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Viaggio-inchiesta nella sanità Luigi Pasquale, Dirigente Gastroenterologia: occorre definire gli spazi di competenza della politica e della Medicina

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Il SSN (Servizio Sanitario Nazionale) garantisce in Italia prestazioni su tutto il territorio nazionale. I cittadini possono scegliere, dunque dove curarsi.

La scelta di andare fuori regione dovrebbe essere, quantomeno, motivata da lungaggini legate ai tempi d’attesa per i trattamenti ma anche per la competenza dei Centri dove ci si rivolge.

La regione che copre la spesa per la prestazione dovrebbe, anzi deve, annualmente riconsiderare i percorsi, evidenziando il motivo che ha spinto l’utente a recarsi fuori dai confini regionali, adottando adeguati provvedimenti.

Ne parliamo con il dottor Luigi Pasquale, Dirigente Medico di II° Livello U.O.C. (Unità Operativa Complessa) Gastroenterologia – Endoscopia digestiva dell’ASL di Avellino, nonché Presidente della Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED).

Nel corso di questo lockdown, rappresentanti del Nord avanzato ripetono a più voci che migliaia di meridionali ricorrono alle cure offerte dalla loro Sanità…

I fondi utilizzati per la copertura delle prestazioni extra regionali, sono mancati finanziamenti alla programmazione sanitaria territoriale. E ciò è un primo effetto. Un altro, deleterio, è la penalizzazione di chi, nelle strutture sanitarie campane, svolge il proprio lavoro in maniera più che egregia.

Senza ribadire la storia commissariale della sanità campana, il sistema regionale deriva da anni di tagli alla spesa. Dal giugno 2007 è entrata in piano di rientro, ossia in un sistema di controllo, da parte del Ministero dell’Economia e del Ministero della Salute, per raggiungere condizioni di equilibrio economico-finanziario, conservando e migliorando le prestazioni dei LEA (livelli essenziali di assistenza). Dopo quasi 15 anni di piano di rientro e commissariamento, il sistema sanitario regionale ha raggiunto, negli ultimi mesi, parametri LEA sufficienti.

Il Covid-19 ha evidenziato limiti, lacune, necessità. Ma pure eccellenze, competenze, in ambito medico (un luminoso esempio è l’Istituto Pascale) e gestione amministrativa (provvedimenti del Governatore).

Occorre definire gli spazi di competenza della Politica e quelli della Medicina, tenendo ben presente che l’esperienza medica non è scienza esatta, ma soggetta a variabili, mentre la gestione fonda sulla scienza numerica.

Lo sconfinamento delle due realtà non migliora, semmai confonde, riducendo la bontà delle competenze. Le azioni rispettive devono operare in perfetta sinergia, tipo la megastruttura lombarda che ha ottenuto il risultato della mancanza di personale qualificato a gestirla. Al costo di decine di milioni di euro.

E questo ci porta alla mobilità passiva…

Fermo restando il diritto alla cura e alla struttura sanitaria, s’impone all’attenzione della parte politica, la riflessione di cui si parlava prima.

Se le competenze mancano, se sono assenti gli strumenti diagnostici, la Regione deve provvedere.

Per esplicitare il concetto: ripensare la Sanità tenendo chiaro l’obiettivo, la qualità e il perfetto sincronismo tra esigenza di salute e risposte adeguate del sistema sanitario. È necessario ristrutturare, fortificandola, la Medicina territoriale, che non sia baluardo soltanto in casi di pandemia, ma sia quotidiana conoscenza delle esigenze del territorio. Bisogna incrementare lo screening sul territorio e canalizzare verso gli ospedali ASL le necessità quotidiane, indirizzando presso le Aziende Ospedaliere di rilevanza nazionale le patologie di alta complessità, richiedenti alta professionalità. All’interno delle AORN dev’essere norma la multidisciplinarietà, integrando i G.O.M. (Gruppi Oncologici Multidisciplinari) con il Gastroenterologo Oncologico.

Ritengo abbia fondamentale importanza la creazione delle Reti Regionali per le Urgenze (che al Sud mancano). Per quanto attiene alla Gastroenterologia, il 118 deve poter disporre il ricovero del paziente con emorragia gastroenterologica.

Altrettanto importanti lo screening e la capacità di certificare polipi oncologici. Ciò si traduce nella elevazione a II livello DEA delle strutture ASL.

Occasione storica la pandemia, per colmare lacune in ambito sanitario?

Va rivisto completamente il ruolo del Medico di Medicina Generale, che dovrebbe essere il primo e fondamentale filtro tra le esigenze del territorio e le strutture ASL, presso le quali posizionare i Pronto Soccorso e le AORN (Aziende Ospedaliere di Rilevanza Nazionale). Realizzando il sistema di telemedicina che riduce l’afflusso dei pazienti presso gli studi e mette in collegamento il Medico di base con lo Specialista. In tale situazione ottimale, puntuali e immediate saranno le risposte che il Sistema sanitario rilascia al fruitore.

Ancora oggi il Medico di Medicina Generale ‘’prescrive’’ la visita specialistica, mentre è lo specialista che prescrive indagini adeguate.

Necessaria e non più procrastinabile, la Rete delle Emergenze Endoscopiche, al pari della ROC (Rete Oncologica Campana): qualità, efficienza e disponibilità di studi effettuati dai gastroenterologi, è realtà possibile, come descritto nel Libro bianco della Gastroenterologia.

Affinché sia ottimizzato l’investimento nella Sanità, requisiti fondamentali sono: la competenza, l’aggiornamento continuo del personale sanitario, riqualificazione dei tecnici e del personale ausiliario, dotazione di dispositivi di protezione adeguati, percorsi standardizzati. I Pronto Soccorso sono la cartina di tornasole: i requisiti e i percorsi devono essere applicati con rigore.

Tutto questo metterebbe la parola fine alla migrazione extraterritoriale, valorizzando le eccellenze esistenti.

Le competenze: questo chiama in causa pure le Università, le Scuole di Specializzazione. In che misura, in che modo?

Le Università hanno legami stretti con gli Ospedali in rete. Sono operativi stages finalizzati alla pratica. I Policlinici da qualche tempo hanno i Pronto Soccorso.

Grazie e buon lavoro!

Grazie a te! Prudenza e distanziamento!

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Pallavolo Serie D – Esordio fuori casa per il GSA Pallavolo Ariano

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Dopo aver conquistato nella scorsa stagione la promozione in serie D, la Coppa e la SuperCoppa IrpiniaSannio,  il GSA PALLAVOLO ARIANO sabato 2 novembre scende in campo a Cava dei Tirreni per la prima gara del campionato di serie D maschile.

La partita inizierà alle ore 19.30 per dare avvio ad una nuova fase agonistica che il GSA intende giocare  per l’alta classifica.

Confermato lo staff tecnico con Giulio Filomena e Nico Medici a guidare il gruppo nel quale saranno ancora  G. Santosuosso, L. Guardabascio e R. Caso  punti di riferimento per giovani promettenti come M. Molinario, M. Ninfadoro , C. Capozzi e P.Borriello. La qualità non manca nel resto della squadra con  G. Ricciardi, A. La Luna, L. Schiavo, H. Chiaradonna, A. Iandoli, T. Barrasso , M. Toriello  a disposizione dei tecnici per dimostrare di  valere la categoria.

Per questa importante avventura regionale, la società arianese è pronta  anche a lanciare i giovanissimi dell’Under 17 che già hanno messo in mostra il loro positivo spessore con una vittoria per 3-0 nel debutto casalingo con i pari età dell’Academy nel torneo territoriale di categoria.

Per l’esordio fuori casa gli arianesi dovranno aspettarsi una gara difficile e confrontarsi con un avversario molto solido; il fattore campo può aiutare i cavesi, ma il GSA deve subito metabolizzare le difficoltà della serie regionale e scendere sul parquet con la consapevolezza di saper imporre il proprio gioco  per conquistare la vittoria.

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Giornata delle Forze Armate – Il 4 Novembre ad Ariano la cerimonia per il Giorno dell’Unità Nazionale

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L’Amministrazione Comunale di Ariano Irpino, in una sobria e solenne cerimonia, vuole  commemorare i Caduti di tutte le Guerre, rendere omaggio alle Forze Armate, celebrando la Festa dell’Unità Nazionale, in ricordo della fine della prima Guerra Mondiale.

Appuntamento lunedì 4 novembre 2024 alle ore 10,00 al Piano della Croce presso il Monumento ai Caduti dove, alla presenza delle Autorità Civili, Militari e  Religiose, verrà   deposta la   Corona di alloro, sulle note dell’Inno Nazionale.

Una  Corona di Alloro verrà deposta anche davanti al busto di Giulio Lusi in Villa Comunale e nell’atrio di Palazzo di Città.

Il messaggio istituzionale  è rivolto alle nostre giovani generazioni, per non dimenticare  i nostri Caduti in Guerra, morti per gli ideali risorgimentali di indipendenza, di libertà, di democrazia che hanno determinato l’Unità d’Italia ed esprimere riconoscenza per coloro che ancora oggi rischiano la vita al Servizio della Comunità.

La cittadinanza  è invitata a partecipare.

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Roberto Zaffiro: vi racconto la mia Africa e vi invito a diventare benefattori

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Imprenditore nel settore edile (azienda di dieci dipendenti), insieme ad altri due fratelli, sposato e con due figli, Roberto Zaffiro, con il pieno sostegno della famiglia, si dedica anima e corpo alla missione che lo appassiona e gratifica di più: dalla costruzione di pozzi e scuole, ai presidi ospedalieri, in Africa. Il 5 novembre partirà per la Nigeria e in gennaio per il Benin

“Un tempo ero laico, poi a 37 anni, 20 anni fa, c’è stata la mia conversione, a seguito del viaggio a Medugorje, – ci racconta. Il senso di solidarietà l’ho però sempre avuto nel DNA, tanto che ogni volta che ho girato il mondo, ho sempre elargito del denaro, ai bisognosi che mi è capitato di incontrare”.  

                                                                                                                                            

Quando hai capito che la tua missione era dedicarti in maniera più completa agli altri?                                                                              

 La svolta a seguito del viaggio a Medugorje. Fino ad allora ero stato una sorta di superficiale credente praticante, che girava il mondo, compresa l’Africa, anche in moto, e non dava grande importanza ai sacramenti e alla preghiera. In quel luogo, come se avessi improvvisamente intuito le mie miserie e fragilità, ho pianto molto e ho capito che dovevo cambiare la mia vita e relazionarmi in maniera diversa con Dio. È cominciata così la mia conversione, incrementando anche la frequentazione della Chiesa, finché a Montevergine (AV) non ho incontrato padre Jean Baptist, sacerdote originario del Benin (Diocesi Kandi-Benin), specializzatosi a Roma. Siamo diventati amici e, dopo che mi ha mostrato le carenze d’acqua nel suo villaggio, gli ho donato un pozzo. Quando è tornato in Africa, mi ha fatto promettere che sarei andato a trovarlo. Nel 2012 l’ho raggiunto e ho cominciato a guardare l’Africa con occhi nuovi, mi sono reso conto della vita di sofferenza della popolazione: bambini e adulti che bevevano dalle pozzanghere esponendosi a malattie, quando non la morte, bambini costretti a percorrere chilometri con le taniche in testa per approvvigionarsi dell’acqua. Un pozzo è una fonte di acqua viva utile a diverse comunità, talvolta serve fino a diecimila persone o più (dipende dalla grandezza dei villaggi) e nel tempo, cambia radicalmente la loro vita: cominciano ad allevare animali, a praticare l’agricoltura. L’acqua è di interesse primario: il 60-70 per cento dei nostri fondi li impieghiamo nella costruzione dei pozzi, a cui facciamo seguire attività ambulatoriali, considerando che, per accedere all’assistenza sanitaria, bisognerebbe percorrere centinaia di chilometri e talvolta non c’è il tempo, né la possibilità, di farlo. Molte malattie derivano dalla mancanza di igiene, dal fatto che non ci si può lavare: da una banale diarrea si passa alla febbre, inizia la sofferenza, che diventa acuta, poi grave e infine, può portare alla morte. Un piccolo presidio sanitario, con almeno uno-due infermieri e un medico, serve a trasmettere i fondamenti dell’igiene necessari a prevenire diverse malattie, anche se, per quelle più gravi, bisogna recarsi presso gli ospedali. Agli ambulatori cerchiamo di affiancare la promozione dell’istruzione di base che consenta ai più poveri, che non possono permettersi la scuola, almeno di difendere i diritti propri e della famiglia: l’istruzione emancipa e salva il mondo.                                                                                                                                                                             Come individuate dove costruire un pozzo?    

                                                                                                                                                   

Primo step individuare il punto, poi una sorta di rabdomante, col talento sensibile nelle mani, scopre dove potrebbe esserci più acqua, quindi arriva la trivella, che in genere scava per 4-5 ore, con tutta la popolazione intorno, che festeggia il grande evento, che cambierà la loro la vita. Il primo getto d’acqua, è un vero spettacolo: vediamo la gioia dei bambini e della gente. Documentiamo tutto in diretta e lo postiamo sui social, poi, a fine missione, montiamo un filmato che mostreremo ad amici, conoscenti e benefattori, nonché a chi volesse diventarlo. Vogliamo dimostrare che facciamo opere concrete e cerchiamo di renderci utili, per alleviare almeno in parte, la sofferenza di quelle popolazioni. Realizzare un pozzo costa circa 7-8 mila euro, ma dipende dal luogo, dalla quantità e dalla profondità del terreno. Un ambulatorio sanitario, così come una scuola, costa intorno ai 20-30 mila euro, a seconda delle dimensioni.                                                                                             

Finora abbiamo realizzato 24 pozzi in Benin, uno in Malawi e 5 in Nigeria, che servono una popolazione complessiva di circa 350 mila abitanti.  

                                                                                                                                                                

La strada la preparano i religiosi, che, oltre alle lingue locali, compresi i vari dialetti, parlano inglese, francese ed italiano. Con le loro diocesi, di dimensioni notevoli, sono radicati sul territorio, interloquiscono coi capi villaggio, i quali, al di là dei diversi credo religiosi, convivono senza combattersi. Ogni iniziativa la condividiamo con i capi delle comunità: acqua, sanità, scuola, sono per tutti, cristiani, musulmani, animalisti. Questo ci consente anche di approcciarci a quei territori senza temere per la nostra incolumità.

                                                                                                                                                                                                                                                                      

Con quali modalità raccogliete le risorse necessarie?     

                                                                                                                                       

  I fondi vengono raccolti sia con la promozione di giornate di beneficenza, sia nelle chiese, attraverso l’associazione Regina della Pace e Carità (con sede in Flumeri, AV), finalizzata a promuovere e gestire interventi di cooperazione allo sviluppo e progresso umano, economico e sociale, attraverso la costruzione di pozzi, scuole, ambulatori, orfanotrofi e chiese, nei Paesi in via di sviluppo. Nata allo specifico scopo della missione in Africa, la onlus è composta da 12 persone, 3 delle quali, sacerdoti africani. I sacerdoti, vivendo in Africa, conoscono il territorio e poiché ogni anno vengono in Italia, fermandosi per circa 40 giorni presso le parrocchie, ci aiutano a progettare le sfide che realizzeremo insieme. Sono loro i veri esecutori delle opere: i pozzi si scavano rapidamente in nostra presenza, ma per le altre opere che invece richiedono mesi, noi ogni anno andiamo a verificare ciò che è stato realizzato e lo inauguriamo insieme. Quest’anno abbiamo realizzato 3 pozzi in Benin e altri 3 ne realizzeremo entro fine anno in Nigeria: partiremo il 5 novembre, per tornare il 19. Per l’inizio del 2025 realizzeremo una chiesa e ancora 4 pozzi in Benin, nonché giornate sanitarie e visite agli orfanotrofi locali. Giacché abbiamo costruito tre ambulatori in Benin, tra cui un ospedale della maternità, promuoveremo la formazione sanitaria, invitando le popolazioni limitrofe, alle quali si insegnerà la prevenzione di base e doneremo dei medicinali, che, su indicazione dei medici locali, acquistiamo direttamente in loco o nelle città più grandi, che distano anche fino a 250 km. Spesso i bambini hanno la pancia gonfia dovuta ai vermi, così acquistiamo il farmaco per la sverminazione, che costa un euro e mezzo e salva loro la vita o la tachipirina, utile in caso di febbre alta. Molti bambini vengono abbandonati nella savana, se la famiglia a causa dell’estrema povertà non può mantenerli, oppure se malati o albini (pensano siano indemoniati), così suore, preti e laici, li raccolgono e li portano negli istituti religiosi dotati di orfanotrofi (30-40 posti), che però soffrono difficoltà economiche e alimentari. Quando li visitiamo, doniamo una metà delle offerte in beni materiali, riso, olio e latte in polvere, e il resto, tra i mille e i tremila euro (a seconda di ciò di ciò che siamo riusciti a mettere da parte), lo diamo alla struttura come sostegno economico. Cerchiamo di metterli in condizioni di andare avanti per qualche mese, di dare ai loro ospiti una speranza per il futuro. Nel 2026 in Malawi vorremmo realizzare un orfanotrofio per bambini abbandonati e disabili e 2-3 pozzi, per cui stiamo raccogliendo fondi e invitiamo chiunque potesse e volesse, a contribuire.                                                                                                                                                              

 Che altro fare per aiutare concretamente gli Africani?                            

                                                                                                        

  I governi locali dovrebbero preoccuparsi, per cominciare, di dare l’acqua, consentire l’istruzione e la sanità, che fornirebbe a quelle popolazioni i mezzi per progredire ed essere autonome a casa loro. In tal modo, non avrebbero bisogno di rischiare la vita sui barconi, per illusioni irrealizzabili. Purtroppo i loro governanti sono spesso dittatori che non hanno alcun interesse a metterli in condizioni di autosufficienza, ma preferiscono tenerli nell’ignoranza, per poterli gestire.                                                                                                                  

Dal canto nostro, immersi nel benessere, noi consumiamo cose inutili, sprechiamo e buttiamo. Vorrei esortare a pensare a chi ora sta soffrendo, destinando ciò che per noi è superfluo a chi invece ha necessità basilari. Per dirla con madre Teresa di Calcutta: la condivisione sconfigge la povertà.                                                      

 Siete in procinto di partire per la prossima missione…

                                                                                                                              

 Il 5 novembre partiremo per la Nigeria per due settimane. Sarò accompagnato da due nuovi benefattori, Giovanni Parrella di Motesarchio (BN), e Angela Ciasullo di Flumeri, che documenterà i lavori anche filmando e, per la missione, è riuscita a superare la sua antica paura per gli aghi, poiché ha dovuto vaccinarsi, e persino quella di volare. Ognuno di noi ha sostenuto autonomamente il costo del biglietto (1.000 €) e dei visti (300 €).                                                                                                                                                                              Dal 16 gennaio al 5 febbraio tornerò in Benin, ancora con Angela Ciasullo e i parroci: Don Alessandro Pascale, di Prato Principato Ultra, Don Alberico Grella, di Sturno, Don Rino Morra, di Bisaccia e chiunque volesse aggiungersi”. 

                                                                                                                                                                                                                                  

I prossimi eventi per raccogliere fondi e visionare quanto realizzato in Benin: sabato 30 novembre 2024 alle 20, cena di beneficenza (20 €) presso i Saloni dell’Oratorio ANSPI San Prisco (Via Grotte) a Passo Eclano (AV); domenica 8 dicembre 2024 a Zungoli (AV), ore 13 pranzo di beneficenza (25 €), presso il Convento San Francesco. Ulteriori informazioni (e prenotazioni) su: https://www.reginadellapaceecarita.org

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