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Sibilia (M5S): “Stir di Pianodardine, progetto ancora sconosciuto. Cosa hanno da nascondere?”

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Vogliono fare un digestore a biomasse? lo dicessero.Noi proponiamo la strategia “rifiuti zero”. Confrontiamo le idee e coinvolgiamo i cittadini. Sono loro che pagano. La classe politica campana sui rifiuti ha fallito è lecito non fidarsi più.

“Incredibile ma vero: la Provincia di Avellino ancora non ci ha fornito il progetto relativo all’ampliamento dello Stir di Pianodardine, così come avevamo richiesto circa un mese fa. Questo comportamento è strano e lascia aperta la porta ai sospetti.  I cittadini pagano con i loro soldi varianti, ampliamenti e lavori vari sullo STIR e quindi hanno tutto il diritto di sapere cosa accadrà alla loro salute e ai loro soldi. Ricordo agli inquilini di Palazzo Caracciolo che il progetto dovrebbe essere di pubblico dominio”. Carlo Sibilia, portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera, esterna tutto il suo dissapore sulla “mancanza di trasparenza che, in Irpinia, sembra essere una regola. Non possiamo avere istituzioni che comunicano ai cittadini solo a cose fatte. Sollecitiamo a rendere pubblico il progetto di ampliamento dello Stir di Pianodardine. I cittadini devono sapere quanto costa l’ampliamento, chi paga e quali benefici apporterebbe. Vogliono fare un digestore a biomasse? Lo dicessero! Così ci confrontiamo sulle idee. Noi siamo contrari a qualsiasi ipotesi penalizzante per Pianodardine e per l’Irpinia. La classe politica campana sui rifiuti ha fallito è lecito non fidarsi più”.  E sull’emergenza rifiuti: “Stiamo assistendo ad una crisi creata ad arte. Circa 10 anni fa, il Meetup di Avellino ha consegnato al Comune dei piani “rifiuti zero”. Non che siano risolutivi, ma almeno sono dei punti di partenza. Avessimo cominciato 10 anni fa oggi descriveremmo una situazione diversa. Altri Comuni li hanno valorizzati e oggi hanno una gestione virtuosa e meno costosa per le tasche dei residenti. Ad Avellino perché ciò non è possibile? Siamo pronti a discutere con chi di competenza, in primis con i cittadini, di questi piani, perché arrivare all’ipotesi rifiuti zero non è un’utopia. Abbiamo già dei modelli applicabili, come quello di Capannori. Su questo tema possiamo fare scuola”.

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Liste di attesa: i soliti proclami

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Il governo Meloni agli inizi dell’estate scorsa sbandierò (vedi il mio articolo pubblicato da “Il Confronto, Rivista on line) ai quattro venti il programma con il quale avrebbe ridotto, in tempi rapidi, le liste di attesa. L’allarme è lanciato dalpresidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, il quale mette a fuoco il ritardo nell’approvazione dei decreti attuativi previsti dal DL 73/2024 sulle liste d’attesa, convertito dalla Legge 107/2024″. Sin ad ora, è stato adottato solo 1 dei 6 decreti attuativi. La riforma prevede un’integrazione del Cup delle strutture pubbliche con quelle accreditare dal SSR per migliorare le prenotazioni e l’offerta agli utenti, ed una nuova metodologia per individuare il fabbisogno reale del personale,passaggio fondamentale per le assunzioni, decreti ancora di là da venire. A fronte di tanti proclami estivi, non si comprende come potrebbero essere azzerate le liste di attesa se mancano circa 4 mila medici di Medicina di Emergenza-Urgenza (MEU). Circa 1033 medici hanno lasciato i PS, 467 nuovi ingressi coprono appena il 45% di medici dedicati a questo reparto. Per coprire i turni si è provveduto all’utilizzo di medici di altri reparti (29%), contratti atipici (54%), specializzandi di emergenza urgenza (32%), cooperative (28%), i medici non MEU comandati dalla direzione (20%). La tragica realtà è sotto i nostri occhi, il Tribunale dei diritti del malato ha denunciato che almeno 300 mila persone hanno atteso 3 giorni prima di avere un posto letto. L’amarezza delle parole del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sono rilanciate dall’Agenzia Ansa: “le riforme annunciate restano un esercizio retorico se non tradotte in azioni concrete, mentre il raggiungimento di risultati parziali è solo una magra consolazione politica, priva di reali benefici per la società”, (Redazione Ansa, 29 gennaio 2025).

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Marco La Carità nominato Componente Esecutivo Regionale di ANCI Campania in quota Forza Italia

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Napoli, 30 gennaio 2025 – Marco La Carità, Consigliere Comunale di Ariano Irpino, è stato nominato Componente Esecutivo Regionale di ANCI Campania, incarico di rilievo all’interno dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

La nomina, firmata dal Presidente Carlo Marino, si inserisce in un’ottica di rafforzamento della governance dell’ANCI Campania, con l’obiettivo di garantire un maggiore coinvolgimento nella fase istruttoria e operativa dell’Associazione.

Marco La Carità assumerà questo ruolo in quota Forza Italia, rappresentando il partito all’interno dell’organo esecutivo regionale. La sua esperienza amministrativa e il suo impegno politico saranno fondamentali per affrontare le sfide dei Comuni campani e promuovere soluzioni efficaci per il territorio.

“Sono onorato di questa nomina e pronto a mettere a disposizione le mie competenze per supportare i Comuni della nostra Regione”, ha dichiarato La Carità.

Forza Italia conferma così la sua presenza attiva in ANCI Campania, con l’obiettivo di garantire una rappresentanza forte e incisiva per gli amministratori locali.

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GAP Nord – Sud e Regionalismo Differenziato

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A Cercola, in provincia di Napoli, prosegue il dibattito di Città Futura, ubicata in C.so Domenico Ricciardi 261, sul rilancio della Questione Meridionale e delle sperequazioni tra le due aree del paese.  All’incontro di domenica 2 febbraio 2025 alle ore 11,00 parteciperà il Senatore Peppe De Cristofaro di Sinistra Italiana, il Consigliere Comunale di Città Futura Marco Picardi, il Presidente del Partito del Sud Natale Cuccurese e il giornalista e saggista Salvatore Lucchese, Direttore Responsabile della rivista laica e progressista “Meridione/Meridiani”

il Sud ha avuto, negli ultimi due anni, una crescita del PIL superiore al Nord ma, in realtà, i meridionali vivono con il reddito che è la metà e la disoccupazione doppia rispetto al Nord. Hanno servizi pubblici inadeguati, molto costosi, poco frequenti, in particolar modo in provincia, scarsamente calibrati ai bisogni che li costringe a rivolgersi al privato. Inoltre la crescita dell’occupazione al Sud, così come ha ribadito lo Svimez, è basata sul lavoro “cosiddetto povero” con un salario da part time ma, che, in realtà, impegna il lavoratore full time senza la possibilità di un progetto di vita futura e privo di sufficienti garanzie per la sua incolumità psico-fisica.  

Siete tutti invitati

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