nascita, il drastico ridimensionamento della spesa socio-sanitaria a favore dei disabili. Insomma non proprio una carezza, ma una vera cura da cavallo che ha esiliato i Campani nella terra di nessuno, costretti ad emigrare anche per curarsi.

E’ indispensabile che le Istituzioni usino le parole con moderazione, senza creare false illusioni.

Difatti lo Svimez ci offre lo spaccato della sofferenza disumana a cui, noi Campani, siamo sottoposti. Nel 2016 sono migrate circa 30 mila persone al fine di ricevere cure appropriate, per una spesa complessiva di 300 milioni di euro versati alle Regioni del Nord. Inoltre, dall’intero Sud, sono migrate, nello stesso anno, circa 120 mila persone. Non basta, il giornalista dell’Avvenire.it Fulvio Fulvi pubblicava il 5 giugno 2019 l’articolo nel quale ribadisce che nel 2018: “In un solo anno, infatti, sono stati oltre 319 mila i “viaggi della speranza” dal Sud al Nord della Penisola per le degenze ospedaliere”. Malati con la valigia obbligati alla transumanza verso le regioni del Nord, con una spesa complessiva di 1,2 miliardi di euro versati dal Mezzogiorno alle Regioni dell’Emilia Romagna, del Veneto, della Toscana e della Lombardia. Quest’ultima ha potuto registrare un saldo attivo, fra pazienti in entrata e quelli che sono andati a curarsi in altre Regioni, di circa 800 milioni di euro, fatto che le ha consentito di erogare ai propri cittadini prestazioni sanitarie impensabili per noi Campani.

Tutto questo a cosa è dovuto? Forse al fatto che i Presidenti delle Regioni del Nord sono manager capaci e lungimiranti mentre quelli del Sud sono dei fannulloni e mangia pane a tradimento? Statisticamente è ipotizzabile una simile soluzione? Certamente no! Le cause del disastro della Sanità campana, nonché di quella del Sud, sono note ai governi che si sono susseguiti negli ultimi 20 anni alla guida del nostro Paese.

Esse vanno ricercate nella riforma del Titolo V della Costituzione che, nel 2001, ha ristrutturato il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) con la nascita dei Sistemi Sanitari Regionali (SSR) ed il decentramento delle competenze organizzative alle Regioni. Di pari passo, furono disciplinati i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che avrebbero dovuto garantire il contenuto minimo delle prestazioni Socio-Sanitarie da erogare uniformemente sul territorio italiano, in conformità con gli articoli 3 e 32 della Costituzione. Si demandava alle Regioni il compito di integrare con proprie risorse finanziarie il miglioramento dei servizi, calibrandoli sui bisogni della comunità regionale.

La realtà è ben diversa.

I trasferimenti finanziari da parte dello Stato centrale, necessari a perequare i territori a minor capacità fiscale come la Campania, fanno riferimento al numero di anziani residenti ed alla spesa storica. Tale scelta ha fortemente penalizzato la Campania in quanto la popolazione residente ha un’età medio-bassa, un elevato tasso di mortalità, superiore al 3% rispetto della media Nazionale, una bassa spesa storica rispetto al resto d’Italia che ha comportato minori trasferimenti rispetto alle Regioni del Nord. Né si è tenuto conto, quali parametri integrativi e correttivi, delle condizioni socio-economiche dei residenti, della disoccupazione, soprattutto fra i giovani, delle infrastrutture insufficienti e degradate. In questo contesto storico e politico, appare retorico il richiamo all’Unità ed alla Coesione Nazionale, di fatto, in disarmonia con la realtà italiana. Né vorremmo che lo slogan sbandierato nelle nostre città “Campania, a Testa Alta”, possa essere solo uno spot ad uso e consumo delle elezioni Regionali di maggio.

Siamo cittadini e rivendicheremo i diritti sanciti dalla Costituzione. La misura è colma, sia ben chiaro a tutti.

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Provincia – Obbligo di catene per neve a bordo o pneumatici invernali sulle strade provinciali e regionali dell’Irpinia

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La Provincia di Avellino ha disposto, con ordinanza del dirigente del settore Viabilità, l’obbligo di catene per neve a bordo o pneumatici invernali (da neve) o altri mezzi antisdrucciolevoli omologati ed idonei ad essere prontamente utilizzati, ove necessario, durante il periodo compreso tra la data odierna e il 15 Aprile 2025, per tutti i veicoli a motore, esclusi i ciclomotori a due ruote, i motocicli e i velocipedi, in transito lungo i tratti delle strade provinciali e regionali ricadenti nel territorio della provincia di Avellino.

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Avanti tutta con il referendum abrogativo

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Salvini e Zaia, forse affetti da analfabetismo di ritorno, vogliono portare avanti il loro disegno di spaccare l’Italia, ignorano sia Consulta che ha demolito la legge Calderoli, sia la Cassazione che rende ammissibile il referendum abrogativo, non possono impunemente sbeffeggiare le istituzioni reputando uno scherzo di carnevale le decisioni assunte dalle supreme corti. Qualcuno dovrebbe fermare il duo Salvini-Zaia, è in gioco la credibilità della Meloni e del governo che hanno prestato giuramento sulla Costituzione. La legge Calderoli è un orrore Costituzionale, viola il principio di uguaglianza e di solidarietà, declassa la Questione Meridionale ad affare locale che dovranno risolvere gli amministratori meridionali, ritenuti la causa e l’effetto del problema. I fatti, le relazioni del Parlamento, l’Ufficio dei Conti Pubblici territoriali hanno smentito la narrazione della Lega, infatti l’applicazione del criterio della spesa storica ha consentito al Nord di ottenere un maggior gettito dallo Stato Centrale di oltre 60 miliardi, fatto che ha consentito di finanziare il tempo prolungato nella scuola dell’obbligo, di costruire gli asili nido, di offrire l’alta velocità, diffusa in tutta l’Italia settentrionale, servizi quasi completamente negati ai meridionali. Si celebri il referendum contro la legge Calderoli e, senza perder tempo, si inizi la battaglia per riunificare il paese affinché tutti i cittadini, inclusi i meridionali, si sentano fratelli e non fratellastri d’Italia.

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Provincia – Nuova tariffa per lo smaltimento dei rifiuti, ai Comuni rimborso per un milione di euro

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Il presidente Buonopane: “Risparmi anche per i cittadini”

“Oltre un milione di euro di risparmio per i Comuni sullo smaltimento dei rifiuti, che si traduce in una riduzione della Tari per i cittadini”. Il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, comunica che l’Ato ha validato la nuova tariffa proposta dalla società provinciale IrpiniAmbiente Spa.

La tariffa regolata produce uno sconto di circa il 9% sul precedente importo. Si passa da 220 euro a tonnellata a 200,70 euro per quanto riguarda la frazione indifferenziata trattata allo Stir di Pianodardine, con applicazione retroattiva al primo gennaio 2024, comportando così una ricaduta di risparmio in tariffa Tari per i cittadini irpini.

La somma complessiva che verrà restituita ai Comuni supera il milione di euro. Questo importo sarà distribuito in misura proporzionale con note di credito per le amministrazioni in regola con i pagamenti a IrpiniAmbiente. Per gli enti morosi si adotterà una compensazione debiti-crediti.

“Non si può non evidenziare lo straordinario lavoro che sta portando avanti il management di IrpiniAmbiente, con l’amministratore unico Claudio Crivaro – dichiara il presidente Buonopane -. La nuova tariffa, la cui proposta è stata inviata all’Ato lo scorso ottobre e ora finalmente è stata validata, è frutto di una virtuosa gestione della società. Come si ricorderà, è stato già dimezzato il costo per lo smaltimento della frazione umida (che è sceso da poco più di 200 euro a circa cento euro), mentre per il vetro IrpiniAmbiente ottiene da qualche mese un rimborso. E ciò a differenza di quanto accadeva in passato, quando la società sborsava risorse importanti a favore delle aziende che si occupano del recupero e riciclo. Tutto questo, unito al know how e alla forza lavoro, fa di IrpiniAmbiente un esempio di società pubblica che funziona. Ovviamente, si può sempre migliorare. In tal senso, sono in campo altre azioni promosse dal dottore Crivaro e dal suo staff. A lui e a tutti i lavoratori il nostro ringraziamento”.

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